Opinioni

Protezione e uso del territorio a pari passo

L'opinione di Paolo Jacomelli responsabile Climate Café Ticino
Red. Online
05.09.2024 16:30

L’iniziativa sulla biodiversità vuole obbligare i Cantoni e la Confederazione a preservare meglio la natura, il paesaggio e il patrimonio architettonico, aggiungendo un articolo alla Costituzione federale, il quale assicura che la protezione e uso del territorio andranno di pari passo. A tale fine, i poteri pubblici dovrebbero destinare più superfici e maggiori risorse finanziarie alla salvaguardia e al rafforzamento della biodiversità, che, oltre a fornire importanti servizi ecosistemici, a lungo andare migliorerà la nostra qualità di vita e proteggerà la nostra economia.

Bisogna votare SÌ perché, malgrado le misure già attuate in Svizzera, non si riesce a fermare la perdita di biodiversità. Una delle cause principali è l’inadeguatezza dei mezzi  messi a disposizione da Confederazione e Cantoni a fronte di un’accresciuta necessità d’intervento per far fronte, ad esempio , al diffondersi di specie invasive nelle aree protette e ai danni causati dai cambiamenti climatici (siccità, eventi estremi).

Secondo un recente rapporto governativo, il 35% delle specie di animali, piante e funghi studiate e metà degli ambienti naturali sono minacciati. Il consiglio federale calcola che un forte declino nella biodiversità, dal 2050, genererà costi attorno a 15 milliardi all’anno. Da ricordare che, in 120 anni, un quinto del territorio nazionale, composto da prati secchi, pianure alluvionali e torbiere, è sparito e le attuali zone di biodiversità che coprono 10.8 % della superficie nazionali non  hanno raggiunto l’obiettivo minimo fissato dalla Convenzione internazionale sulla diversità biologica (CBD) per il 2020, ossia il 17%. Infatti, la Svizzera è il peggiore alunno in termini di biodiversità tra i Paesi che la circondano.

L’allarmismo è giustificato. Comunque, in caso di accettazione dell’iniziativa, con  un investimento di 0,1 per cento della spesa pubblica, ossia circa 400 millioni di franchi, soldi in gran parte destinati alle regioni, all’agricoltura e alla silvicoltura, si potrebbe fare il primo passo per arginare la situazione.

La campagna, contro l’iniziativa, ben sostenuta finanziaramente, invece, descrive una situazione apocalittica se fosse accettata l’iniziativa: addio alla produzione elettrica, il legno, le regioni di montagna e l’alimentazione!

Forse l’affermazione più fuorviante è che, fosse accettata l’iniziativa,  il 30 % della superficie del paese sarebbe intoccabile ostacolando la produzione alimentare e e la produzione di energie rinnovabili. Ebbene, nessuna cifra è menzionata nell’ iniziativa e non si pretende che, in una Svizzera densamente popolata con numerose vie di comunicazione, si debba dedicare una quota così grande per rispettare l’obiettivo delle Nazioni Unite – tutelare il 30% delle superficie terrestri e marine del mondo.

In ogni caso, per l’alimentazione, riconvertire prati in campi arabili e ridurre la produzione di mangimi per gli animali di fattoria sarebbe la via più sostenibile da percorrere. Per quanto riguarda la produzione di energia, l’iniziativa, ritiene che impianti rinnovabili possano essere costruiti sul 98% del territorio tenendo in conto la ponderazione di interessi tra protezione e produzione di energia. La protezione e l’uso del territorio andranno come sempre di pari passo e le decisioni in merito saranno prese dai poteri pubblici.

Paolo Jacomelli responsabile Climate Café Ticino