La vera rivoluzione verde? Diminuire i consumi

Caro signor Silini, dopo la lettura di un articolo apparso qualche tempo fa su «Internazionale», mi sono posta la domanda: ma l’energia cosiddetta green è proprio così verde? L’articolo dal titolo «Rinunciare al petrolio non sarà facile» mi ha aperto gli occhi su altri problemi, oltre alla crisi climatica e su come possiamo risolverla. Si vuole passare dall’energia fossile a quella rinnovabile: avremo auto elettriche, parchi eolici, pannelli solari e fotovoltaici, cellulari performanti, un sacco di apparecchi elettronici e altri strumenti utilizzati in medicina e altro. Ma per farli funzionare ci vogliono minerali e elementi particolari: litio, molibdeno, lantanio, neodimio, terbio, gadolinio, terre rare che (cito) sono il futuro delle politiche green per la lotta alla crisi climatica, ma la loro estrazione e produzione hanno un forte impatto ambientale e crea tensioni politiche... I minerali che servono non sono nei ciottoli dei fiumi, si devono estrarre con particolare cura e guarda caso sono nei Paesi più poveri (che pagheranno più di noi per darci ancora quello che vogliamo ma al prezzo per noi più basso)... Sono ottimista per natura, ma ho paura che l’energia green sarà solo per pochi e l’accaparramento creerà conflitti come per il petrolio. Inoltre c’è la questione dei costi. Quanti potranno cambiare l’auto a benzina o diesel in elettrica? E i camion? Il trasporto su gomma verrà eliminato? E i consumi e lo spreco di ogni tipo?
Isa Regazzoni, Manno
La risposta
Cara Isa Regazzoni, un rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia stima che per soddisfare gli obiettivi della lotta ai cambiamenti climatici, la domanda di materie come cobalto, rame e nichel, usati nelle tecnologie verdi per produrre batterie ricaricabili, crescerà esponenzialmente. Per raggiungere la neutralità nelle emissioni di gas serra entro il 2040, ne serviranno quantità almeno sei volte maggiori. E la domanda di alcuni elementi come il litio potrebbe aumentare di 40 volte. Non so se le riserve globali di minerali bastino a coprire la domanda dei prossimi decenni. Ma, da profano, mi chiedo: non è che in nome dell’ecosostenibilità rischiamo di esaurire le riserve dei materiali che servono alla rivoluzione green? Ho trovato qualche lume in un articolo del «Sole 24 ore» in cui l’esperto Enrico Mariutti (autore de La decarbonizzazione felice) sostiene che, oltre al problema dei limiti fisici dello sfruttamento delle materie rare (la disponibilità in natura), ci scontreremo con i limiti economici della faccenda (cioè coi loro prezzi troppo alti). Poi ci sono i dubbi etici. Nel 2019, un’associazione di difesa dei diritti umani ha intentato un’azione legale per conto delle famiglie congolesi che accusavano i giganti tecnologici Tesla, Apple, Microsoft e altri di essere complici di miniere che sfruttano manodopera minorile per fornire cobalto. Ne sono nati accordi per un maggiore rispetto degli standard sociali e ambientali. Basterà? Non sono un esperto, ma se questo è il prezzo della transizione verde, è meglio pensare a un nuovo paradigma di società e di consumi, che possa gradualmente fare a meno sia del petrolio che dei minerali rari.