Saleggina: EOC, niente scaricabarile per favore
Il Governo cantonale e i suoi rappresentanti sono da tempo abituati a vedersi attribuire la responsabilità di tutto quanto in questo paese non si svolga secondo le aspettative, ma ciò nonostante talune dichiarazioni di Glauco Martinetti, direttore generale di EOC, intervistato ieri dal CdT in merito ai problemi edificatori del comparto Saleggina, richiedono un’immediata smentita, prima che le imprecisioni assurgano a verità agli occhi dell’opinione pubblica. Leggo in particolare che «con il Dipartimento del territorio abbiamo discusso per circa un decennio per individuare la soluzione della Saleggina e i dubbi, a questo punto la certezza, sulla non edificabilità sono arrivati la scorsa fine estate con il rapporto intermedio del DT. Può sembrare paradossale, ma è così». Questa affermazione è per almeno due motivi inesatta e fuorviante. Primo: non è vero che il terreno è inedificabile e se così fosse mal si comprenderebbe il titolo dell’intervista («Non vi sarà una controperizia: costruiremo alla Saleggina»). Vero è invece che vi si potrà costruire un ospedale, o un altro oggetto di interesse pubblico preponderante, dopo una modifica del Piano regolatore di Bellinzona che preveda un contestuale compenso della superficie resa edificabile mediante il dezonamento di terreno oggi edificabile. Questo non per volere del DT o del Cantone ma per diritto federale. Secondo: il DT di questa situazione ha avvisato EOC non alla fine dell’estate del 2024, ma più di 10 anni prima, nell’aprile del 2014. All’epoca EOC era alla ricerca dell’ubicazione per un nuovo ospedale e in un proprio documento strategico, datato 22 luglio 2014, aveva individuato ed esaminato 7 possibili siti. In tale documento, dopo testuale trascrizione di quanto indicato ad aprile dal DT, si dava atto che (pag. 19) «la ricerca effettuata ha confermato che al momento attuale non esiste sul territorio cantonale un comprensorio che possa, dal profilo pianificatorio, ospitare una struttura ospedaliera così come definita al capitolo 3 del presente rapporto. A questa evidenza, peraltro attesa, va sommata anche la scarsezza di siti di dimensioni e morfologia adeguate, e fra questi la costante di un inserimento del comprensorio in zone sostanzialmente «non edificabili»». Di conseguenza, anche nelle conclusioni del documento che indicava il comparto Saleggina come la migliore soluzione, si riconosceva a chiare lettere che (pag. 23) «l’obbligo, sul medio termine e in funzione della nuova legislazione entrata in vigore il 1. maggio scorso, di procedere alla compensazione delle nuove superfici edificabili con altrettanti dezonamenti, rapportata alla nostra realtà territoriale fortemente frammentata (135 Comuni), può rivelarsi un potenziale fattore limitante». Al direttore di EOC riconosco senz’altro di non avere ricoperto tale ruolo nel 2014, ma per evitare fraintendimenti al riguardo di un dossier complesso e delicato è bene conoscerlo in tutti i dettagli, anche quelli scomodi. Detto questo, l’invito è quello di guardare avanti e adoperarci insieme nella ricerca di soluzioni nell’interesse di un’opera strategica per il futuro della sanità ticinese.