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Il toro per le corna

I grandi collezionisti scommettono sulle Lamborghini d’epoca
Red. Online
19.04.2021 12:05

Se la storia di Lamborghini fosse un’arte figurativa, sarebbe la taurocatapsia. Ferruccio Lamborghini fu un cultore della corrida e le sue auto portano nomi di tori da combattimento, ma la storia dell’azienda è come un salto acrobatico sopra l’animale mitico, capace di ribaltare le proprie stesse aspettative. Quel toro, per Lamborghini, fu Enzo Ferrari, sfidato e saltato dal «pilota di trattori» originario di Renazzo, che proprio affrontando il Drake passò dalla produzione di macchine agricole alla creazione di alcune fra le più straordinarie supercar di ogni epoca.

E sempre per eterogenesi dei fini, o per ribaltamento delle intenzioni, quelle che dovevano essere automobili «perfette anche se non particolarmente rivoluzionarie», sarebbero diventate splendidi e imperfetti rovesciamenti radicali della consuetudine motoristica. Due di esse, Miura e Countach, si rivelarono a tal punto carismatiche, da essere giunte fino a noi, spiazzanti e desiderate come allora. Ne ha dato recente conferma l’asta di Parigi organizzata il febbraio scorso da RM Sotheby’s, nella quale una Miura SV del 1971, telaio numero #4840, è stata battuta a 2,6 milioni di franchi, seconda cifra di sempre per una Lamborghini. Non lontana dai 2,8 milioni della Ferrari 275 GTB Long Nose, che nell’agosto 2020 ha stabilito il record di auto più costosa mai battuta online.

Esemplare fra le 150 Miura SV prodotte, fu trasformata in «tipo Jota» e quindi riportata alla sua fisionomia iniziale. E ancora strabiliante è stata la quotazione della più recente Countach LP 400 del 1977, appartenuta anche a Rod Stewart, aggiudicata per 860 mila franchi. Entrambe le automobili sono state riportate alla beltà originaria grazie a restauri eseguiti dai massimi esperti mondiali del marchio e una di esse, la Miura, ha ricevuto la certificazione ufficiale del Polo Storico Lamborghini. Ma se tutti conoscono il nome Lamborghini, solo gli appassionati padroneggiano quello di Marcello Gandini, dalla cui geniale matita sono nate entrambe le vetture. E se Fabrizio Buonamassa Stigliani parlava, qualche pagina fa, della Countach di Gandini come ispirazione per il Bulgari Finissimo, nella tensione esasperata e insieme disinvolta delle linee, anche in questo caso si torna alla taurocatapsia e ai salti acrobatici che ribaltano le aspettative.

La Countach - presentata l’11 marzo 1971 e che quindi festeggia i suoi primi 50 anni - in origine doveva montare il V12 Lamborghini da 5 litri, ma per una serie di vicissitudini tecniche ed economiche, nella sua prima versione in produzione, la LP 400 di cui sopra, monterà lo stesso V12 da 3.929 centimetri cubi della Miura. Il nome Countach, infine, non deriva da una razza di tori da combattimento, come da prammatica Lamborghini, bensì dall’esclamazione piemontese traducibile con «accipicchia!», pronunziata dal profilista di Bertone la prima volta che vide l’auto: countacc!