La posta di carlo silini

Sedici o diciotto anni: a quale età si diventa maturi?

A che età ci si tuffa nell’età adulta? © Gabriele Putzu
Carlo Silini
08.01.2021 15:44

Mi ricordo quando il popolo svizzero votò l’abbassamento della maggior età dai venti ai diciotto anni, avevo da poco finito l’apprendistato al Municipio di Minusio, e avevo pure appena compiuto vent’anni, era il 1991, e non mi sentivo ancora pronta ad assumermi certe responsabilità, men che meno a votare, per cui pensai che 18 anni per raggiungere la maggior età fossero davvero pochi. E oggi? All’epoca dei miei genitori uscivano davvero di casa diciottenni, e pure prima, assumendosi carichi di responsabilità che se erano per me difficili, oggi sembrano inimmaginabili, tanto che si resta in casa fin quasi ai trenta. Eppure, vorrebbero ridurla a 16 anni, perché? Provoco senza giudizio: forse perché a 18 molti si sono già fumati di tutto e l’alcol è all’ordine del giorno, per cui è inutile - o comunque troppo difficile - tenere questo limite così alto?, che poi genera un bel po’ di consumi tassati dallo Stato per buon sollievo di certe casse? Che cosa ne pensa Silini?

Manuela Mazzi, Locarno

La risposta

Può darsi che abbassare il limite della maggiore età a 16 anni rimpingui le borse di chi vende alcol, fumo e altre pregiate mercanzie vietate ai minori. Non so – invece - se aiuti elettoralmente i movimenti politici più vicini alla sensibilità giovanile (cortei ambientalisti a parte, non mi pare che i millennials stravedano più dei loro predecessori per la cosa pubblica). Ma penso, cara Manuela Mazzi, che non esista un preciso compleanno – a 16, 18 o 20 anni – il giorno dopo il quale uno entra di colpo nell’età adulta. Per qualcuno la maturità non arriva mai, per altri troppo presto. Ci sono bambini che per ragioni quasi sempre tragiche (guerre, lutti, abusi) diventano adulti a otto o a nove anni. E ci sono quaranta e cinquantenni con la sindrome di Peter Pan che sono meno solidi, seri e affidabili dei loro figli. Da qualche parte, però, un limite oltre il quale una persona viene considerata adulta ci vuole. Per legge e/o per dignità: non se ne può più dei vecchi narcisi che giocano a nascondino con la propria età. Certo, impressiona immaginare che a 16 anni un ragazzo possa essere considerato adulto in tempi in cui la gioventù si dilata ben oltre i trent’anni. Che godano la leggerezza finché ce l’hanno in corpo, verrebbe da dire.

Impressiona soprattutto pensarlo ora, in crisi pandemica, con i ragazzi costretti nel giogo delle distanze sociali. Come riusciranno a spiccare il volo se, quando sono con i coetanei, non hanno la libertà di toccarsi o di ridere a volto scoperto? Ma può anche succedere che sia proprio la crisi a accelerarne la maturazione, il fatto di dover fare i conti con quest’epoca infida che costringe tutti a rompere il proprio guscio di egocentrismo per proteggere se stessi e soprattutto gli altri dal contagio e dagli invisibili malesseri che ne conseguono.