Ginevra

Geografia dello spaccio: dal Quai 9 a Pâquis, dove la gente ha paura

Sulle rive del Lemano il crack, la «coca dei poveri», si diffonde a prezzi di saldo
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Giorgia Cimma Sommaruga
10.09.2023 10:00

Ore 10.00 di mattina, Rue de la Pépinière. Davanti al Quai 9, la sala di iniezione vicina alla stazione Cornavin. Il consumo di crack a Ginevra è esploso dopo l’arrivo, nel 2021, di trafficanti che vendevano dosi molto piccole a prezzi molto bassi, prima, invece, chi consumava crack, se lo autoproduceva.

Nel normale via vai mattutino la curiosità porta a guardare la struttura, verde evidenziatore: non passa inosservata, ma è inevitabile, l’attenzione viene subito catturata dalle persone. Sì, dalle persone che camminano e affollano la zona circostante. Tuttavia al Quai 9, da luglio, non si recano più i consumatori di crack, perché i responsabili dell’associazione Première Ligne che gestisce questo centro di riduzione del danno, lo hanno dichiarato, non più adatto alla somministrazione di questa droga. Infatti la decisione è stata presa per garantire la sicurezza del personale e degli altri utenti visto che, questo tipo di sostanza stupefacente, come spiega dettagliatamente Daniele Zullino, crea una forte dipendenza e provoca comportamenti aggressivi tra i consumatori.

Un effetto immediato

Si avvicina una signora sulla cinquantina e con un marcato accento latino chiede: «Vous êtes perdu?» (Si è persa?). Un sorriso e una domanda: abita in quella zona? Si trascina un carrellino per la spesa e - seconda domanda - ha notato dei cambiamenti da quando il Quai 9 non accoglie più i consumatori di crack? «Se non vengono qui li trovi in strada», dice, e poi, aggiunge scocciata: «Ambulanze, polizia: non è una zona tranquilla. Adesso stanno installando dei bagni pubblici e aiuole fiorite per mascherare dove si accampano queste persone ed evitare lo sporco per strada...», le indica con un gesto, sospira e si congeda pensierosa.

Più aggressivi

Effettivamente i fumatori di crack sono sovrastimolati perché, a differenza della cocaina, il crack viene inalato, entra subito a contatto con i polmoni per poi raggiungere il cervello. L’effetto arriva più rapidamente, ma dura anche meno tempo, quindi in assenza di un’altra dose i consumatori di crack diventano aggressivi e irruenti e dunque entravano in conflitto con gli altri frequentatori della sala, i consumatori di eroina, che invece sono più calmi. Una decisione inevitabile insomma. Come ha spiegato Thomas Herquel, direttore di Première Ligne, ai microfoni della RTS: «Abbiamo una stanza per l’inalazione, ma è più adatta a fumare eroina o oppiacei. La durata della somministrazione è di 30 minuti e le persone possono prendersela con calma. Con il crack, invece, parliamo di cinque minuti e i consumatori vogliono avere accesso subito, mentre per accedere alla sala bisogna prenotare il posto».

A bordo strada

Seconda tappa Pâquis, quartiere ginevrino che negli ultimi anni è diventato vero e proprio teatro di spaccio.

Non serve girare molto. A poche centinaia di metri dalla scuola di Pâquis-centre, quando sorpassa, a passo spedito ma un po’ trabal-lante, un uomo. Basta seguirlo con lo sguardo: si avvicina ad altri due individui che si trovano poco più avanti, proprio a bordo strada. Si scambiano qualcosa, e si allontana subito. La scena si ripete dopo un po’. Nella zona nessuna pattuglia di polizia. E intanto, in quella stessa strada, i bambini continuano a giocare nel cortile della loro scuola.

L'esperto: «Questa è la droga degli ultimi»

La cocaina è una sostanza stimolante che agisce sul sistema nervoso centrale, provocando euforia, iperattività e paranoia. Esistono diverse forme di consumo di questa droga, tra cui il crack, una variante fumabile che si ottiene dalla cocaina in polvere mescolata con bicarbonato di sodio. A Ginevra, il consumo è aumentato negli ultimi anni, soprattutto tra le persone più marginalizzate e vulnerabili. Questo fenomeno sta creando nel cantone romando problemi sanitari, sociali e di sicurezza pubblica, che richiedono interventi adeguati e integrati. In prima linea per combattere questa battaglia c’è il medico e professore Daniele Zullino, responsabile del reparto di tossicologia del Dipartimento di salute mentale e psichiatria degli HUG (Hôpitaux Universitaires de Genève).

