Primo agosto per superare le tensioni quotidiane
È un po’ come se, ogni anno che passa, tutti noi avessimo un bisogno sempre maggiore del Primo agosto, il giorno di festa nazionale che ha il potere di farci riscoprire la gioia di stare insieme, scordando o rimuovendo tutte quelle tensioni che, nell’ultimo lustro, stanno mettendo alla prova la nostra coesione sociale. Il Natale della Patria ha d’altronde questo obiettivo: è stato voluto, organizzato e promosso nel tempo affinché l’amore e il rispetto per il Paese contribuissero in modo decisivo alla stabilità interna, che in particolare negli ultimi decenni ha conciliato la Svizzera liberale e conservatrice, permettendo un exploit economico e diplomatico formidabile. Una identità forte, una sovranità e un’autonomia mai perse di vista, anzi messe al centro dell’operatività istituzionale e politica, hanno reso granitica quell’unità nazionale che ancora questo Primo agosto 2023 ci apprestiamo a incoraggiare e sostenere. Negli ultimi anni, tuttavia, questa giornata di festa ha assunto un significato ancora più importante, davanti a un mondo «in ebollizione» che ha finito per portare le sue tensioni, non solo geopolitiche, dentro i nostri confini nazionali: dapprima con tutte le divisioni sociali generate dalla pandemia – uno dei momenti più bui che si ricordino – poi, a stretto giro, con l’acceso dibattito politico, ancora in corso, sulla neutralità elvetica in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Congiunture drammatiche – specialmente la pandemia, ça va sans dire – che anche da noi hanno messo a dura prova la fiducia nelle istituzioni che da sempre ci accompagna.
La sfida di rimanere uniti, di mantenere i nervi saldi e di non farsi trascinare in un vortice di ansia e di paura, oggi la troviamo spesso legata alla parola «emergenza», applicata e abusata in diversi ambiti, quasi come se ci trovassimo davanti a un «aut aut» costante e continuo che di sicuro non aiuta a placare gli animi. Come quello che, negli ultimi mesi, ci viene regolarmente propinato sulla questione del clima, dove il rischio di farsi fagocitare dagli isterismi è grande. Sia ben chiaro: nessuno intende chiudere gli occhi davanti all’evidenza di un inquinamento a più livelli che deve essere limitato e tenuto sotto controllo. Sarebbe deleterio, e pure stupido, far finta di nulla. Ma anche su questo delicato tema gli svizzeri si sono espressi in modo chiaro nella recente votazione popolare, facendo passare un messaggio di sovrano buon senso: affrontiamo con pragmatismo il problema, ma tempi e modi li decidiamo noi.
Se il Primo agosto ha acquisito in questi anni una ulteriore nuova valenza politica, in senso lato, è proprio questa: non possiamo lasciare che la nostra patria e le nostre vite vengano fagocitate in una rincorsa costante, in una lotta contro il tempo su tutto, dentro un vortice di perenni emergenze dettate spesso da altri. Ne va della salute della Confederazione, un luogo che ancora oggi gran parte del mondo prende a modello. Un Paese ambito da molti che vorrebbero vivere e lavorare qui, appunto perché da sempre si basa su giuste valutazioni, interventi precisi e puntuali, mai isterici. Anche, e soprattutto, durante snodi epocali. La nostra Festa nazionale può e deve essere l’occasione giusta per trovare i modi e le parole – attraverso i numerosi discorsi ufficiali che domani verranno pronunciati anche in Ticino – per smorzare le polemiche e i contrasti che questo periodo storico ci propina a getto continuo. Oggi più che mai è importante che il Primo agosto incarni lo spirito del Patto federale: ascolto reciproco e unità.