«Canapa? La coltivo ancora ma non la consumo più»

Compaesano dell’ex consigliere federale Samuel Schmid, il consigliere nazionale bernese Heinz Siegenthaler (Centro) è un pacifico contadino finito tre volte sotto la luce dei riflettori. Negli anni ‘90, quando fu tra i primi a coltivare canapa; nel 2008, quando ricevette addirittura delle minacce di morte per il suo ruolo nella nascita del PBD con altri esuli dell’UDC; infine l’altra settimana, quando il Consiglio nazionale ha approvato una sua mozione per rendere festivo il 12 settembre, «giorno della democrazia», in ricordo della Costituzione del 1848.
Signor Siegenthaler, non ci sono già troppe ricorrenze in Svizzera? Noi in Ticino abbiamo 15 giorni festivi...
«Il problema è che i giorni festivi sono regolati a livello cantonale. Abbiamo un solo giorno festivo nazionale. Purtroppo ci si dimentica che il 12 settembre è stato un giorno fondamentale per la storia della nostra Confederazione. Oltretutto è una data vera, al contrario del 1° agosto, che è un’invenzione».
Vuole sostituire il 1° agosto con il 12 settembre?
«No, la popolazione ha deciso con oltre l’80% dei voti che il 1° agosto dovesse essere festivo, non sarò certo io a chiedere di abolirlo».
Quale festa potremmo abolire?
«Faccio notare che oggi quasi tutti gli attuali giorni festivi sono religiosi, quindi non concernono tutte le fasce della popolazione. Abbiamo un solo giorno che ci riguarda tutti».
È anche vero che oggi si celebrano feste di cui quasi nessuno ricorda più il significato, come l’Ascensione di giovedì prossimo.
«E l’Ascensione è ancora di facile comprensione, grazie al nome. Mentre la Pentecoste non sa più nessuno cosa sia. Nonostante ciò nel canton Berna la festeggiamo addirittura per due giorni, la domenica e il lunedì. Per me la si potrebbe abolire e sostituire con una festa che coinvolga tutti gli abitanti della Confederazione».
Quindi lei è per l’abolizione delle feste religiose?
«No, dico solo che se i Cantoni o l’economia dovessero ritenere che vi siano troppe feste, allora potrebbe togliere qualche festa religiosa».


Sicuro che nel suo partito, il Centro, la pensino tutti come lei?
«Qualcun altro potrebbe proporre di togliere il 1° maggio... Il fatto è che queste discussioni vanno condotte a livello cantonale, visto che la responsabilità è dei cantoni».
Perché in Consiglio nazionale la sua proposta è stata sostenuta dalla sinistra ma non dalla destra?
«La sinistra ha a cuore la legittimazione democratica della Costituzione. Il 12 settembre è un giorno molto più importante del 1° agosto, quando ancora la maggior parte degli attuali cantoni non facevano nemmeno parte della Svizzera. Posso capire che l’UDC, molto conservatore, sia contro la proposta. Capisco meno che il PLR - praticamente l’autore della Costituzione federale - non voglia celebrare la propria opera».
Forse pensano che i lavoratori devono lavorare.
«Sì, capisco che l’economia non sia entusiasta di una nuova festa. Ma gli svizzeri sono già dei grandi lavoratori, fanno 42 se non 45 ore a settimana. Un giorno in più non sarebbe un grande problema, tanto più che due volte su sette cadrebbe nel weekend».
Lei fuma canapa?
«No, consumo un’altra droga: bevo vino».
Non ha mai consumato canapa?
«Ho provato una volta una torta con l’hashish. All’epoca - erano gli anni Novanta - nella mia azienda agricola avevo iniziato a coltivare canapa per scopi ricreativi. Ero curioso di capire quale fosse l’effetto».


Qual è stato l’effetto?
«Piacevole. Ma non ne ho più consumata».
Ha continuato a coltivare canapa?
«Non a lungo. C’era il grande problema dei ladri che venivano a rubare le piante. Avessi voluto continuare la coltivazione, avrei dovuto custodire i miei campi notte e giorno».
Ma oggi ne coltiva ancora, o sbaglio?
«Sì, però è canapa senza principio attivo, che non contiene THC. Viene utilizzata per scopi alimentari o per produrre oli. Ogni tanto mi viene ancora rubata qualche pianta, ma non più come negli anni Novanta».
Oggi a Berna lei si batte per la legalizzazione.
«Sì, l’anno scorso ho avuto successo con una mia iniziativa parlamentare, che è stata approvata dalle commissioni del Consiglio degli Stati e del Consiglio nazionale. Così sono stati avviati i lavori legislativi per giungere a un mercato regolamentato della canapa».
Quali sarebbero i vantaggi rispetto a oggi?
«Con una legalizzazione della canapa si potrebbe combattere la criminalità, proteggere i consumatori, migliorare la protezione dei giovani. La proibizione è completamente inefficace, tutti gli esperti di droga dicono che non serve a niente».


Oggi in Svizzera ci sono più di 200.000 persone che fumano canapa più o meno indisturbate. È quasi come se fosse già legale.
«Sì, ma per la legge è ancora illegale. Così si spinge queste persone a rifornirsi nel mercato nero, dove non hanno alcuna garanzia su quello che comprano. Non sanno da dove arriva né quanto THC contiene. Al contrario di quanto avviene con gli alcolici, dove è tutto trasparente poiché chiaramente regolato dalla legge».
Cosa dicono i suoi colleghi Fabio Regazzi e Marco Romano?
«Con loro non ho ancora parlato di questo tema. Però nella commissione del Consiglio degli Stati la mia iniziativa è stata sostenuta anche dai parlamentari del Centro».
Lei - ex UDC, ex PBD - si sente a casa nel Centro?
«Certo, questo è un partito in cui è rappresentato un ampio spettro di opinioni. Io sono nell’ala più liberale, poi ci sono altri membri che sono più conservatori. Ognuno è libero di votare come vuole».
A furia di spostarsi a sinistra, lei fra un po’ finirà nel Partito socialista.
«No, io non mi sono spostato a sinistra. Il mio comportamento di voto è rimasto uguale a quando ero nell’UDC. Direi piuttosto che è l’UDC a essere scivolata molto più a destra».
Lei lasciò l’UDC ai tempi dell’elezione di Evelyne Widmer-Schlumpf in Consiglio federale.
«Sì, io vengo da un piccolo paese del canton Berna, Rüti bei Büren, da cui viene anche l’allora consigliere federale Samuel Schmid, che è un mio amico sin dai tempi della gioventù. Mi diede molto fastidio vedere come l’UDC combatté il suo consigliere federale dopo l’elezione di Evelyne Widmer-Schlumpf. Per me fu naturale schierarmi in sua difesa, ciò che mi provocò parecchie reazioni negative e pure alcune minacce di morte. Ma va bene così».
Samuel Schmid vive ancora a Rüti bei Büren?
«No, ha venduto la sua casa e ora vive a Lyss, comunque non molto lontano da qui».
Vi vedete ancora?
«Certo, ci incontriamo regolarmente».
Adesso vota anche lui per il Centro?
«Sì, è anche diventato membro del partito».