La partita del centro

C’era una volta la politica del centro, un indirizzo portato avanti per molti anni dal PLR e dall’allora PPD. Oggi, invece, fra i due partiti storici le intese sono rare. Perché? Come mai questa situazione? E ancora: sarà possibile tornare al passato? Tutte domande che hanno caratterizzato «La domenica del Corriere» in onda ieri sera su TeleTicino. Gianni Righinetti, vicedirettore del CdT, ne ha discusso con Alessandro Speziali (presidente PLR), Giorgio Fonio (vicepresidente del Centro), Matteo Quadranti (capogruppo PLR) e Maurizio Agustoni (capogruppo del Centro). A rompere il ghiaccio è Speziali: «Un ritorno al passato glorioso? C’erano numeri diversi, anche in Parlamento. Fra i cittadini, l’affiliazione ai partiti era maggiore. Guardare indietro serve quindi a poco. Quello che bisogna fare oggi è raccogliere i valori dei rispettivi partiti e trasportarli nei temi di attualità. Una politica meno retorica. Sui temi principali, come sviluppo economico, territorio, scuola, sanità e socialità, i nostri partiti hanno ancora molto da dare. E tante volte sappiamo collaborare» nonostante alcune frizioni. È quindi un problema di numeri o c’è altro? «Farei attenzione a parlare di un centro politico in perdita», risponde Fonio. «Le cifre dicono altro. Viviamo un contesto, anche in Svizzera, di polarizzazione. E oggi c’è anche un polo di centro». Forse, aggiunge Fonio, mancano le collaborazioni. «Avevamo fatto un tentativo di congiunzione nel 2019. Purtroppo non si è concretizzato per tutta una serie di motivi», aggiunge Fonio. «Dal profilo storico c’è stata una lotta lunga decenni per il potere a livello comunale, cantonale e federale», ricorda Quadranti. «Siamo ancora partiti molto presenti negli enti locali, il che significa che non siamo in caduta libera. Io, ad ogni modo, ero contrario alla congiunzione nel 2019. La trovavo un’operazione un po’ improvvisata. L’idea di poter collaborare non l’ho però mai scartata». Ma bisogna capire su quali temi. «Spero che la Svizzera sia ancora legata alla mediazione, al compromesso. I nostri partiti sono ancora forti, ma in due non portiamo a casa niente. Serve trovare una terza forza». «Non parlerei di compromesso, ma di sintesi», commenta da parte sua Agustoni. «Non c’è più una parte politica liberale radicale, che nega ruoli politici alla sensibilità religiosa. E non c’è più una parte politica che non riconosce la laicità dello Stato. Ci sono tanti altri temi su cui discutere. L’alleanza del 2019 era promettente, non compromettente. In questa legislatura si è collaborato in maniera positiva. Sul 90% delle votazioni in Parlamento votiamo in maniera uguale. Ciò che manca, forse, è guardare al futuro e non solo alle contingenze». Ma tra PLR e Centro un accordo è ancora possibile? Righinetti sottolinea l’assenza di una proposta di indirizzo forte da parte dei due partiti. «Per ora non abbiamo fatto uscite reboanti, anche perché il cantone forse si è assuefatto a uscite di questo tipo», evidenzia Speziali. «Sulla scuola però stiamo lavorando bene, così come sull’autonomia degli enti locali. Nel concreto si fa molto assieme. Poi è vero, si può sempre fare di più». I ticinesi, dice ancora il presidente PLR, riconoscono il pragmatismo. «In questo momento non abbiamo lavorato a iniziative reboanti», riconosce Fonio. «Ma colgo in Speziali un’apertura per una collaborazione su progetti per il Ticino del futuro». Quadranti propone invece una lista di temi da condividere e su cui lavorare a livello parlamentare.
È indubbio, ad ogni modo, che in questa fase i poli rischiano di schiacciare il centro politico. Non mancano, ad esempio, «fughe» su temi di destra o di sinistra da parte di deputati centristi. «Il partito non è una caserma», ammonisce Speziali. C’è, insomma, libertà. Il presidente liberale-radicale fa però autocritica: «A livello di comunicazione potremmo essere più spigliati e meno ingessati». «Io faccio parte di quella parte del partito che ogni tanto si smarca», rileva Fonio. «Fa bene alla democrazia in generale. Il confronto interno è importante. Poter esprimere le proprie opinioni è un valore del centro politico». «Se non si tratta di temi strategici o fondamentali, anche se qualcuno scappa via non è grave», ribadisce da parte sua Quadranti. «Ho sostenuto due iniziative presentate da comitati misti», ricorda Agustoni. «La differenza tra i centristi e i poli, è che noi siamo in grado di trovare soluzioni in Parlamento senza ricorrere alla raccolta firme».