Quadrupedi e sviluppo della socialità
Chi mi conosce sa che non sono un grande amante dei cani. Forse perché mi mette tristezza quel loro essere sempre affettuosi nei confronti di un’umanità che da millenni li soggioga, li maltratta e alla quale nonostante tutto rimangono fedelissimi. O forse semplicemente perché uno di loro, quand’ero bambino, mi saltò addosso mentre andavo in bicicletta facendomi rovinare per terra e maturare una certa avversione nei loro confronti che perdura ancora oggi. Tuttavia, nonostante non godano delle mie simpatie (che vanno ai più ruffiani, profittatori, egoisti – e anche un po’ carogne – felini) riconosco alla razza canina dei meriti che, soprattutto in questo periodo, non vanno sottaciuti. Mi riferisco in particolare alla loro capacità di favorire la socialità tra gli umani. Nel ventennio che stiamo vivendo, iniziatosi con un nefasto periodo pandemico che, tra i molteplici danni fatti, ha azzerato molti rapporti tra le persone, aumentato in modo esponenziale l’individualismo, l’egoismo e la chiusura nei confronti degli altri, sono infatti gli abbaianti quadrupedi, spesso, a riallacciare i fili tra le persone. Compito che svolgono ogni qualvolta, andando a zonzo al guinzaglio dei loro padroni, incrociano qualcuno, che si tratti di un proprio simile o un bipede poco importa: a quel punto si fermano, annusano, giocherellano, scodinzolano, gigioneggiano, i più coriacei di loro addirittura abbaiano, costringendo i loro padroni – che in loro assenza tirerebbero dritto non curandosi di chi o cosa passa al loro fianco – a fermarsi, a scambiare magari un timido e impacciato sorriso o una balbettante scusa in merito al comportamento del proprio animale, ma anche a imbastire qualche parola di circostanza che poi, ad un successivo incontro (i cani sono molto abitudinari nei loro comportamenti, costringendo i loro proprietari ai soliti percorsi, alle solite soste nei medesimi orari e ai medesimi incroci) possono anche trasformarsi in un saluto meno forzato, in brevi chiacchierate, in scambi di opinioni che partendo dalle loro bestiole si estende poi al resto della quotidianità, magari davanti ad un caffè preso assieme. Da lì allo sviluppare una conoscenza migliore il passo è breve così come, da simili incontri non è raro che nascano, in alcuni casi, anche rapporti più profondi e duraturi. In breve, grazie ai propri cani in molti hanno recuperato parte di quello spirito di aggregazione e di comunità che ha fatto della razza umana quella dominante sul nostro pianeta. Ecco perché, nonostante le premesse indicate, nutro nei cani se non simpatia, un po’ di riconoscenza. Anche se c’è dietro tutto ciò c’è qualcosa che mi fa riflettere: se infatti l’umanità necessita dell’aiuto degli scodinzolanti quadrupedi per recuperare una sua peculiarità, forse bisognerebbe porsi qualche domanda…