La nuova estetica femminile
La ragazza alla cassa del supermercato dove sono in fila non ha più di diciotto-diciannove anni. Lo si nota dal tenero e ingenuo impaccio dei suoi movimenti e dalla sua voce timida e quasi fanciullesca con cui si rivolge ai clienti. Osservandole il viso, però, dimostra quasi il doppio della sua età. Colpa di due labbra eccessivamente turgide che trasformano il suo sorriso in una innaturale smorfia, delle gote anch’esse palesemente gonfiate alla stregua dei seni a fatica contenuti nella divisa d’ordinanza e che suscitano non poche perplessità in merito alla loro artificiosità in quanto decisamente smisurati rispetto alla sua esile corporatura. Se a ciò aggiungiamo un trucco pesante, ciglia lunghissime, unghie turchesi altrettanto slanciate che la mettono in seria difficoltà ogni qualvolta si ritrova a battere sulla tastiera della cassa, il quadro che mi ritrovo davanti è decisamente imbarazzante suscitando in me un velo di tristezza e facendo sorgere parecchie domande che, forse in un altro e meno frenetico contesto, avrei voluto rivolgere alla fanciulla. A partire dal perché una come lei, nel fiore dell’età, i cui lineamenti e il cui fisico sono tutt’altro che disprezzabili, debba investire un sacco di soldi per ridursi il tal modo. Non credo per colpire maggiormente i ragazzi – un piccolo sondaggio effettuato sia tra i miei coetanei «boomers» sia tra uomini più giovani mi ha infatti confermato che le donne artificialmente «gonfiate» e quelle in cui è palese e esagerato l’intervento del bisturi proprio non piacciono. E neppure, vista l’età, per camuffare il trascorrere del tempo. Ma allora perché è sempre più massiccio, da parte delle donne di ogni età, il ricorso ad una sorta di «trasfigurazione» grazie alla chirurgia estetica e alla plastica? Qualcuno sostiene che il fenomeno sia legato all’evoluzione del ruolo della donna nella nostra società all’interno della quale, pur avendo ottenuto una sostanziale parità nei diritti, non è ancora riuscita a svincolare la sua condizione dall’importanza dell’immagine corporea e, dunque, ad emanciparsi dal suo essere - essenzialmente e fondamentalmente - un corpo. Corpo che nella visione di molte donne deve corrispondere a determinate caratteristiche, che non sono necessariamente quelle legate alla bellezza secondo i canoni tradizionali, ma ad una sua forma innaturale, in grado di porsi fuori dal tempo. Non è dunque un caso che in massima parte le donne che ricorrono alla chirurgia plastica ed estetica, lo fanno secondo criteri che potremmo definire standard, tanto da ritrovarsi tutte simili tra loro, quasi volessero sacrificare la propria unicità a beneficio di un’estetica formale volta a metterle tutte sullo stesso piano e a fissare nuovi parametri della femminilità. Che però, questa nuova visione, invece di esaltare rischia, purtroppo, irrimediabilmente di rovinare.