La Domenica del Corriere

Il sedime dell'USI sul tavolo

Il capodicastero Finanze ha risposto alle osservazioni dei capigruppo di PLR, Centro e PS – Dal riscatto dello stadio, passando per il Polo congressuale e il pacchetto di risparmi fino alla dismissione di alcune proprietà
Da sinistra: Pusterla, Ferrara, Righinetti, Chiesa e Beretta Piccoli. © Ti-Press/Elia Bianchi
Red. Lugano
16.02.2025 20:00

Una «manovra di rientro» all’orizzonte, la Città che strizza l’occhio ai privati e che apre riflessioni sul riscatto dello stadio (e del palazzetto) e sul futuro del Polo congressuale. Ma anche paventate dismissioni di proprietà «di peso», senza dimenticare un preventivo in rosso di una ventina di milioni. Il primo anno del nuovo capodicastero Finanze di Lugano, Marco Chiesa, è stato tutt’altro che avaro di temi e di sorprese. E neppure di critiche e osservazioni politiche. Ed è proprio a queste che il municipale ha risposto nel corso della puntata de «La domenica del Corriere» andata in onda questa sera su Teleticino. Ospiti del vicedirettore del Corriere del Ticino, Gianni Righinetti, i capigruppo Natalia Ferrara (PLR-PVL), Lorenzo Beretta Piccoli (Il Centro) e Nina Pusterla (La Sinistra).

Operazione ragionevole, ma..

Il fil rouge della puntata è stato il rapporto di Lugano con i privati. Ne è un esempio l’intenzione della Città di diventare proprietaria, il prima possibile, dell’Arena sportiva e del Palazzetto dello Sport, riscattandoli. Un’operazione ritenuta tutto sommato ragionevole dai capigruppo perché consente di risparmiare e quindi ridare ossigeno alle casse comunali, ma non priva di qualche neo. Da sinistra, Pusterla ha messo l’accento sull’«opacità e la mancata trasparenza del Municipio che ha fornito informazioni lacunose». Beretta Piccoli ha piuttosto fatto presente che se all’epoca «il contratto negoziato con la controparte privata non fosse stato fatto bene, oggi non avremmo questa opzione sul tavolo». Frecciatine invece sono giunte dal fronte liberale radicale, con un Municipio che, secondo Ferrara, «ha scoperto l’acqua calda» con l’operazione riscatto. «Doveva essere l’unica opzione dall’inizio, come avevamo suggerito l’anno scorso, ma la domanda di fondo è perché si è optato per il leasing che ha meno vantaggi».

Chiesa, in una recente intervista apparsa su queste colonne, spronava la Città ad aprirsi ai privati. L’ente pubblico ha quindi bisogno della loro stampella? ha chiesto Righinetti. «Non è facile trattare con i privati, ma è una via per realizzare delle opere. Non dobbiamo nasconderci su quale sarà in prospettiva l’opera più importante per la città di Lugano», ha ribattuto il municipale aprendo ad un altro grande tema sul tavolo (da anni) di palazzo Civico: il Polo congressuale. Un’opera che «la Città, da sola, è inverosimile sia in grado di realizzare - ha precisato Chiesa -. Parliamo di decine e decine di milioni di franchi quando in prospettiva il debito pubblico di Lugano aumenterà di circa 400 milioni. Laddove si può creare dell’economia, possiamo ragionare in termini di partenariato pubblico privato». «Non è realistico partire domani mattina visto che non sarà un’operazione a costo zero», ha ribattuto Beretta Piccoli suggerendo di studiare iniziative per fare andare avanti l’attività congressuale. Sulla stella lunghezza d’onda Pusterla, che ha parlato di un’opera «figlia di un modello mentale per cui è imprescindibile avere uno sviluppo congressuale. Si sta sempre più spingendo per la Lugano vetrina e non per la Lugano dei luganesi». Diametralmente opposta la visione del PLR, per cui la domanda da porsi non è tanto se fare accordi con i privati, piuttosto come farli. «Quando si parla di comparti così grandi bisogna avere anche il coraggio di chiedersi quale è la contropartita per chi ci vive. Quindi mi chiedo se davvero la zona del Campo Marzio Nord sia adatta per lo sviluppo del Polo congressuale. Magari Campo Marzio Sud».

Una proposta di acquisto?

Opere e investimenti che si scontrano con una realtà finanziaria non più florida come un tempo. Nei prossimi mesi è infatti atteso il pacchetto di risparmio allestito dal gruppo di lavoro, perché «la traiettoria presa dalle finanze pubbliche deve essere corretta. La misura più importante sarà quella di capire cosa vogliamo fare con eventuali disinvestimenti», ha sottolineato Chiesa. A proposito di dismissioni di proprietà, quanto conta di incassare la Città, ad esempio, da un’ipotetica vendita del Casinò? ha chiesto Righinetti. «Si poteva vendere a più di 150 milioni e non è stato fatto - ha ricordato Chiesa -. Oggi ne vale quasi un terzo». Piuttosto, secondo il municipale bisogna capire quanto vale quel sedime oppure se l’intenzione è volere ancora la casa da gioco in quel punto. «C’è anche da valutare il terreno dell’Università, che è di proprietà della Città. Sarebbe interessata ad acquistare il sedime? Cosa fare, poi, con il palazzo delle dogane?». Domande che rimangono aperte

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