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C'è una perdita d'acqua (balneabile)

Le piscine pubbliche in Ticino come in Svizzera interna sentono il peso degli anni – Alcune chiudono, altre si reinventano – «Per restare a galla bisogna ampliare l'offerta»
© CdT / Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
06.04.2025 06:00

Come a Carona, anche a Glarona non sarà possibile tuffarsi in piscina questa estate. Il Municipio ha deciso di tenere chiuso lo stabilimento comunale, in modo da risparmiare circa 150.000 franchi. Una misura che rilancia il dibattito sulla sostenibilità finanziaria delle piscine pubbliche, molte delle quali accusano il peso degli anni e necessitano di nuovi investimenti. Nella vicina Germania sono un’ottantina all’anno le strutture pubbliche che spariscono a causa degli alti costi di gestione e di ristrutturazione.

Più chiusure che nuove aperture

«In Germania la moria di piscine è un problema più marcato che in Svizzera - sostiene Daniel Schmid, ideatore e gestore del portale badi-info.ch -. Da noi c’è ancora una densità di piscine che è molto elevata nel confronto europeo. Tuttavia è vero che negli ultimi anni anche in Svizzera abbiamo assistito a una leggero calo. Non sono state realizzate nuove strutture balneari, se non un paio di bagni termali. E non tutte le piscine più vetuste sono state rinnovate. In certi casi sono state semplicemente chiuse».

In periodi di vacche magre, è facile che a finire nel mirino siano proprio le piscine. «Si tratta di attività deficitarie - osserva Schmid -, tra le prime attività in cui la politica cerca di risparmiare quando le risorse si riducono».

Interventi a volte urgenti

Il problema è che le piscine svizzere sono in gran parte anzianotte. A Chiasso, per fare un esempio ticinese, è capitato un paio di estati fa che la stagione dovesse essere interrotta anzitempo per la necessità di mettere mano con urgenza alle vasche risalenti al 1964. A Bellinzona sono stati spesi 11,3 milioni di franchi per restaurare in sette fasi il bagno pubblico disegnato dagli architetti Aurelio Galfetti, Ivo Trümpy e Flora Ruchat, inaugurato nel 1969. E anche all’ultraquarantenne centro Valgersa, tra Savosa e Massagno, si sono resi necessari in inverno dei lavori urgenti per garantire la stagione estiva, cui ne dovranno seguire altri per 3 milioni di franchi.

«Ma l’attenzione c’è»

«Le piscine invecchiano - afferma Philippe Pohier, segretario generale dell’Associazione delle piscine romande e ticinesi (APRT) -, ma la mia impressione è che nel vostro Cantone si stia facendo parecchio per tenerle al passo coi tempi. Penso alle vasche in acciaio inox al Lido di Lugano, alle meravigliose infrastrutture di Bellinzona, alla piscina di Tesserete, alla seconda vasca che la Confederazione sta costruendo a Tenero... A mio modo di vedere la situazione in Ticino è molto buona. Certo, le piscine sono raramente redditizie. Ma bisogna vedere cosa intende l’ente pubblico per redditività. Io credo che se uno o più Comuni fanno un investimento di cui beneficia buona parte della cittadinanza, allora si può dire che è un buon investimento».

Tra Carona e Olivone

Il discorso cambia se la cittadinanza reagisce in modo tiepido. Come nel caso di Carona, dove in brevissimo tempo sono state raccolte oltre 7.000 firme contro la chiusura della piscina ma dove a nuotare ci andavano in quattro gatti, per la precisione 260 persone al giorno. Troppo poche per giustificare i notevoli costi che una piscina comporta, a maggior ragione quando bisogna metterci mano.

Ecco quindi che si stanno sempre più sviluppando dei nuovi modelli, che prevedono un’offerta più ampia, che vada oltre la semplice piscina, in modo da generare nuove fonti di entrate. Il progetto diCarona, in collaborazione con il TCS, ricalca a grandi linee quello inaugurato nell’autunno scorso a Olivone, dove la tanto attesa piscina ha potuto diventare realtà grazie al suo inserimento in un nuovo villaggio turistico che comprende anche un campeggio con bungalow in legno e piazzole per tende e camper, uno snack bar con cucina, un parco giochi e una palestra polisportiva con parete di arrampicata.

Molto difficilmente la valle di Blenio avrebbe potuto concedersi una sua piscina, se non fosse stato per il suo inserimento in un villaggio e la collaborazione con il TCS, che ne assicura la gestione. «Il centro Polisport è un polo aggregativo per tutti, residenti e visitatori, famiglie, giovani e anziani», ha sottolineato la sindaca di Blenio, Claudia Boschetti Straub, nel giorno dell’inaugurazione.

«Si può fare utile»

Lo stesso concetto, quello di rivolgersi a un pubblico più ampio possibile, ha animato già alla fine degli anni ‘90 Christophe Pellandini, promotore del centro Atlantide di Savosa e in seguito direttore del Lido di Locarno. Due strutture balneari che si caratterizzano entrambe per un’offerta che spazia dallo sport al divertimento, dalla salute alla gastronomia.

«La piscina non è per forza un investimento in perdita - sostiene Pellandini -. Lo è se ci si concentra solo in una direzione. Se invece si riesce a coniugare le diverse esigenze del pubblico proponendo un’offerta a 360 gradi che sia agibile tutto l’anno con ampie fasce orarie, anche una piscina può generare utili. Una struttura adeguata e ben studiata non va in perdita monetaria».

A supporto della sua tesi, Pellandini cita l’esempio del lido di Locarno. Prima del suo completo rifacimento, la Città doveva iniettarvi ogni anno un milione di franchi. Il nuovo centro balneare - che oltre all’accesso al lago propone una serie di piscine destinate all’attività sportiva, allo svago e al rilassamento, un centro fitness, un centro termale, un ristorante e servizi per la salute- chiude invece i conti in utile. Se i Comuni convenzionati intervengono, è solo per coprire gli ammortamenti.

Il progetto di Bignasco

Lo stesso modello vuole essere ricalcato, su scala minore, in Vallemaggia, dove il Comune di Cevio ha chiuso l’apprezzata ma vetusta piscina di Bignasco con l’intenzione di realizzare un centro ricreativo. Un progetto che, sebbene sia stato messo in secondo piano da elezioni e catastrofi naturali, è ora pronto a tornare alla ribalta.

«Stiamo cercando di recuperare il tempo perso - afferma Dusca Schindler, municipale di Cevio responsabile del dossier -. Abbiamo concluso la progettazione di massima e ora stiamo allestendo i resoconti necessari per procedere con la progettazione definitiva che porterà all’ottenimento della licenza edilizia».

Il progetto gode del sostegno unanime del Municipio di Cevio e di altri Comuni ed enti della valle. «Non aveva più senso continuare a rappezzare la vecchia piscina - osserva Schindler -. In dieci anni il Comune aveva speso oltre un milione e avrebbe dovuto spendere altri 250.000 franchi, per mantenere una struttura che era apprezzata ma era comunque vetusta e poteva essere utilizzata solo pochi mesi all’anno. Con il nuovo centro avremo invece una piscina fruibile tutto l’anno, con una piccola zona benessere, che arricchirà l’offerta per i residenti e i visitatori. È un progetto nel quale crediamo fermamente. L’obiettivo è aprire nel 2030».

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