Se il monte porta il cappello...
In Inghilterra le previsioni del tempo sono un’arte. O meglio lo è disquisire sulle possibili evoluzioni meteorologiche che in un Paese come quello, esposto ai venti provenienti da ogni dove, possono essere quanto meno bizzarre costringendo chiunque ad uscire sempre di casa o con un ombrello o con una mantellina (più di una volta, a Londra, mi è capitato di passare da giornata soleggiata a pioggia a neve e ancora a sole nel breve volgere di poche ore). E infatti parlare del tempo è una delle attività predilette dai britannici che sul tema hanno sviluppato anche una fiorente letteratura, che spazia dal drammatico al comico. Da noi l’argomento è oggetto di chiacchiere, discussioni e polemiche da minor tempo. Una volta le previsioni venivano annunciate in modo serio ed equilibrato da personalità che incutevano rispetto, come il mitico colonnello Bernacca della tv italiana o il nostro Giovanni Kappenberger, che nella formulazione dei loro pronostici erano sempre molto pacati, anche perché i mezzi tecnici a loro disposizione per indovinare che tempo farà erano limitati, dunque fallibili e li inducevano a non esagerare per evitare figuracce. La gente, di fronte ai loro verdetti e alla loro caducità borbottava o commentando il tutto con il classico «piove Governo ladro» oppure replicando con proverbi che rasentavano l’ovvietà , del tipo «se la montagna ha il cappello o che piove o che fa bello». Oggi però le cose sono cambiate: la miriade di satelliti in orbita che consentono di monitorare ogni alito di vento, tutte le nuvole e anche la più minuscola perturbazione, hanno moltiplicato le previsioni meteo e i loro enunciatori che, alla stregua dei virologi, per farsi notare, amplificano la situazione sovente a dismisura, lanciando ad ogni accenno di cambiamento meteorologico allerte spesso ai limiti del catastrofismo, battezzando con nomi terrorizzanti ogni movimento atmosferico (l’anticiclone Cerbero, l’uragano Gengis Khan, il tifone Belzebù e così via…), scatenando discussioni e polemiche e formulando previsioni che in massima parte si rivelano errate, come qualche giorno fa, quando annunciarono in pompa magna l’arrivo di una copiosa nevicata in pianura provocando assembramenti dai gommisti, ribaltoni nelle cantine alla ricerca di pale contro la neve, acquisti di stivali e quant’altro. Nevicata poi risoltasi con l’arrivo di due (dicasi due) fiocchi portati dal vento e qualche goccia di pioggia. Il risultato di tutto ciò è che la gente ormai le previsioni del tempo le segue alla stregua degli oroscopi, preferendo affidarsi, per sapere cosa accadrà, al ginocchio rotto giocando a pallone anni fa e che con l’arrivo del maltempo inizia a provocare dolori, oppure ai segnali lanciati dal riacutizzarsi della sciatica della nonna. E fidandosi dei meteorologi solo il 19 di ogni mese quando, certi di non essere smentiti, annunciano trionfalmente «domani Venti».