Perché l’amministrazione pubblica cresce e quali sono i suoi effetti sull’economia?
Che il lavoro sia il motore dell’economia e che un’economia forte sia uno dei pilastri imprescindibili di uno Stato prospero e in salute non è certo una novità. Da imprenditore del settore privato di ormai lunga esperienza, ma soprattutto in qualità di convinto sostenitore delle piccole e medie imprese quali vere creatrici di valore aggiunto per il nostro territorio, non posso che sostenere con grande convinzione l’obiettivo del programma politico del PLR ticinese per la prossima legislatura che propone, tra le altre cose, di vigilare sulle finanze pubbliche entro il 2025.
Secondo lo studio «Verwaltungswachstum Facts & Figures-20220913» di Marco Portmann e del Dr. Christoph Schaltegger, il primo Responsabile della ricerca e il secondo Direttore dell’IWP (Istituto per la politica economica svizzera) dell’Università di Lucerna, la spesa per il personale dell’amministrazione pubblica negli ultimi 25 anni è cresciuta del 26%. Inoltre, negli ultimi 30 anni il PIL della Svizzera è quasi raddoppiato (97%) mentre la spesa pubblica ha conosciuto un aumento del 117%. In base ai dati ufficiali forniti dallo studio, la macchina dell’amministrazione pubblica, dal 2011 al 2019, in termini di numero di impieghi, è cresciuta del 12% rispetto a una crescita del 9.7% del settore privato. Lo Stato è quindi diventato indubbiamente il principale datore di lavoro svizzero e offre condizioni di lavoro decisamente più attrattive rispetto alle aziende che operano nel privato. Basti pensare che un impiego nell’amministrazione federale offre una retribuzione superiore di quasi il 32% rispetto a una società di diritto privato.
I motivi di questa crescita possono essere ricercati fondamentalmente in una sproporzionata domanda di servizi e beni pubblici da parte della popolazione, da un’evidente lentezza dell’apparato pubblico rispetto al settore privato a livello di progresso tecnologico, a una certa incapacità dello Stato a efficientare la propria amministrazione tendendo così a sovradimensionarla e infine, ma non per importanza, da una classe politica sempre meno inserita nel tessuto economico del Paese.
Diversi, dunque, i piani sui quali agire. Prima di tutto una riflessione personale come cittadino in termini di responsabilità individuale nell’utilizzo dei servizi e dei beni che lo Stato propone. C’è poi da implementare con grande urgenza la digitalizzazione dell’amministrazione rendendola più snella e veloce semplificando così gli oneri amministrativi per le aziende e i cittadini. Questo processo potrà avvenire esclusivamente se si sarà in grado di affrontare un’ottimizzazione dei processi organizzativi dell’intero apparato amministrativo pubblico, alloccando correttamente le risorse con un conseguente aumento della produttività e una riduzione degli sprechi.
Infine, la politica dovrà essere attenta a non creare sempre maggiori ostacoli, inutili e costosi, introducendo leggi e regolamenti che vertono a voler gestire l’eccezione anziché la norma. La classe politica svizzera dovrà conservare la propria identità, evitando di cadere nella mediocrità del modello della politica europea.
Concludendo, credo che uno Stato pesante, sia in termini di complessità e burocrazia, quanto in termini economici, sia un ostacolo per la crescita economica e per il benessere di un Paese.
Dario Gabella, candidato al Gran Consiglio per il PLR