Il commento

A proposito di diritti umani

In soli 100 giorni la «Coalizione per le multinazionali responsabili» ha raccolto oltre 200.000 firme a favore della petizione che chiede al Consiglio federale e al Parlamento una legge efficace sulla responsabilità delle multinazionali
Jenny Assi
11.12.2022 07:00

In soli 100 giorni la «Coalizione per le multinazionali responsabili» ha raccolto oltre 200.000 firme a favore della petizione che chiede al Consiglio federale e al Parlamento una legge efficace sulla responsabilità delle multinazionali. La legge dovrà contenere un obbligo di dovuta diligenza in termini di diritti umani e protezione ambientale basato sui rischi e in conformità con gli standard internazionali.

In particolare i principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani e quelli dell’OCSE per le imprese multinazionali. Il successo della petizione dimostra un’accresciuta sensibilità da parte della cittadinanza che non vuole più che la Svizzera resti l’unico Paese europeo senza una legge sulla responsabilità delle multinazionali. Diversi paesi, tra cui anche quelli a forte tradizione liberista, come Stati Uniti e Inghilterra dispongono già di normative che proteggono alcuni diritti umani specifici, come ad esempio il divieto di forme di schiavitù moderna all’interno delle catene di fornitura. L’Unione Europea intende però fare progressi. L’adozione della Direttiva sull’obbligo di rendicontazione della sostenibilità delle imprese è la più ambiziosa al mondo e darà un nuovo volto alla globalizzazione. Ad essere determinante, negli scambi commerciali, non sarà più solo il prezzo ma concorreranno una molteplicità di criteri sociali e ambientali. Anche le multinazionali svizzere saranno toccate da questa Direttiva, considerata la presenza di loro filiali nei paesi dell’UE. L’adozione dei principi guida delle Nazioni Unite comporta l’applicazione di tutte le principali convenzioni internazionali sulla protezione dei diritti umani (diritto alla libertà, alla sicurezza, alla remunerazione equa, all’uguaglianza di trattamento, alla salute, all’istruzione). Dove hanno fallito i governi, nel promuovere e concretizzare i principi democratici nei paesi in via di sviluppo, ora viene attribuita responsabilità ai privati, con il commercio.

Quale ruolo giocheranno le Organizzazioni Non Governative in questa transizione? La maggior parte di loro gestisce infatti progetti di cooperazione e sviluppo in molti paesi del mondo, conosce i bisogni della popolazione locale e le normative internazionali. Molte ONG hanno già compiuto la scelta di mettersi al fianco delle imprese per supportarle nel condurre progetti di protezione dei diritti umani e dell’ambiente nella catena di fornitura, laddove ad esempio si coltiva caffè, cacao o si estraggono minerali. Per altre ONG invece la collaborazione con le imprese non è ancora una scelta, poiché vorrebbe dire mescolarsi con chi agisce contro i loro valori e principi etici. La nuova normativa europea e la petizione depositata in Svizzera comportano un cambiamento radicale della globalizzazione. Le imprese dovranno attrezzarsi per comprendere come proteggere i diritti umani e l’ambiente in tutti i paesi in cui dispongono di loro fornitori. Le ONG dovranno invece scegliere se fornire il loro contributo alla transizione, mettendo le loro competenze al servizio della tutela dei diritti umani e dell’ambiente nelle catene di fornitura di tutto il mondo o se invece restare sul fronte dell’opposizione. La transizione non potrà essere realizzata in pochi giorni ma ci vorranno anni e i progressi dipenderanno molto anche dalla capacità di imprese e ONG di collaborare per un obiettivo comune.