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«Campione non è Sharm»

Il sindaco ribatte all’imprenditore - Dal casinò galleggiante alle accuse di «malagestione»
© CdT / Gabriele Putzu
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
20.03.2022 12:00

Roberto Canesi non ci sta. Il sindaco di Campione d’Italia - Comune nuovamente nei guai dopo che la Corte dei conti ha recentemente bocciato il piano di riequilibrio finanziario - ribatte alle critiche espresse sette giorni fa su La Domenica dall’imprenditore Ernesto Preatoni. Ribatte e mette, a suo giudizio, i puntini sulle i. Sulla partecipazione finanziaria, di una decina di milioni, al progetto di rilancio del casinò proposta da Preatoni. Sulle proprietà immobiliari per le quali a oggi le aste sono andate deserte. E anche sulle accuse di immobilismo. Canesi ribatte anche con le stesse modalità. Con una lettera raccomandata indirizzata a Preatoni alcuni giorni dopo la missiva dell’imprenditore, che peraltro sostiene che nessuna delle sue contestazioni sia stata chiarita. Canesi ribatte. A cominciare dall’esperienza messa sul piatto dall’imprenditore. «Lei stesso comprenderà bene - scrive il sindaco - che una cosa e avere partecipazioni in un casinò connesso a una struttura turistica ricettiva in Egitto - qual è Sharm El Sheikh - altro e gestire i giochi in una struttura che, a ben vedere, del gioco è l’immagine in Europa». Rispedite al mittente anche le accuse di «tornare alla gestione allegra degli anni precedenti». Affermazioni giudicate «gratuite e, me lo permetta, provocatorie», che «dimostrano la non perfetta conoscenza dei fatti».

«Non ho amici nel settore»
Tanto più che «io di amici, nel settore, non ne ho proprio; se invece lei, come traspare dalla sua lettera, è in contatto con qualche operatore serio, professionale e affidabile, la invito a  far sì che questi presenti regolarmente la propria candidatura direttamente alla casa da gioco. Sarà sicuramente oggetto di attenta valutazione da parte dell’intero Consiglio di Amministrazione».

Canesi entra poi nello specifico della proposta di finanziamento avanzata da Preatoni per rilanciare la casa da gioco. Una proposta di finanziamento «inizialmente legata a una partecipazione agli utili dell’attività o comunque al riconoscimento di un beneficio finanziario che fu giudicato non coerente con lo sviluppo della società». Inoltre, «nel frattempo si sono presentati soggetti disponibili a mettere a disposizione della società apporti tecnici e di know how di analoga valenza economica finanziaria, legati però all’andamento aziendale, senza quindi comportare oneri fissi».

«Ingerenza? Nient’affatto»
Canesi si sente poi di rigettare la «gratuita affermazione circa una presunta attuale ingerenza dell’amministrazione comunale nella  gestione del casinò». Un’indicazione «che non solo non condivido in quanto priva di qualsivoglia riscontro, ma che ritengo lesiva dell’immagine e della trasparenza del mio operato e dell’attività del Comune di Campione d’ltalia». Da qui l’invito. Anzi più che altro l’esortazione. «Se è a conoscenza di fatti o comportamenti non regolari o legittimi, tali da superare le sue pur rispettabili «sensazioni», la prego di volerli segnalare agli organi competenti: ove dovessero essere portati a conoscenza del comune di Campione, procederemo nelle opportune sedi di riferimento».

«Non siamo a Gibilterra»
Il sindaco si esprime anche sul progetto di casinò galleggiante ancorato alla riva di circa 300 metri per 20 metri di altezza formulato dall’imprenditore. Un progetto «particolare e suggestivo, ma di difficilissima e lunghissima realizzazione; comunque da non cancellare a priori, ancorché, ad oggi, manchi una concreta proposta da parte del soggetto americano da lei rappresentato, costituente, da quanta riferito, l’integrale finanziatore». Al di là di ciò un conto, precisa Canesi «è attraccare una nave casinò tanto imponente su un molo in zona portuale a Gibilterra, un altro è ormeggiare o attraccare la stessa nave sulle rive lacuali assai contenute di un paese come Campione!».

E riguardo alle proprietà immobiliari Canesi conviene con Preatoni che sarebbe stato meglio un progetto di rilancio più articolato, «ma purtroppo le esigenze finanziarie e di cassa del Comune, con i rilevanti debiti che abbiamo ereditato, impongono scelte di breve respiro tali da riuscire a garantire in tempi accettabili e ragionevoli di saldare l’ingente massa passiva». Senza dimenticare «che essa e rappresentata per gran parte da persone che vivono con gravi difficolta economiche e nient’affatto propense a rinunciare ad incassi a breve del proprio credito a fronte di ipotizzati benefici futuri del territorio a lungo termine».