La fine di una storia e un nuovo inizio sotto lo sguardo di Giano
Alla fine di un anno viene naturale parlare di cambiamento; è la fine di un ciclo, che per il nostro calendario - quello Gregoriano - cade regolarmente a pochi giorni dal solstizio d’inverno (mentre ad esempio in quello islamico cambia sempre retrocedendo di 11 giorni ogni anno e in quello cinese varia tra il 21 gennaio e il 19 febbraio). Tant’è vero che gennaio deriva dal termine latino «ianua» che significa «porta, uscio» e quindi, per traslato, gennaio è la «porta» dell’anno. Di entrata in quello nuovo e di uscita da quello vecchio. Infatti, il dio Ianus - il nostro Giano «bifronte», dio delle cose che iniziano (materialmente e non) era rappresentato da un doppio volto rivolto in avanti e indietro, a simboleggiare la capacità del dio di guardare contemporaneamente passato e futuro. 11 mesi fa, per la ripartenza di Illustrazione Ticinese, mi auguravo di riuscire a portare avanti con qualità ed entusiasmo una testata storica per il nostro Cantone e, dopo quasi un anno, sono felice di essere arrivato alla fine di questa avventura avendo tenuto fede a quel desiderio programmatico. Si, perché con il nuovo anno, la nostra rivista vedrà ancora una trasformazione, diventando - come già successo più volte nella sua lunga storia - qualcosa di diverso.
Ma non tutti i cambiamenti avvengono per desiderio o per spinta creativa, alcuni, come quelli che stanno vedendo protagonista il Gruppo Corriere del Ticino, possono essere figli di tempi duri come quelli che stiamo vivendo. La dimensione economica permea la nostra società e la condiziona in ogni suo aspetto, soprattutto quando avvengono eventi epocali. Eventi che mettono a nudo la complessità caratteristica dei rapporti che intercorrono tra gli 8 miliardi di persone che compongono la specie umana. Abbiamo superato una pandemia con l’onda lunga della crisi conseguente che ancora deve finire di stendersi ed è scoppiata una guerra sulla porta di casa a scompigliare di nuovo le carte. E ora, un po’ tristi e un po’ confusi, ci adattiamo a pagarne lo scotto in termini economici (oltre che sociali). Eppure ogni trasformazione, ogni cambiamento, ogni rivoluzione porta con sé qualcosa che prima o poi si rivelerà positivo: quando tutto si muove, la vita continua e si veste di nuove forme. La fine c’è solo quando tutto si ferma. Ecco dunque perché il numero che state leggendo di Illustrazione Ticinese non deve essere visto come la fine di qualcosa, ma un nuovo inizio sospinto verso un futuro più chiaro e sereno. E questo è anche il mio augurio per tutti voi: che finisca un anno duro e ne cominci uno migliore!