La posta di Carlo Silini

Perché continuiamo a fare affari con i cinesi?

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Carlo Silini
04.02.2022 06:40

Caro Signor Silini, una domanda iniziale e una domanda finale. Come dimostrare concretamente il nostro rispetto ed il nostro orrore riguardo alle sofferenze delle vittime della dittatura nazista? Mi colpiscono quelle comunità ebraiche che manifestano assieme ai parenti delle vittime del genocidio praticato dal partito comunista cinese (PCC) in danno delle minoranze etniche, religiose e politiche in Cina e in Tibet. «NEVER AGAIN!», « Mai più genocidio!» prometteva il mondo intero genuflesso davanti alle vittime dei campi di concentramento. Oggi incombono le Olimpiadi invernali a Pechino, che la propaganda del PCC utilizza per nascondere i suoi campi di concentramento. Alla consigliera federale Viola Amherd è stato chiesto dalla RSI perché il Governo svizzero non si allea al boicottaggio organizzato da quasi tutte le nazioni di civiltà cristiana. Risposta: «Il Governo svizzero continua il dialogo con il PCC». Durante questi vent’anni di «dialogo» il PCC, in Tibet e in Cina, ha organizzato la macchina più sofisticata del genocidio. Numerosi deputati federali mi dissero «lascia perdere il Tibet , il popolo tibetano, ormai è in via di estinzione». Alcuni ambasciatori svizzeri mi dissero: «Le autorità cinesi sanno che i delegati svizzeri menzionano frettolosamente la questione dei diritti umani, come un loro ritornello, ma senza nessuna conseguenza». Prova ne sia che il Governo svizzero non ha mai rivelato nulla su questo «dialogo», che ufficialmente è stato interrotto da un paio d’anni. Dove? (In qualche sperduta università cinese). Quante volte ? (Una volta all’anno). Su quali temi? (Senza mai menzionare il genocidio e i campi di concentramento). Quali parole dobbiamo utilizzare per convincere Viola Amherd a non rendere connivente il Popolo svizzero? Come evitare di ritrovarci, ma solo fra 70 anni, ad onorare le vittime del genocidio praticato in Tibet e in Cina?

Paolo Bernasconi, Lugano

Caro Silini, non ho mai digerito per quale ragione il Municipio di Lugano si vanti dei rapporti che ha intessuto con la Cina, se non il vil denaro (pecunia non olet!). Sono rapporti inopportuni . La Cina è un regime totalitario, Tienanmen docet, la libertà di stampa è bandita. Mi piacerebbe ricevere una risposta a parte di chi si occupa in Municipio di questa, per me, biasimevole attività : non credo sia motivo valido per pavoneggiarsi davanti ai lettori. C’è una netta discrepanza fra i valori svizzeri e quelli cinesi che opprimono per esempio il Tibet e desiderano mettere le mani su Hong Kong in modo analogo ma più velato di quanto abbia fatto Saddam Hussein con il Kuwait.

Giampiero Cifaratti, Massagno

La risposta

Cari Paolo Bernasconi e Giampiero Cifaratti, capisco le vostre preoccupazioni. Ma credo che la risposta ai vostri interrogativi sia già contenuta nelle domande. Sbaglio? Immagino e fino a un certo punto posso capire le considerazioni delle autorità legate alla Realpolitik, ma sogno anch’io che le ragioni di giustizia prevalgano su quelle del portafoglio.