Reportage

Anche i passatori piangono

Un'auto intercettata a Stabio, scattano le manette: la cronaca «in diretta» della Domenica
L'auto fermata a Stabio ©Gabriele Putzu
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
25.06.2023 06:00

Livido in viso. Le mani sulla faccia. Ora che è in cella il passatore piange. Eppure, prima delle lacrime versate sui bermuda hawaiani e sulla maglietta nera, era rimasto impassibile. Impassibile quando, circa due ore prima, verso le 21 di mercoledì scorso, due pattuglie dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) lo hanno fermato a Stabio, bloccandogli la strada. Indifferente quando è stato ammanettato e ha dovuto abbassare la testa per entrare nell’auto che l’avrebbe portato poco dopo nell’ufficio delle Dogane a Mendrisio. E imperscrutabile anche quando ha varcato per la prima volta la soglia della cella. Poi, improvvisamente ha preso la testa tra le mani e ha pianto. Come un bambino. Nello stesso momento un bambino, un bambino vero, ha smesso di piangere. Sua madre gli sta tenendo la mano e sorride. Perché per loro il peggio è alle spalle.

Il momento dell'arresto del passatore e di un passeggero, poi liberato. © CdT/Gabriele Putzu
Il momento dell'arresto del passatore e di un passeggero, poi liberato. © CdT/Gabriele Putzu

Almeno questo è quello che pensa la madre che guarda quelle che una volta si chiamavano guardie di confine e si rasserena. Perché lei non andrà in prigione. Non ci andrà anche se la sua è stata un’entrata irregolare in Svizzera e sarà obbligata a lasciare il Paese dato che non ha chiesto l’asilo. Non ci andrà anche se in un primo momento l’ha pensato vedendo tutte quelle divise blu. Che le hanno fatto domande, le hanno chiesto dove voleva andare e quanto ha pagato per infilarsi in un’auto con un passatore.

Ora il piccolo sta disegnando. Farfalle e fiori. Colorati di giallo e arancione. Non piange più. Anche la madre si è calmata e forse ha anche il tempo di riannodare il nastro. La sua storia del resto è simile a quella dei molti migranti che partono per cercare di raggiungere l’Europa. Un esodo in realtà. Perché i flussi migratori , dopo il periodo pandemico, sono ricominciati. Incessanti.

I controlli in centrale. © CdT/Gabriele Putzu
I controlli in centrale. © CdT/Gabriele Putzu

Dalla Turchia a Stoccarda

Settemila euro è la cifra che ha pagato per andare dalla Turchia a Stoccarda. Settemila euro versati in anticipo a un imprecisato contatto. Insieme al suo bambino non ha però preso un barcone, non ha attraversato il mare. Ma è salita su un aereo. Che dalla Turchia l’ha portata in un Paese dell’Est Europa. Dove di solito è più facile entrare nell’Unione europea. Da lì ha preso un altro trasporto fino a Milano. Forse un treno. Poi, è salita sull’auto guidata dal passatore lituano che avrebbe dovuto condurla fino in Germania. Avrebbe dovuto. Perché l’uomo ora è in cella che piange. In attesa di essere preso in consegna dalla polizia. Che lo denuncerà per infrazione alla Legge sugli stranieri.

Un sistema oliato

L’uomo si tiene la testa tra le mani e piange. Non si sa quanto ignaro del sistema messo in piedi dalle organizzazioni criminali che lucrano sui migranti. Organizzazioni in piena regola che, come tour operator si occupano di tutto il trasporto dalla partenza all’arrivo, affidandosi di volta in volta a criminalità locali. Che gestiscono il proprio tratto di competenza. Un sistema oliato. A mosaico. Fatto di incastri. Dove ognuno ha il proprio ruolo e risponde a un ordine già deciso dai vertici dell’organizzazione. Anche il passatore che ha attraversato oggi il confine svizzero da Sud è lituano. Come lituani sono i due uomini fermati da una pattuglia mista, composta da agenti della Polizia di Stato italiana e dell’UDSC il 12 giugno poco prima di Clivio in territorio italiano, alla guida di due veicoli con a bordo, ammassati alla bell’e meglio anche nei bauli, quindici migranti clandestini. Tutti di etnia curda e tutti intenzionati a raggiungere i propri familiari in Francia e Germania. Tra loro anche tre giovani madri con quattro bambini di età tra i due e i cinque anni.

Il controllo degli effetti personali, durante gli accertamenti. © CdT/Gabriele Putzu
Il controllo degli effetti personali, durante gli accertamenti. © CdT/Gabriele Putzu

Oggi il passatore piange anche se chi decide di affidarsi al sistema deve sborsare soldi. Tanti soldi. Così, chi non può permettersi di pagare tra i 5 e i 7mila euro per arrivare da un punto A a un punto B in poco tempo, come ad esempio gli afgani o le persone provenienti dall’Africa centrale, ripiega su rotte e organizzazioni più a basso costo. Che significa spostarsi da uno Stato all’altro senza nessuna certezza. A volte per settimane e mesi interi. A volte prendendo barche e barconi che affondano o sbarcano non si sa come.

Turchi, curdi, siriani...

Anche i due siriani che continuano a parlare tra loro hanno pagato per mettersi a bordo dell’auto fermata mercoledì sera. Hanno pagato per un viaggio solo all’apparenza comodo e assicurato. E non sono i soli. Sulle auto dei presunti passatori in questi giorni viaggiano anche turchi, curdi, indiani, bengalesi e cingalesi. Tutti gli altri invece si arrangiano. Gli afgani entrano in Svizzera per lo più in treno. Sono giovani. Non parlano inglese. E il più delle volte chiedono asilo. Tutti gli altri spesso vogliono invece solo proseguire. Anche se attraversano la Svizzera non vogliono fermarsi. Francia e Germania le tappe finali del loro viagMentre i

Mentre il figlio gioca, la madre compila dei moduli per definire la sua posizione. © CdT/Gabriele Putzu
Mentre il figlio gioca, la madre compila dei moduli per definire la sua posizione. © CdT/Gabriele Putzu

I due siriani ogni tanto parlottano tra loro. Guardano al di là del vetro. Il più giovane chiede di andare in bagno. Viene accontentato. Dopo pochi minuti, è di ritorno e si risiede accanto all’uomo più anziano. Che all’apparenza è molto tranquillo. Il giovane è invece sudato. Forse perché quando l’auto con il passatore lituano è stata fermata era seduto accanto al conducente. Non sapendo che ruolo avesse e vedendolo sul sedile anteriore gli uomini delle Dogane lo hanno ammanettato per alcuni minuti. Poi lo hanno liberato. Perché tutto è avvenuto in pochi attimi. Come una scena di un film d’azione. I lampeggianti blu, la pattuglia che blocca l’auto guidata dal passatore, l’intimazione dell’alt, la corsa per togliere le chiavi dal cruscotto, l’immobilizzazione dei possibili sospettati, la normalizzazione di una situazione che in pochissimi secondi ha avuto un’accelerata imprevista e improvvisa. Fuori dall’ordinario. Eppure, non così rara in questi giorni. A cavallo del confine. Dove masse di uomini, donne e bambini cercano disperatamente di rifarsi una vita. A qualunque costo. Mentre altri uomini lucrano sulle loro spalle. E a volte, quando si ritrovano da soli tra quattro pareti nude di una cella, si mettono a piangere come bambini.

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