Professore, qual è la situazione attuale a Ginevra?
«Il numero di consumatori di crack è aumentato in modo quasi esponenziale negli ultimi due anni. Si tratta di persone già molto fragili, con poche risorse economiche e sociali, che sono attratte da un prodotto puro e a basso costo. Con dieci franchi si può comprare una dose di crack, o anche due, che si consuma rapidamente in pochi minuti. L’effetto dura poco e poi si avverte una forte caduta, che motiva a consumare ancora. Questo comportamento crea dipendenza, impulsività e aggressività ».

Come si manifesta il problema del crack nella città?
«Il problema si manifesta soprattutto nei quartieri vicino alla stazione ferroviaria, dove si concentra il mercato del crack. Qui i consumatori si ritrovano in strada, in parchi o in luoghi abbandonati per fumare il prodotto. Questo crea disagio per gli abitanti della zona, che subiscono rumori, sporcizia e violenza. Inoltre, il consumo di crack comporta dei rischi per la salute dei consumatori, che possono sviluppare problemi respiratori, cardiaci e psichiatrici».

Le possibili soluzioni sono diverse e devono essere coordinate tra loro. Innanzitutto, bisogna offrire ai consumatori dei servizi sanitari adeguati, che li aiutino a ridurre i danni del consumo e a intraprendere un percorso terapeutico

Quali sono le possibili soluzioni per affrontare l’aumento dei consumatori di crack?
«Le possibili soluzioni sono diverse e devono essere coordinate tra loro. Innanzitutto, bisogna offrire ai consumatori dei servizi sanitari adeguati, che li aiutino a ridurre i danni del consumo e a intraprendere un percorso terapeutico. Per questo, abbiamo bisogno di essere presenti in strada con medici, infermieri e assistenti sociali, che possano entrare in contatto con i consumatori e riallacciare il legame con il sistema sanitario. Inoltre, bisogna creare delle strutture apposite dove i consumatori possano fumare il crack in modo sicuro e controllato, evitando i rischi legati all’ambiente esterno. Queste strutture dovrebbero anche offrire dei servizi sociali, come un alloggio o un sostegno economico ».

Ci sono dei progetti in questo senso a Ginevra?
«Sì, ci sono dei progetti in fase di discussione e approvazione. Il medico cantonale è la persona più indicata per comunicare su questo aspetto. Quello che posso dire è che stiamo cercando di seguire l’esempio di altre città svizzere ed europee che hanno affrontato il problema del crack con successo. Per esempio, a Berna stanno discutendo un modello di prescrizione medica della cocaina in polvere ai consumatori di crack, per offrire loro un’alternativa meno dannosa e più gestibile».

Quanti consumatori di crack ci sono oggi a Ginevra?
«Difficile dirlo. Ma i nostri infermieri e medici che girano per le strade ne hanno trovati circa 200 di cui 80 a noi già noti perchè già in cura. Tuttavia girando per le strade abbiamo constatato che dipende anche dalla temperatura, se c’è afa non si trovano, pensiamo che molti si trovano anche in alcuni appartamenti, mentre la sera è più facile trovarli in giro».

C’è un messaggio che vorrebbe trasmettere ai consumatori di crack e alla popolazione in generale?
«Il messaggio che voglio trasmettere è che il crack è una sostanza molto pericolosa, che può rovinare la vita di chi la usa e di chi gli sta vicino. Il crack non è una soluzione ai problemi, ma un aggravante. Per questo, invitiamo i consumatori a cercare aiuto e a non isolarsi. Ci sono dei professionisti che possono ascoltarli, sostenerli e accompagnarli verso una vita migliore. Allo stesso tempo, chiediamo alla popolazione di non stigmatizzare i consumatori di crack, ma di capire la loro sofferenza e di favorire il loro reinserimento sociale».

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