Svizzera, Cassis e politica estera fra alcune lodi e molte critiche
«Siamo ancora svizzeri?». Questo il titolo della Domenica del Corriere andata in onda su Teleticino. Gianni Righinetti si è dunque concentrato sulla politica estera, e ha coinvolto sei candidati alla Camera bassa: Natalia Ferrara (PLR), Daniele Caverzasio (Lega), Danilo Forini (PS), Giuseppe Cotti (Centro), Evaristo Roncelli (Avanti con Ticino&Lavoro) e Max Spiess (UDC).
«Come sta la nostra neutralità?», attacca Spiess. «È messa in pericolo dagli ultimi avvenimenti. Dopo l’invasione della Russia in Ucraina potevamo distinguerci, ma non l’abbiamo fatto. Ci siamo schierati». «Possiamo e dobbiamo fare di più», rileva a sua volta Ferrara. «Stiamo parlando di neutralità perché c’è una guerra in corso. Il mondo ci guarda, e si aspetta che facciamo la nostra parte: ossia che cerchiamo di far tornare la pace permettendo comunque all’Ucraina di difendersi». Per Roncelli, invece, «non sta molto bene l’immagine della neutralità svizzera all’estero, e la disponibilità degli altri a farci rimanere neutrali». «La neutralità è zoppicante», rileva invece Cotti. «Per due motivi: il primo è che la base legale poggia su convenzioni obsolete. Il secondo è che attorno al concetto di neutralità regna confusione. Nella Confederazione, dopo l’aggressione della Russia, non s’è fatta una discussione vera attorno al tema». Per Forini, «non possiamo essere esenti dal giudicare un atto come quello della Russia nei confronti dell’Ucraina. Le sanzioni sono doverose anche per chi è neutrale». «Sposo l’idea che Berna si è mossa troppo velocemente», rileva dal canto sua Caverzasio. «La neutralità deve essere mantenuta in modo chiaro, senza dare peso alle pressioni esterne».
Sul tavolo del dibattito sono poi entrate la NATO e l’UE. Come sono i rapporti fra Berna e queste due istituzioni? «Oggi si stanno formando ancora due blocchi», spiega Cotti. «E come nella Guerra fredda, la Svizzera non ha avuto nessun problema a collaborare con NATO e UE. Andare da soli nel campo della sicurezza non è praticabile». Per Spiess, «finché si parla di collaborazione sono d’accordo». Ma per un’adesione «dovrei pensarci parecchio». «L’essenza della neutralità è promuovere la pace, e per questo servono collaborazioni», dice Roncelli. «Non si entra in discussione per un’adesione, ma per una collaborazione sì. Non significa mettere in discussione la neutralità», sottolinea Caverzasio. «L’Europa è il nostro partner ideale», taglia corto Ferrara. «Non siamo un’isola». «Altri vorrebbero la dipendenza totale dall’estero», provoca Caverzasio indicando la sinistra. «Per fortuna ci siete voi», risponde a tono Forini. «Piantatela di dire cosa pensa il PS». In chiusura, la Svizzera è da promuovere o bocciare in materia di politica estera? «Si è mossa abbastanza bene», chiosa Roncelli. «Cassis? Ogni volta che parla porta voti alla Lega. A volte appare imbarazzante». «La Svizzera è stata eletta nel consiglio di sicurezza dell’ONU. Cassis parla a New York. Al di à della comunicazione, il suo lavoro vale un 5 su 6», sostiene Ferrara. «Il giudizio non può essere molto positivo», dice invece Forini. «Sono molto critico su Cassis. Come politico è stato il più grande lobbista delle casse malati. Come ministro, mi chiedo cosa abbia fatto». Anche Spiess è critico. «A volte è andato oltre il suo ruolo».