Il personaggio

«Aerei e petroliere mi hanno deluso, per questo sono tornato»

Daniele Farrace lavora da quattro anni alla AEM di Massagno ed è senz'altro un prezioso «cervello» rientrato in Ticino
Prisca Dindo
09.03.2025 16:53

Daniele Farrace, da quattro anni Chief Innovation Officer presso l’AEM, l’Azienda Elettrica di Massagno, non si nasconde dietro un dito. «Durante il mio primo colloquio di lavoro che avrebbe potuto riportarmi in Ticino, mi vennero i brividi alla schiena». Il suo timore, era che questo Cantone avrebbe potuto risultargli troppo stretto a livello professionale. Alle spalle aveva quindici anni vissuti a Zurigo. Dapprima la laurea, poi il dottorato seguito da un post dottorato. Una carriera accademica all’ETH zurighese seguita da diverse esperienze in aziende con migliaia di dipendenti. «Invece la realtà con la quale mi stavo confrontando, mi sembrava lontana anni luce dal rigore che avevo vissuto fino a quel momento dall’altra parte del Gottardo». Poi c’è stato quel caffè con Paolo Rossi, allora direttore presso l’AEM, e tutto è diventato più semplice. «Con il suo entusiasmo lui mi fece capire che in questa piccola azienda c’era davvero voglia di innovazione. Quello che l’allora direttore mi descriveva non era un capriccio estemporaneo, bensì una volontà di investire in questo settore strategico a lungo termine. Accettai la sfida. Gli diedi fiducia ed ebbi ragione».

Da sempre spinto dalla curiosità

Daniele Farrace nasce l’8 luglio del 1987 a Rorschach, un paesino nel canton San Gallo. Dopo una breve parentesi in Italia, verso la fine degli anni ’90 la sua famiglia si trasferisce a Giubiasco, dove Daniele frequenta tutte le scuole dell’obbligo a partire dalla quarta elementare. «Ricordo che fin da bambino smontavo e rimontavo oggetti di qualsiasi tipo, spinto dalla curiosità di capire come funzionassero. Oppure costruivo modellini di funivie o piccoli circuiti elettrici. Insomma, già allora ero un tipo predisposto alla tecnica!». Tanto che quando si tratta di scegliere l’indirizzo liceale, Daniele opta per FAM, Fisica e applicazioni della matematica «beh, non essendo particolarmente incline alle materie umanistiche, la scelta per me era piuttosto ovvia».

Numeri, che passione!

L’attrazione per i numeri lo conduce all’ETH di Zurigo, dove si iscrive alla facoltà di Ingegneria meccanica: Bachelor con la specializzazione sui processi industriali e sull’energia, Master focalizzato sull’aerospaziale. «Sapevo che gli sbocchi professionali in Svizzera in questo campo non erano molti, malgrado ciò mi sono buttato e mi è piaciuto un sacco, tanto che dedicai pure il mio dottorato a questo settore estremamente di nicchia». Durante i tre anni di dottorato, Daniele si dedica all’analisi e alla simulazione computerizzata di modelli di combustione, con particolare attenzione ai motori aeronautici. Una specializzazione nella specializzazione. «È stato un percorso impegnativo, soprattutto nell’ultima fase del dottorato. Non solo. Terminati i tre anni, c’era un progetto da portare avanti perciò mi chiesero di fare anche un post dottorato. Avrei voluto dire di no, ma il senso del dovere me lo impedì, perciò dedicai agli studi accademici altri nove mesi».

L’esperienza in un gigante mondiale

Dopo l’avventura accademica, il ticinese comincia alla Winterthur Gas & Diesel, azienda internazionale specializzata nello sviluppo di motori per grandi navi commerciali. L’esperienza professionale gli piace molto, soprattutto dal profilo tecnico. «Sviluppavamo i motori per le più grandi navi del mondo. Era un prodotto concreto e molto complesso. Avevo responsabilità. Tuttavia, visto il settore, l’azienda non era particolarmente aperta all’innovazione, e dopo un anno e mezzo decisi di intraprendere un nuovo percorso, più vicino alle mie aspirazioni».

Da un’azienda che contava «soltanto» trecento dipendenti, Daniele passa alla Leoni AG, un gigante mondiale con sede a Norimberga da ottantamila dipendenti che produce cavi elettrici e sistemi di cablaggio per l’automotive e altre industrie. «Avevano creato nel cuore di Zurigo un think tank, ovvero un incubatore per la digitalizzazione dell’azienda e dei suoi prodotti. Nel giro di poco tempo siamo cresciuti molto. È stato molto interessante perché potevamo essere creativi, c’era tanta innovazione. Per la prima volta avevo visto come un’azienda poteva essere rinnovata, dall’interno e dall’esterno». Dopo diversi anni in azienda e molti progetti portati a termine, il Ticino inaspettatamente chiamò.

Il ritorno

In Ticino si apre una posizione interessante alla AEM. «Mi candidai senza farmi grandi illusioni, visto che non ero ancora pronto per tornare in Ticino in quegli anni». L’AEM lo invita ad un primo colloquio. Poi ad un secondo. «È in questo momento che ho avuto paura: per la prima volta mi confrontavo con una realtà ticinese e non mi aveva fatto una gran bella impressione. I campanelli d’allarme erano tanti ma poi per fortuna Paolo Rossi mi convinse. Da quel giorno sono passati più di quattro anni ed ora gestisco un team di cinque persone. Facciamo progetti innovativi nel campo dell’energia rinnovabile. Auto elettriche, flessibilità energetica, reti intelligenti. Non facciamo ricerca fine a sé stessa. Trasformiamo progetti in soluzioni concrete, che possono creare valore». Nel frattempo, il trentottenne si iscrive all’executive MBA di San Gallo, un vero e proprio ritorno alle origini, in cui consolida le sue conoscenze manageriali. «Grazie al supporto dell’azienda e dell’attuale direttore Rolf Endriss ho avuto il privilegio di accedere a un percorso formativo di altissimo livello, che mi ha permesso di crescere sia dal punto di vista professionale che personale».

L’empatia del Ticino

Quando gli chiediamo cosa gli piace del Ticino, a parte il posto di lavoro, lui non ha un attimo di esitazione: «Il clima! Sarà un cliché ma è così. I cieli zurighesi sono coperti da novembre fino ad marzo, mentre qui il sole splende la maggior parte del tempo. E poi ci sono le relazioni umane che contano: noi ticinesi sappiamo essere estremamente accoglienti, ed è un aspetto che ho imparato ad apprezzare ogni giorno di più».

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