Politica

Guido Sassi lascia il PLR (con polemica)

Da mercoledì il ristoratore ha ufficializzato la sua candidatura per il Gran Consiglio, spostandosi al Centro: «Ora sono nel partito giusto»
Guido Sassi, 70 anni, noto esercente della piazza luganese. © CdT/Archivio
Andrea Stern
Andrea Stern
20.11.2022 07:00

Geograficamente Guido Sassi è sempre stato al centro, in Piazza Riforma, il centro di Lugano che più centro non si può. Politicamente lo è da mercoledì, quando con la sua candidatura per il Gran Consiglio ha ufficializzato il passaggio dal Partito liberale radicale (PLR) al Centro.

Signor Sassi, era inevitabile.

«Sì, il centro è la mia casa».

Ma ancora nel 2021 si era candidato per il PLR.

«Io di base sono sempre stato un PLR».

Allora perché questo cambiamento?

«Il vestito del PLR non mi calza più a pennello. Mi sembra che il partito non abbia più un progetto, che sia un po’ allo sbando. Invece il Centro rappresenta ciò che la popolazione vuole: pragmatismo e concretezza».

Io cerco di portare avanti la mia idea politica, che si basa su più di quarant’anni in Piazza Riforma, ascoltando e parlando con tutti

Dica la verità: chi l’ha convinta?

«Mi sono convinto da solo».

Già Massimo Suter ha lasciato il PLR. Cos’è questo fuggi fuggi di ristoratori?

«Sono due cose diverse. Io cerco di portare avanti la mia idea politica, che si basa su più di quarant’anni in Piazza Riforma, ascoltando e parlando con tutti. Non credo invece che Suter abbia mai vissuto la piazza».

È una critica?

«Non è un mistero ciò che io penso di GastroTicino, dell’associazione degli albergatori e dell’ente del turismo. Sono diretti da persone che non sono capaci di valorizzare il turismo».

Pianezzi mi fa pensare a Badaracco. Entrambi continuano a ripetere le stesse cose

Scusi, ma il presidente di Hotelleriesuisse Ticino, Lorenzo Pianezzi, non fa anche lui parte del suo nuovo partito, il Centro?

«Questo non mi impedisce di pensare che nel suo ruolo ci vorrebbe qualcuno di propositivo. Pianezzi mi fa pensare a Badaracco. Entrambi continuano a ripetere le stesse cose».

Ok, Roberto Badaracco non le piace. E Karin Valenzano Rossi?

«Non la si sente più tanto, ultimamente. Io credo che l’unico personaggio veramente attivo in Municipio sia Michele Foletti».

Anche lei ha comprato bitcoin?

«No».

I bitcoin? Io credo che le idee vadano sviluppate, poi non so dire come andrà a finire. Quel che è sicuro è che non farà perdere soldi alla cittadinanza

Ma crede in questo progetto?

«Non lo so. Ne abbiamo parlato molto con Foletti. Io credo che le idee vadano sviluppate, poi non so dire come andrà a finire. Quel che è sicuro è che non farà perdere soldi alla cittadinanza».

Come mai non ha citato Filippo Lombardi?

«Beh, Lombardi è una macchina da guerra. È una persona molto intelligente, che parla tante lingue e conosce tutti. Il problema è che lui è entrato in questa legislatura e si è trovato in un sistema molto diverso da quello cui era abituato. Comunque sì, scriva pure che è anche grazie a lui che sono entrato nel Centro».

Ah ecco, quindi è stato Lombardi a convincerla.

«Diciamo che ci siamo convinti insieme».

Non solo con Giudici, sono andato molto d’accordo anche con la famiglia Pelli. E con altri

In passato lei aveva ottimi rapporti con i politici PLR, a partire da Giorgio Giudici.

«Non solo con Giudici, sono andato molto d’accordo anche con la famiglia Pelli. E con altri. Ma erano altri tempi in cui si viveva più terre à terre, ci si incontrava nei bar, si parlava di persona. Oggi questo sistema non c’è più».

Ha valutato di passare ad altri partiti, per esempio alla Lega?

«No, la Lega è troppo populista, io sono più concreto. Sono un imprenditore da tanti anni, conosco il sistema economico. Quello della Lega non è un sistema economico reale».

Ma in fin dei conti, cos’ha il Centro più degli altri partiti?

«La concretezza, appunto».

Speziali non mi dispiace, gli manca solo un po’ di carattere

Il nuovo presidente del PLR Alessandro Speziali non è concreto?

«Speziali non mi dispiace, gli manca solo un po’ di carattere».

A Speziali non piace che si definisca la lista per il governo del PLR «mediocre».

«Mediocre? È già un complimento. Secondo me la lista è di un livello bassissimo».

Addirittura?

«Non so per quali motivi hanno messo in lista uno come Jean-Jacques Aeschlimann. Se dovesse essere eletto in governo e io in parlamento ci divertiremo. Lo massacro».

Io mi sveglio la mattina e lavoro, sto a fianco dei miei dipendenti, parlo con i clienti. E pago oltre 70mila franchi di stipendi al mese

C’è qualche screzio tra lei e Aeschlimann?

«No. Il fatto è che bisogna sapere cosa si vuole fare a livello politico. Io mi sveglio la mattina e lavoro, sto a fianco dei miei dipendenti, parlo con i clienti. E pago oltre 70mila franchi di stipendi al mese. Oggi in politica invece compaiono personaggi che non sanno nemmeno cosa sia il lavoro».

Se lei fosse eletto in Gran Consiglio, quali battaglie porterebbe avanti?

«Io credo che il Ticino abbia un potenziale immenso. Ma che non è capace di sfruttarlo, perché mette nelle posizioni di comando avvocati o banchieri che capiscono poco di accoglienza. Potremmo fare molto di più se ascoltassimo le persone che vengono qui, discutessimo con loro, cercassimo di capire cosa li ha attratti qui. Io non credo nei progetti megalomani ma nel valorizzare quello che siamo».

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