Ecco i segreti del paradiso Zugo
Sulle bucalettere non ho commenti da fare». Karin Kofler fa un gesto con la mano come per chiudere definitivamente un discorso che non si vuole neppure sentire. La direttrice della Camera di commercio del canton Zugo non vuole commentare la presenza delle società che hanno un indirizzo in Svizzera senza avere in realtà dipendenti. Non vuole commentare ma curiosamente ogni giorno le vede, perché l’entrata del palazzo dove ha sede la sua organizzazione economica è costellata di caselle postali punteggiate di nomi di aziende esotici che finiscono spesso con le parole «invest» e «limited». Le etichette si affastellano una sopra l’altra creando liste così lunghe che a malapena riescono a occupare lo spazio di una bucalettere.
«Per noi è importante che tutte le nostre 435 aziende associate a Zugo siano reali», si limita a dire Kofler. Reali e non fantasma, dunque, senza uffici né impiegati su cui pesa fortemente il sospetto di essere state create soprattutto per aggirare le norme antiriciclaggio. Create non solo a Zugo ma anche in Ticino e nel Grigioni italiano così come nel resto del Paese.
Kofler non si fa invece problemi a parlare dell’esplosione dei prezzi degli immobili che stanno strangolando soprattutto il centro città e che hanno costretto la stessa Camera ad avere la sede in periferia, a Steinhausen, un paese che in realtà è un dedalo di rotonde e svincoli ai lati dei quali si stagliano centri commerciali ed edifici a sei piani che sembrano uscire tutti dallo stesso stampo. Un controsenso, a ben vedere, perché l’organizzazione economica dovrebbe essere anche fisicamente al centro degli affari e della vita del cantone, non ai margini.
Ma questo è. Perché l’esplosione dei prezzi immobiliari sta mettendo a dura prova un po’ tutti qui a Zugo. In molti non sono troppo contenti di cedere il centro, e quindi il cuore del cantone, solo a chi può permettersi di scucire tanti soldi. «Sul tema ci sono da sempre discussioni infinite - spiega la direttrice - il Consiglio di Stato ne è cosciente. Vedremo cosa succederà».
L’incognita del 15%
Anche i ricchi piangono, verrebbe da dire. Perché Zugo è un’isola felice in Svizzera con le sue finanze solidissime, il suo invidiabile tasso di disoccupazione, le sue famose multinazionali, i suoi posti di lavoro qualificati e la sua leva fiscale molto spesso più invidiata che osteggiata. E nei fatti lo è senz’altro, come ha certificato di recente l’Ufficio federale di statistica, secondo cui solo l’economia di Zugo insieme a quella di Sciaffusa è cresciuta nel 2020, nell’anno della pandemia, quando invece tutti gli altri hanno arrancato.
Un’isola felice sulla quale sbarcano anche numerose aziende ticinesi. Perché il paradiso delle holding è qui. In questo angolo di Svizzera. Eppure… eppure non è tutto oro quel che luccica, verrebbe ancora da dire. O almeno: anche chi sta bene in realtà non è detto che starà sempre benissimo.
È un po’ quello che pensa Kofler che non nasconde la sua preoccupazione per la votazione federale sull’introduzione dell’imposta minima del 15 per cento per le imprese, prevista il 18 giugno 2023. Non la nasconde perché vorrebbe dire per Zugo passare dal 12% di oggi al 15%. Tre punti percentuali che non sono una bazzecola da queste parti tanto che al solo pensiero la faccia della direttrice si contrae. Perché qui, nessuno lo nasconde, è la fiscalità attrattiva il principale punto di forza del cantone. Il principale ma non l’unico come sottolinea Kofler che torna a sorridere quando cita altre punte di diamante, forse anche per superare certi cliché che fanno di Zugo La Mecca per le aziende, scelta da multinazionali di grido e quasi 37mila imprese.
Politica comune di Centro-destra
Tutto va bene ma tutto potrebbe anche cambiare velocemente, insomma. Anche se tre settimane fa le elezioni hanno cementificato l’unione politica e di intenti tra la città e il Cantone entrambi ancora in mano al Centro-destra. Un allineamento che permette, nessuno ne fa mistero, di avere le stesse idee e gli stessi progetti a favore dell’economia. Anche quando le tasse a seguito di un’eventuale approvazione dell’introduzione dell’imposta minima del 15% potrebbero aumentare. «Nel caso avremo certamente più entrate - spiega Kofler - e dovremo discutere come usarle. Io spero che una buona fetta vada a favore dell’innovazione».
Di sicuro la rotta già tracciata è quella di sviluppare nuovi settori economici, «come il bio-tech», ma un altro grande progetto «è quello della sostenibilità - continua la direttrice - un campo importante e necessario per continuare a mantenere un vantaggio competitivo».
L’impressione suffragata dalle parole della direttrice degli affari economici del Canton Zugo, Silvia Thalmann-Gut (vedi intervista a lato) è che non ci saranno grandi differenze di visioni. Perché qui economia privata ed economia pubblica non solo hanno le stesse idee ma riescono anche a realizzarle in sintonia.
Si punta al cielo
Così come sono stati realizzati negli anni nuovi quartieri e palazzi sempre più alti, sempre più proiettati verso il cielo. Perché Zugo non è sconfinato come cantone. Anzi. E allora non resta che puntare verso l’alto come ha fatto la V-Zug, l’azienda che produce le famose lavatrici che ha elevato al secondo piano il suo reparto produttivo invece di estenderlo in orizzontale come avviene quasi sempre altrove.
Capita così di attraversare strade e strade puntellate da alti palazzi a vetri e insegne luminose, mentre poco lontano si stagliano campi agricoli e cascine. Perché qui in fondo siamo ancora nella Svizzera centrale e il paesaggio da cartolina non è ancora scomparso. Non ancora.