Anche i ricchi a Lugano restano senza casa
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Si narra che un magnate dell’Azerbaijan abbia ricevuto, nei mesi scorsi, un’offerta da quaranta milioni per la sua villa a Suvigliana, che domina il parco San Michele e il golfo di Lugano dall’alto. Ha rifiutato: ne vuole cinquanta.
L’aneddoto circola tra addetti ai lavori ed è difficile da verificare: ma riassume il clima «surriscaldato» di Lugano che - a livello immobiliare - non è una City ma un po’ ci crede. Le cifre «londinesi» sono arrivate assieme ai primi super-ricchi in fuga dall’Inghilterra. Un altro assegno monstre è stato staccato da una coppia d’oltre Manica - e questa volta incassato - per un super-attico vista lago in centro.
Ma gli «inglesi» sono gli ultimi arrivati e la concorrenza è ricca, in un mercato stretto. Per una somma inferiore - comunque oltre 10 milioni - un imprenditore scandinavo si è aggiudicato un altro attico a Loreto. Il norvegese Kiel Inge Røkke invece ha ripiegato su Massagno, dopo una ricerca durata due anni. Anche qui, un attico in un complesso residenziale di lusso: il prezzo non è noto, ma si sa che il nuovo contribuente - patrimonio 4,1 miliardi di dollari - ha riportato il bilancio del Comune nelle cifre nere.
L’attesa in prima fila
Un altro segnale di ebollizione sono i tempi di attesa - che si allungano - e il fatto che persino nomi noti e da tempo sulla piazza (Philipp Plein, Giancarlo Devasini) si sono «accontentati» di appartamenti extra-lusso su Riva Antonio Caccia, che nel processo equivale alla riva del Tamigi. Il problema è la scarsità - già nota ma ora più evidente - di dimore «all’altezza» in senso letterale. Gli attici vanno a ruba, le quotazioni volano nel cielo ancora piuttosto basso (limite di costruzione: 6 piani) di Lugano. Il risultato è che anche i ricchi aspettano e in alcuni casi anche tanto, come l’imprenditore Jorgen Dahl (patrimonio: 1 miliardo) che è arrivato nel 2023 da Oslo ma, si vocifera, continua a vivere in affitto assieme ad altri «inquilini d’oro» (sopra i 10mila franchi al mese) in continua crescita.
Nel frattempo la concorrenza, come detto, si è arricchita dei famosi «res non dom». Attirati dal marketing cittadino - arrivano da Londra ma spesso inglesi non sono, almeno d’origine - hanno iniziato a bussare alle agenzie immobiliari dopo essere passati dalla Divisione delle contribuzioni a Bellinzona, per regolare le proprie posizioni fiscali. «Non abbiamo tenuto statistiche precise, e parliamo comunque di numeri relativamente contenuti» sottolinea il direttore Giordano Macchi, che ha sulla scrivania la lista dei globalisti aggiornata al 2024 (erano 767 nel 2022) di prossima pubblicazione. «Posso confermare però che abbiamo osservato un certo movimento in entrata dalla Gran Bretagna. Non per forza si tratta di cittadini inglesi, possono avere altri passaporti».
Tra Lugano e Milano
È un risultato che non arriva dal nulla: dietro c’è il lavoro svolto oltre Manica non solo dalla Città - l’evento promozionale organizzato a settembre per attrarre contribuenti - ma anche, in silenzio, da fiscalisti e consulenti. «Abbiamo avuto incontri riservati negli ultimi mesi a conferma che l’interesse c’è» conferma Alessandro Nebuloni di Multifiduciaria, che a Londra è tornato nel corso dell’inverno e ha curato la relocation (come si chiama in gergo) di diverse persone fisiche in particolare nel Luganese. Globalisti che operano «nella finanza o nel trading» e magari hanno spostato l’attività a Milano - di origine italiana, ma non per forza - e scelgono il Ceresio «non solo per la certezza del diritto in materia anche fiscale, ma soprattutto per la sicurezza e la qualità di vita che il Ticino offre».
L’offerta di abitazioni di lusso invece, come detto, è meno ricca. Lugano dopotutto non è Londra, e lo dimostra la statistica delle costruzioni pubblicata dalla Città il mese scorso: i «villoni» con 9,5 locali e più erano solo 167 nel 2023, in aumento rispetto al 2022 (+4,5 per cento) ma ancora relativamente rari. «Abbiamo visto effettivamente un aumento di clientela proveniente dal mondo anglosassone» conferma Simon Incir di Engel&Volkers, uffici a Lugano e Ascona. «È una clientela che non ha problemi di disponibiltà: il problema semmai, spesso, è proprio la mancanza di soluzioni che incontrino i loro gusti».
De gustibus
La questione è anche culturale. Non sempre i «villoni» prediletti e costruiti ad personam dalla tradizionale clientela italiana o russa - che «resta comunque importante» - collimano con il gusto britannico o scandinavo: meno mediterraneo, più moderno anzi ultra-moderno. «Le esigenze sono molto alte e i tempi di attesa per forza di cose di allungano - prosegue Incir - questo naturalmente ha degli effetti sui prezzi». Gli annunci spesso sono in «trattativa riservata» e in alcuni casi le richieste di partenza, confessa il direttore dell’agenzia con sede in viale Cattaneo, superano addirittura i 70 milioni.
L’aneddoto del magnate di Suvigliana lo dimostra: il segreto è non avere fretta. E chi vende casa - ricco a sua volta - lo sa bene. «Spesso le richieste non sono allineate alla domanda in termini» conclude Incir, «è il gioco delle parti». Può succedere così che una villa disegnata da Mario Botta a Montagnola, con dieci camere e un parco da 3.600 metri quadri, resti sul mercato per mesi in attesa di un inglese, un norvegese o anche un azero che la compri. Il prezzo, sull’annuncio, non è indicato: la trattativa naturalmente è riservata.