Opinione

Scrittura al maschile e scrittura al femminile?

L'opinione della giornalista Nicoletta Barazzoni
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Red. Online
25.07.2023 17:34

Dopo aver letto molti romanzi scritti da uomini, sono attualmente alla ricerca di romanzi scritti da donne, perché ritengo che vi siano differenze tra la scrittura maschile e quella femminile, anche perché propendo per la cultura delle differenze, intesa come il diritto e la possibilità di essere diversi, e di fronte alle diversità non ho pregiudizi di nessun genere. Come lettrice, parafrasando al contrario Nabokov, mi ritengo asessuata e non onnivora. Non mi riferisco allo stile, poiché ognuno ha il suo, ma al modo con cui vengono descritti e affrontati i mondi, le emozioni, e i sentimenti, mettendo a nudo l'anima. Più che lo stile ha importanza il senso di ciò che il romanzo mi trasmette, il segno lasciato, quando imprime in me un cambiamento. Come dire che la donna scrive più di pancia, non teme di esporre le fragilità, le lacrime o la gioia? Come dire che la donna quando è felice ride mentre l'uomo sorride, mostrando solo i denti?

Sono peculiarità di genere che ovviamente possono essere presenti o assenti in ambo i sessi. Per cui non sto assolutizzando, sostenendo che l'uomo è meno propenso a mostrarsi, ha più familiarità con l'astrazione, e dunque  non esterna, nella scrittura, parti di sé, e frammenti del suo essere. Malgrado il mio sforzo nel ricercare, in libreria, romanzi scritti da donne vengo raramente premiata dall'imbarazzo della scelta. Virginia Woolf aveva ragione nell'affermare che tra le maggiori difficoltà che le donne scrittrici incontrano vi è l'aspetto finanziario, che si rivela preponderante nell'escludere le donne dal panorama letterario e dalla scena editoriale. Come poteva una donna, si chiede la scrittrice, dedicarsi alla letteratura se non possedeva «denaro e una stanza tutta per sé?». Ciò è dovuto al fatto che la donna «è stata per secoli assente dalla storia, cassata e rimossa».  Quando si parla di letteratura non dovrebbero sussistere distinzioni di genere perché la letteratura è universale, ha un linguaggio universalmente riconosciuto, e quindi non può essere classificata in base al sesso e al genere. Però così come prediligo le donne registe mi sento a volte più in risonanza quando nei romanzi incontro le parole delle donne scrittrici. Di nuovo mi sento in sintonia con il pensiero di Virginia Woolf quando dice: «Nelle mani delle donne la parola romanzo ha rischiato di deformarsi», e lo testimoniano, contro l'opera incandescente di una Jane Austen o di una Emily Brontë, i romanzi di Charlotte Brontë, «contorti» dalla sua rabbia e gli altri, innumerevoli romanzi femminili, inutilizzati nelle biblioteche come «piccole mele marce».

Ecco, è proprio in quell'aurea contorta dalla rabbia che mi cristallizzo, e mi riconosco, quando incontro la mia stessa rabbia, ma non per solidarietà femminile bensì perché è una rabbia senza nascondigli, il cui spirito è molto affine al mio. Anche se «nella prima metà dell’Ottocento le scrittrici donne rappresentavano circa la metà degli autori di narrativa; e un secolo dopo, sono scese a poco meno di un quarto», l'andamento delle scrittrici, ad oggi, non ha per ora soppiantato o parificato la presenza e la pervasività di scrittori attivi nell'editoria. Uno studio di cinque anni fa ha evidenziato come le donne sono meglio rappresentate nei romanzi vittoriani rispetto a quelli moderni.

L'algoritmo utilizzato ha esaminato 104.000 opere di narrativa datate dal 1780 al 2007, tratte principalmente dalla HathiTrust Digital Library, identificando sia il genere dell'autore sia quello del personaggio. Gli studiosi si aspettavano di vedere un aumento della prominenza dei personaggi femminili nella letteratura, nei due secoli. Invece, dal Novecento fino ai primi anni Sessanta, assistiamo a una storia di costante declino. L'editoria attualmente annovera molte scrittrici ma non significa ancora che esse vengano riconosciute, recensite, valorizzate e premiate. La capacità del romanzo di suscitare l'immaginazione è un altro elemento necessario che si amplifica quando incontra la sfera dei sentimenti e delle emozioni. Lo sguardo di una donna può essere lo stesso di quello di un uomo. Ma la differenza, sia per l'una sia per l'altro, sussiste nella sensibilità e nella capacità di raccontare, descrivere, approfondire cosa c'è oltre lo sguardo, passando dal testo all'extratesto. Il tema e l'argomento trattati, non sono l'unica variabile che caratterizza il romanzo. Anche solo pensando, per esempio, alla scrittura erotica nei romanzi di Anaïs Nin.