L'intervista

«A Muralto stiamo bene da soli»

Il comune più piccolo del Ticino vuole rimanere tale, e il sindaco Gilardi avverte: «Gli scontenti delle aggregazioni stanno aumentando»
©Chiara Zocchetti
Andrea Stern
Andrea Stern
13.04.2025 12:00

L’entusiasmo per il raggiungimento di quota 100 comuni non ha raggiunto Muralto, che con i suoi 60 ettari è il comune più piccolo del Ticino e tale intende restare. «Non siamo dei neinsager, non siamo a priori contro le fusioni, ma qui a Muralto stiamo bene così», afferma Stefano Gilardi, sindaco da 25 anni di un comune che continua a chiamarsi fuori da qualsiasi discorso aggregativo urbano del Locarnese.

Dottor Gilardi, non le sembra una posizione antistorica?
«È una domanda interessante perché io credo al contrario di avere una posizione storica. La forza della Svizzera è sempre stata quella di non fondere le autonomie bensì di metterle in associazione. Di non fare una nazione bensì una Confederazione. Quindi non sono preoccupato. Piuttosto mi preoccupa la globalizzazione, che è utilissima per la messa in comune del sapere ma molto pericolosa per lo scollamento che crea tra l’identità del territorio e i suoi abitanti».

Non siamo più ai tempi in cui si nasce e si muore nello stesso comune. È normale che il legame con il territorio venga un po’ meno.
«Bisogna chiedersi perché. Io spero che in certe comunità, come la nostra, ci sia ancora la voglia nella maggioranza della popolazione di condividere la gestione del territorio. Questo lo si può fare solo coltivando l’associazionismo radicato nel territorio. Così il cittadino si sente a casa sua e ci tiene a gestirla bene, sicuramente meglio rispetto a una casa «anonima». Perché sa di cosa ha bisogno».

Di cosa ha bisogno il cittadino?
«Ha bisogno di servizi, di immediatezza e soprattutto di prossimità. Con gli altri comuni si possono condividere i servizi di base, come l’ambulanza, i servizi domiciliari, l’ospedale, i pompieri e la sicurezza. Ma i servizi di prossimità sono più specifici. La chiave sta nel combinarli in modo intelligente. E poi chiedersi: il cittadino sta bene nel suo comune? A Muralto sembrerebbe che la stragrande maggioranza stia bene».

Magari starebbe bene anche se dovesse sbrigare le pratiche a Locarno.
«Invece che sbrigarle più rapidamente con un’amministrazione efficiente e vicina agli amministrati, che conosce bene?».

Voi potete permettervi un’amministrazione efficiente, altri comuni no.
«La nostra è un’amministrazione costruita negli anni, con lo scopo di migliorare la qualità di vita dei cittadini e tenendo conto dell’evoluzione della società».

Voi restate da soli, gli altri si aggreghino pure. Non è egoismo?
«Non è il nostro atteggiamento. Noi siamo autonomi ma non siamo un’isola. Accogliamo, organizziamo e sussidiamo attività culturali, sportive e ricreative di valenza regionale. Ci sentiamo fieramente locarnesi. Siamo parte di questa biodiversità amministrativa che funziona bene e che quindi da parte nostra non vediamo motivo di cambiare».

C’è anche chi è contento delle aggregazioni.
«Sicuramente. Ma cresce il numero degli scontenti. Incontro tanti cittadini disillusi dalle aggregazioni e soprattutto frustrati dalla percezione che non si possa più fare marcia indietro».

Qualcuno dice che negli ultimi anni il Locarnese sia rimasto al traino, rispetto a realtà aggregate come Bellinzona, Lugano e Mendrisio.
«Qualche mese fa degli studi di un istituto bancario e della Handelszeitung hanno valutato i comuni con la migliore qualità di vita. Ai primi posti figurano tre comuni locarnesi tra cui Muralto. La domanda è: come mai in questi comuni non aggregati si vive così bene? Questi studi scientifici indipendenti mettono in risalto l’importanza dei servizi di prossimità e di qualità. Dovrebbe far meditare».

Sicuramente nel Locarnese si vive bene. Ma non crede che uniti avreste più potere contrattuale?
«Il Locarnese è unito quando deve difendere i suoi interessi. Mi permetto di ricordare che anni orsono il Locarnese votò compatto a favore della variante 95, il collegamento stradale sul Piano di Magadino, progetto non accettato dalla maggioranza extra-locarnese. Altri progetti regionali sono invece stati realizzati».

Ci fosse un solo comune, sarebbe capace di battere meglio i pugni a Bellinzona.
«No, io mi distanzio da questo discorso. Siamo in democrazia e non penso che si debba andare a Bellinzona a picchiare i pugni. Non è rispettoso della democrazia e delle persone che ci governano».

Non sarà rispettoso, ma può essere efficace.
«Un giorno ho sentito un esponente dell’amministrazione cantonale dire che il Mendrisiotto stava scavalcando il Locarnese. Ma cosa significa scavalcare? Io spero che il Mendrisiotto vada sempre meglio, ma non c’è alcuna competizione tra noi. Piuttosto una complementarità. Il turismo, fusione o non fusione, continuerà a privilegiare il Locarnese. E toccherà a noi curare al meglio il territorio, con la prossimità, quella che ti permette di notare subito che una tubatura è saltata e ripararla al più presto».

Anche a Lugano si riparano le strade.
«Sì, le riparano benissimo anche a Lugano. Ma è probabilmente più facile prendersi cura di un territorio piccolo, dove si può intervenire immediatamente».

Nel Locarnese c’è un nuovo progetto aggregativo, al quale Muralto non partecipa. Non teme che il suo Comune possa ritrovarsi circondato dalla grande Locarno.
«Chi vivrà vedrà (ride). Ad ogni modo tra i cittadini non riscontro il timore dell’assedio».

Muralto non si aggregherà mai?
«Auspico che la popolazione possa esprimersi, se del caso, tramite un sondaggio preliminare per sapere se i rispettivi municipi debbano adoperarsi per studiare una fusione di prossimità e di similitudine. Ad esempio, tra Orselina, Muralto e Brione sopra Minusio. Molti cittadini ora desiderano questo passo, molto democratico e rispettoso. Tra l’altro i cittadini di questi paesi sono accomunati da una storia comune alle spalle e molti di loro sono fortemente radicati nel territorio in quanto proprietari da tempo della loro dimora».

Quello che vi fa paura è diventare un semplice quartiere di Locarno?
«Vale il discorso del paventato assedio. Non è per paura che restiamo fuori dal discorso aggregativo urbano, ma perché non ci interessa. A Muralto la gente sta bene. Non vediamo in che modo quello scenario aggregativo potrebbe contribuire a farla stare ancora meglio».

Se nel Locarnese si sta così bene, perché si è tornati a parlare di aggregazioni?
«È il Dipartimento delle Istituzioni che promuove il discorso. Magari anche la città di Locarno vorrebbe sentirsi più forte, con una base più larga. Ma di fusioni in fusioni, si può anche arrivare a non raggiungere lo scopo di una migliore amministrazione e di una migliore qualità di vita dei cittadini».

Il Cantone dice che i comuni sono ancora troppi.
«Può essere vero. Non ho i dati per esprimermi su ogni situazione. Quello che posso notare è che da una parte si dice di voler amministrare la cosa pubblica in maniera più razionale, dall’altra si continua ad aumentare il numero di dipendenti pubblici. Noi a Muralto non abbiamo esuberi, siamo un comune commisurato alla nostra realtà. E tale vogliamo restare».

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