L'Uomo e il clima

L'anno più caldo di sempre

L'opinione di Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service, sui cambiamenti climatici in atto
Carlo Buontempo
19.02.2024 06:00

Le prime avvisaglie dell’eccezionalità climatica del 2023 si sono manifestate all’inizio di giugno, quando abbiamo iniziato ad osservare una serie di giornate con una temperatura globale la cui anomalia rispetto alla media del periodo pre-industriale (1850-1900) risultava superiore al grado e mezzo. Uno scostamento inusuale ma non senza precedenti e solitamente più probabile nei mesi invernali, ma inedito per il periodo estivo. Da quel momento fino ad oggi, ogni mese ha superato i primati precedenti; con luglio che è risultato il mese più caldo in assoluto dall’inizio delle misurazioni. È stato però settembre a stupirci maggiormente, con un’anomalia positiva della temperatura globale sorprendente (+1.75°C rispetto alla media dei mesi di settembre del periodo preindustriale). Lo stesso mese si è inoltre osservata una riduzione senza precedenti dei ghiacci dell’Antartide, con un’estensione media di 17.5 milioni di chilometri quadrati, pari a 1.6 milioni di chilometri in meno rispetto alla media pluriennale del mese di settembre.

Il 2023 ha sorpreso la comunità scientifica per intensità, repentinità e rapidità dell’aumento della temperatura, ma se guardiamo le proiezioni fatte ad inizio secolo troviamo un quadro coerente con la situazione attuale. Già all’epoca l’ordine di grandezza dell’aumento delle temperature era stato catturato. Oggi possiamo ragionevolmente affermare di trovarci nel margine superiore della banda d’incertezza di queste proiezioni.

Anche il 2024 potrebbe rivelarsi un ulteriore anno da record. Statistiche alla mano, nella storia, dopo la fase più intensa di El Niño si registra un picco di temperature globale. I nostri modelli arrivano fino ad inizio estate e prevedono che la temperatura globale rimarrà elevata. L’eccezionalità, o meno, del 2024 dipenderà dalla velocità della transizione verso la Niña, la fase fredda dell’oscillazione. Un ultimo elemento sono le recenti previsioni presentate dal Barcelona Supercomputing Center e del Met Office britannico: i modelli decadali suggeriscono una probabilità alta per il 2024 di essere un altro anno record. Fra febbraio 2023 e gennaio di quest’anno l’anomalia media ha superato la soglia del grado e mezzo (+1.52°C) e questo scenario si ripeterà anche nei prossimi anni.

A livello continentale siamo stati confrontati con eventi metereologici che possono essere inseriti nel contesto dei cambiamenti climatici: la siccità che dalla Catalogna all’Andalusia sta colpendo il versante mediterraneo della penisola iberica è coerente con le proiezioni dei modelli climatici. Si attende che nel bacino del Mediterraneo diminuiscono le precipitazioni medie e aumenti l’evaporazione, portando ad un bilancio idrico superficiale medio negativo. Anche la siccità che negli scorsi anni ha colpito l’arco alpino, così come le forti precipitazioni che hanno colpito la Grecia e la Libia in settembre, rimandano a una tendenza chiara.

I fatti sono inequivocabili: il clima sta cambiando e le temperature continueranno a salire nei prossimi decenni. Dovremo adattarci e mitigare il cambiamento climatico. Le due cose non possono essere esclusive, ma devono andare di pari passo. Raggiungere emissioni nette zero il prima possibile ci permetterà di limitare il cambiamento climatico, ma almeno per i prossimi decenni il riscaldamento globale proseguirà; superare il grado è mezzo è inevitabile, com’è certo che il livello del mare cresca nei prossimi due-tre secoli. D’altro canto, non è immaginabile né sostenibile un adattamento continuo senza ridurre emissioni di gas serra, lo strumento più efficiente che abbiamo a disposizione per limitare il surriscaldamento globale.

Abbiamo a disposizione conoscenze e dati. Come società dovremo gradualmente imparare ad usarli meglio per trovare un modo in cui vivere in un mondo diverso da quello a cui eravamo abituati.