Il fisico

Alla ricerca della postura ideale

«Schiena e cervicale? Ci muoviamo poco e spesso ci alleniamo nel modo sbagliato»
Giorgia Cimma Sommaruga
19.02.2023 17:00

Mal di schiena. Arti indolenziti, cervicalgia e giramenti di testa. Quante ore al giorno passiamo assumendo una postura sbagliata? Ma poi. Esiste davvero un postura corretta? Queste sono solo alcune delle domande che ci poniamo quando ci troviamo letteralmente «bloccati». E poi i dati parlano chiaro. Secondo la relazione della «Lega svizzera contro il reumatismo» del 2020 più dell’80% della popolazione «soffre almeno una volta nella vita di mal di schiena», e ancora, «anche dopo un banale raffreddore, i dolori alla schiena sono i secondi disturbi alla salute più frequenti». E, a completare il quadro, tra chi riscontra dolore dorsale, la maggior parte se ne libera nel giro di qualche giorno, ma «il 30% dei pazienti sviluppa disturbi cronici».

Sulla postura si è detto molto negli anni, e se in passato per assumere quella corretta i giovani «di buona famiglia» erano costretti a svolgere durissimi esercizi portando dei libri in testa (e non farli cadere) oppure sotto braccio, «oggi è ormai evidente che la postura perfetta non esiste, ma è indispensabile valutare da caso a caso», spiega Marco Alfano, osteopata e responsabile Area salute del Centro di Lugano.

Gestire lo stress muscolare

In uno studio di PubMed del 2019 «è stato chiesto ad un gruppo di fisioterapisti - spiega Marco Alfano -, di scegliere tra 3 opzioni la postura perfetta da assumere quando si è seduti e in piedi. Si evince che i professionisti hanno selezionato come corrette ben tre diverse posizioni sedute e due diverse in piedi. Questo testimonia che non c’è un consenso completo e non è possibile identificare una sola e univoca postura ottimale». Inoltre secondo Alfano è interessante notare come i fisioterapisti abbiano giustificato le proprie scelte, «utilizzando argomenti molto simili: il mantenimento delle curve naturali o l’attivazione muscolare». E allora esiste una soluzione? Sì, ma su misura. «Lo specialista deve valutare prima di tutto la funzionalità della postura, della schiena, della muscolatura della persona all’interno del suo quotidiano. E poi la propria capacità di muoversi e la percezione del proprio corpo. In secondo luogo è fondamentale la tolleranza del soggetto. E per me significa la capacità della persona di gestire uno stress - in questo caso - muscolo tensivo». È possibile tuttavia gestire queste situazioni. «Senza dimenticare che esiste un corredo genetico che può essere più o meno dalla nostra parte, esiste un fattore sul quale possiamo lavorare direttamente: quanto movimento facciamo? Siamo molto più sedentari di quanto crediamo, dunque la ginnastica è indispensabile». Anche nel caso della ginnastica però, conferma Alfano, non esiste quella adatta per tutti.

Il falso mito

E se per anni siamo stati abituati a sentire che «il nuoto» era la risposta ad ogni problema posturale, lo specialista risponde: «Bisognerebbe valutare se il soggetto ha una buona acquaticità perché se no non è in grado di sviluppare un buon allenamento, dunque una muscolatura che possa migliorare la sua situazione. Rischierebbe di andare a creare sovraccarico e quindi nuocere - involontariamente - alla propria salute».

I casi frequenti

E tra i casi più frequenti c’è l’emicrania. «Nel nostro centro ci capita spesso di avere a che fare con persone che soffrono di cefalee ed emicranie. Grazie al lavoro di squadra dove i fisioterapisti si occupano della terapia manuale e io della parte di attivazione motoria ed educazione al movimento si sono ottenuti degli ottimi risultati. Ad esempio mi viene in mente una nostra paziente che mai avrebbe pensato di fare ginnastica 2 o 3 volte a settimana e di ridurre drasticamente gli episodi di mal di testa. Insomma un vero e proprio benessere psicofisico». Spesso ci si trova ad affrontare un dolore di un determinato distretto come può essere la cervicale. «E poi si scopre - spiega Alfano -, dopo un’attenta valutazione, che per risolvere il problema della cervicale bisogna migliorare la mobilità di un altro distretto che può essere la dorsale. Tante volte l’approccio non è sempre sintomatologico ma causale». Quindi, in altre parole, a volte facendo un ottimo esercizio di mobilità su un altro distretto si hanno degli ottimi benefici in un’altra area.

Gradualità e tolleranza

E se la muscolatura è in grado di aiutare il proprio corpo a sopportare determinati stress, in questo caso esiste il modo giusto per sollecitarla. «Bisogna fare i corretti passaggi. Allenarsi non significa solo passare dal non allenarsi ad allenarsi, ma farlo con gradualità. Il professionista, oltre a verificare che i movimenti siano fatti nel modo corretto, ha il compito di individuare il giusto dosaggio. Come si usa per i farmaci. L’esercizio fisico può essere «prescritto» con il giusto dosaggio, affinché sia utile e non dannoso, perché in alcuni casi esagerare può causare veri danni».