Pianifichiamo il futuro per uscire dalle emergenze

Storicamente possiamo definire il tempo presente semplicemente come un'era delle emergenze. Emergenza covid. Emergenza migratoria. Emergenza energetica. Emergenza inflazione. E poi, con l'incidente ferroviario nella galleria ferroviaria di base del Gottardo, emergenza dei collegamenti fra Ticino e resto della Svizzera.
Affrontare tutto come delle emergenze, vuol dire creare un'ansia collettiva che mina la nostra salute psicofisica. Se tutto diventa emergenza, vuol dire anche che qualche errore a monte, di previsione e pianificazione, c'è stato.
Da architetto da sempre sono interessata alla pianificazione del territorio, conscia che è meglio avere una visione d'insieme nel momento in cui si definisce uno spazio, piuttosto che iniziare a "fare" e poi work in progres cercare di rimodificare il tutto.
Il legislatore federale ha creato al legge per la pianificazione del territorio, che il popolo ha approvato nel 2014 e che ora, dopo un lungo iter di ricorsi, può finalmente essere applicata. Proprio quella legge può essere un valido strumento su come rimettere al centro di tutto la pianificazione e iniziare a ragionare di come preservare territori dall'inutile cementificazione, razionalizzare gli spazi già costruiti, pensare adeguatamente quali servizi e come erogarli nelle zone urbanizzate,ecc.
Una pianificazione adeguata e articolata può infatti permetterci di prevedere quante abitazioni devono esserci in un determinato territorio, quali servizi offrire, che tipo di mobilità organizzare, quanta energia può essere prodotto in loco (ad es. con impianti fotovoltaici), quanti e quali spazi aggregativi progettare.
Pianificare vuol dire anche chiedersi se per il futuro del nostro cantone sia importante o meno avere un'alptransit che colleghi il Ticino alla Lombardia e al porto di Genova. Vuol dire interrogarsi su che ruolo possa avere il nostro cantone fra nord Europa e Mediterraneo. Non solo. Quale sviluppo vogliamo? Quale economia riteniamo più interessante incrementare, incentrata su quali settori? Quanti abitanti riteniamo possano vivere nel nostro territorio? E di quali servizi abbisognano?
La qualità di vita della cittadinanza passerà sempre più dalla qualità pianificatoria sicuramente del territorio, ma anche delle problematiche sociali, dei bisogni culturali, delle sfide economiche ed energetiche.
La pianificazione e la politica sono mondi che devono avere una capacità prospettica, darsi dei criteri e degli obiettivi, appoggiarsi su valori e princìpi e operare delle scelte, per poi procedere per livelli di attuazione di quello che si è pensato e progettato. Fuori da questa metodologia abbiamo solo propaganda e improvvisazione, che crea emergenze e ansia nella cittadinanza.
Pianificare non è nient'altro che immaginare e progettare il futuro, senza che esso diventi un'emergenza permanente.