L'opinione

Quel 4% è il fallimento dei partiti di governo

Con la proposta ora in discussione si fa un passo ulteriore nella direzione di restringere il diritto di partecipazione delle forze politiche non governative
Matteo Pronzini
16.01.2025 06:00

Caro vicedirettore Gianni Righinetti, sul tema dello sbarramento al 4% per accedere al Gran Consiglio noto con piacere che abbiamo la stessa opinione. L’insofferenza di molti nei confronti delle liste «non allineate» e, seppur in modo diverso, di «opposizione» non è certo nuova. Basti pensare alle modifiche attuate in passato alla Legge sul Gran Consiglio fatte esplicitamente in modo da spegnere quanto più possibili le voci di dissenso, in particolare i deputati dell’MPS. Rientrano in questa strategia il ricorso sistematico alle procedure scritte, cioè messaggi che il plenum del Parlamento non discute, limitando così gli interventi delle forze politiche non presenti nelle commissioni ad un solo minuto per una dichiarazione di voto.

Pure in questa strategia di emarginazione del ruolo delle forze politiche minori vi è la strategia di procrastinare la trattazione di iniziative e mozioni provenienti da queste forze. Ad esempio, la prossima seduta del Gran Consiglio affronterà una mia mozione sulla necessità di combattere le infiltrazioni mafiose del 2017 e una della ex-deputata MPS Simona Arigoni sulla partecipazione di AET alla centrale a carbone di Lünen del 2020.

Con la proposta ora in discussione, cioè quella di introdurre una soglia di sbarramento del 4% per poter entrare in Gran Consiglio, si fa un passo ulteriore nella direzione di restringere il diritto di partecipazione delle forze politiche non governative.

Ricordiamo infatti che se una simile soglia di entrata fosse stata applicata alle ultime elezioni cantonali, ora il Parlamento sarebbe composto solo da forze politiche rappresentate – direttamente o indirettamente – in Governo.

La conseguenza sarebbe che circa il 15% degli elettori e delle elettrici non avrebbero alcuna rappresentanza in Gran Consiglio. Non è d’altronde la prima volta che le principali forze politiche cercano di scaricare sulle opposizioni la loro inadeguatezza, incapacità e inconsistenza nella politica di governo.

I mali del Ticino si manifestano, irrisolti e in netto peggioramento da anni e sono sotto gli occhi di tutti. Pensiamo, ad esempio, alla incapacità di offrire prospettive ai giovani sul mercato del lavoro locale (da cui la «fuga dei cervelli»); alla mancata risposta ai problemi di ordine sanitario in un Cantone confrontato con un invecchiamento della popolazione; ad un mercato del lavoro ormai fuori controllo dove la fanno da padroni dumping salariale e peggioramento delle condizioni di lavoro e di salario di chi vive e lavora in Ticino; ad di una risposta carente ai problemi ambientali e del traffico e ad un crisi ormai evidente del nostro sistema formativo.

Di fronte a tale accumulazione di fallimenti appare comodo parlar d’altro; e in particolare diffondere l’idea, creando dibattiti come quello posto dalla modifica costituzionale per introdurre questo sbarramento, che la presenza di molte liste in Gran Consiglio sia un problema maggiore sul qual intervenire e che, ancora peggio, sia la causa di questi fallimenti con queste liste minori sempre lì pronte a ostacolare la soluzione dei problemi.

Matteo Pronzini, parlamentare MPS