L'inchiesta

«Antonio Bellocco? Sembrava un cliente qualunque»

Prostitute, furti e giri loschi: viaggio tra i garage di Balerna sulle tracce della Smart noleggiata dall'uomo ucciso da un capo ultras dell'Inter a Cernusco sul Naviglio
© CdT / Archivio
Davide Illarietti
15.09.2024 11:00

«Non pronunciate quel nome». La strada degli autonoleggi a Balerna è tutta un sussurro. Comincia in via San Gottardo, alle porte di Chiasso, e arriva fino al cavalcavia dell’A2 in zona Sottobisio: tra i «compro oro» e i benzinai che piangono miseria per il franco forte, le insegne dei garagisti ammiccano - «car-rent», «car-rental», noleggio auto - e le Smart sono posteggiate ovunque.

La Smart è l’auto da noleggio economico per eccellenza. Al mese viene 500-600 franchi, la chiedono i turisti - pochi - i clienti aziendali ma soprattutto le prostitute, con i relativi protettori provenienti dall’Est Europa. «Una volta lavoravamo quasi solo con le ragazze e a essere sinceri rappresentano ancora una grande fetta della clientela» dice un garagista per spiegare la grande concentrazione di attività simili (almeno sei) nel raggio di un chilometro. «Ai tempi d’oro eravamo ancora di più».

Clienti poco raccomandabili

Ma c'è anche un altro tipo di clientela che, con il tempo, ha preso a frequentare in modo preoccupante gli autonoleggi nel Mendrisiotto - e non solo. La presunta non tracciabilità della targa ticinese - ma forse, per assurdo, anche il suo «allure» e il fascino oscuro - l’hanno resa popolare oltre confine in ambienti poco raccomandabili: diverse inchieste di polizia in Ticino e Lombardia lo dimostrano. Alla fine di agosto il pregiudicato Antonio Bellocco, erede di un potente clan ‘ndranghetista, si è presentato in uno dei sei autonoleggi di Balerna. Ha firmato un contratto a nome proprio e ha ritirato una Smart bianca biposto. Alcuni giorni dopo su quella stessa auto, in un posteggio alla periferia di Milano, Bellocco è stato ucciso a coltellate da un capo ultras dell'Inter (che voleva a sua volta uccidere).

Sembra essere l’inizio di una faida tra la tifoseria «deviata» milanese e la ‘ndrangheta, da tempo infiltrata negli affari sporchi delle curve (la famiglia dell’ultras è stata messa sotto protezione) ma la domanda che rimbalza da questa parte del confine è anzitutto: come mai un'auto ticinese? Dove e da chi il clan se l'è procurata?

Fallimenti e lamentele

Il giro della Domenica inizia dai due autonoleggi - solo due - presenti sull'elenco telefonico. Uno è gestito da una cittadina cinese non raggiungibile al telefono - «comunque noleggiamo solo a clienti con patente svizzera» assicurano in ufficio - mentre il secondo in via San Gottardo ha l’aria di essere chiuso per pausa: «Torno subito», attraverso la vetrina si vede un ufficio arredato. «Ha fatto fallimento un paio di settimane fa» spiega un meccanico che fa capolino da un’officina contigua. «Deve dei soldi anche a me».

A pochi passi altri colleghi che non figurano nell’elenco sono invece in piena attività. Sotto un'insegna roboante sono posteggiate utilitarie e berline, qualche Smart. Il nome Bellocco non è accolto bene - «non pronunciatelo neanche» - e il titolare assicura di non averci niente a che fare. «È da un anno che non noleggio agli stranieri, di guai non ne voglio».

A Balerna tutti hanno da raccontare disavventure con clienti inaffidabili: auto noleggiate e abbandonate oltre confine, distrutte oppure rubate, se va bene riconsegnate con una sfilza di multe. «Purtroppo non abbiamo alcuna garanzia» lamenta un garagista muscoloso dalle braccia tatuate. «Siamo vicini al confine e il rischio va messo in conto».

L’altra Smart dei Bellocco

L’omicidio ancora non era mai capitato. In compenso, non è la prima volta che un'auto noleggiata in Ticino dalla ‘ndrangheta finisce in un'inchiesta di polizia. Un altro esponente sempre del clan Bellocco - un cuoco attivo nel Luganese, arrestato nel 2021 - faceva la spola sul confine italo-svizzero a bordo proprio di una Smart, questa volta noleggiata a Bironico.

È una coincidenza? Non del tutto. La predilezione della malavita italiana (in particolare la malavita organizzata) per le auto a noleggio non per forza svizzere ha una lunga storia e nasce dall’esigenza di avvalersi di veicoli «puliti», ossia non conosciuti alle forze dell’ordine. E possibilmente privi di cimici e microspie. Di qui l’abitudine - come emerso da diversi procedimenti - di appoggiarsi spesso a noleggiatori «di fiducia» o addirittura di copertura. Ancora nel 2020 a Seregno e Giussano, in Brianza, la prefettura di Milano ha posto i sigilli a due autonoleggi per infiltrazione della ‘ndrangheta. Situazioni simili sono emerse più di recente a Napoli e a Catania, dove camorra e mafia sembrano essersi buttate con modalità simili nel business del noleggio auto, spesso di lusso e sempre senza carta di credito.

«Mi hanno contattato su Instagram»

Anche a Balerna l’abitudine di noleggiare senza troppe verifiche o garanzie ha preso piede. «Non posso chiedere la carta di credito ai clienti, perché non la chiede nessuno» spiega ad esempio un noleggiatore. «Non lavorerei più». Bellocco nessuno l’ha visto o almeno così pare.

Ma l’ambiente è piccolo e le voci corrono, per fortuna. All’ennesimo tentativo, in un garage all’apparenza normalissimo - ma forse un po’ più raffinato degli altri - risulta una Smart bianca che non è rientrata da oltre una settimana. Il titolare ammette: Antonio Bellocco è passato di qui. «Per me era un cliente come un altro» mette le mani avanti. «Ha noleggiato prima un’altra auto e dopo una settimana ha cambiato veicolo, per me non c’era niente di strano».

La legge in Svizzera vieta il noleggio a persone residenti all’estero per più di una settimana di fila: rinnovare i contratti dopo sette giorni è una pratica diffusa. Alla domanda se conoscesse il morto il garagista afferma di no - «ci ha contattati tramite Instagram» - e inizia a innervosirsi. «Anzitutto mi dispiace perché è morta una persona» conclude. «Se ci saranno altre cose da chiarire, le dirò alla polizia. Non abbiamo niente da nascondere». 

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