Lugano aveva davvero bisogno di un Plan B?
La prima edizione del Plan B Forum di Lugano è agli archivi. La due giorni dedicata alle cryptovalute era stata accolta sulle rive del Ceresio tra malcelati scetticismi e perplessità, alimentate anche da diverse critiche: dal prezzo dei biglietti, che in alcuni casi sono arrivati a sfiorare i 1000 franchi, a una campagna pubblicitaria ritenuta da alcuni, tra cui il senatore italiano Carlo Cottarelli, troppo aggressiva. Per non parlare poi del divulgatore tech Marco Camisani Calzolari, noto per i suoi interventi a «Striscia la Notizia», il quale è arrivato a sostenere che a Lugano ci sarebbe «una nutrita comunità di criptovendoli che ha uffici da occupare e, orfani del segreto bancario, ora possono diventare i nuovi garanti del segreto delle identità dei portafogli crypto».
Parole che definire avventate sarebbe un eufemismo e che stonano con quello che si è potuto vedere durante l'evento luganese. In generale, il Plan B Forum è stato indiscutibilmente un successo. Lo dicono i numeri, oltre 1'700 partecipanti per un evento particolarmente settoriale, e il feedback di chi ha assistito alla cinquantina di eventi in agenda. Alcuni di questi di enorme spessore, anche per chi come il sottoscritto non capisce nulla di finanza: ad esempio l'incontro con la famiglia di Julian Assange, sia in Municipio che a Palazzo dei Congressi (oltre a un toccante filmato in Virtual Reality) e quello con giovani attivisti dei diritti umani provenienti da alcune zone di guerra, i quali hanno spiegato come le nuove tecnologie finanziarie possano aiutare a sostenere le proprie battaglie nei rispettivi Paesi.
Ospiti che hanno evidenziato la connotazione prettamente internazionale di un Forum che, se da una parte ha avuto la capacità di attirare persone da tutto il mondo, dall'altra non è riuscito a coinvolgere la popolazione ticinese. Probabilmente a causa delle diffidenze di cui sopra, ma anche per una soglia di accessibilità oggettivamente alta: nonostante masterclass e incontri volti a spiegare nella maniera più semplice possibile i principi delle cryptovalute e della blockchain, il tema rimane piuttosto complesso e poco digeribile. La stragrande maggioranza degli avventori pertanto aveva già una certa confidenza con le valute digitali e il loro utilizzo, mentre chi non è dentro la «comunità», perché in effetti si tratta di una vera e propria comunità, non se l'è sentita di rischiare di confrontarsi con questo mondo, anche a fronte di una certa spesa per partecipare. Di questo gli organizzatori dovrebbero tenere conto in vista della prossima edizione.
Eh sì, prossima edizione: la Città di Lugano ha infatti deciso di voler puntare forte sulle crypto, come d'altronde dimostra l'annuncio dell'accordo commerciale con El Salvador, e continuerà con la sua opera di divulgazione, che passerà anche da eventi di questa portata. Che questo interesse possa tradursi nell'effettivo «piano B» dell'esecutivo luganese, dopo l'uscita di scena di molte banche dal territorio, lo potrà dire solo il tempo. Le opportunità e le insidie delle cryptovalute devono infatti essere messe ancora del tutto a fuoco e alcuni dubbi sono rimasti insoluti anche per chi durante il Forum ha avuto modo di dialogare con gli esperti del settore.
Ma tracciare la strada ed essere presenti, magari in prima fila, potrebbe portare enormi vantaggi sul lungo termine. E, perlomeno, questa intraprendenza e questa volontà di cercare una visione per il futuro di Lugano andrebbero apprezzate.