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Chi fa la coda al monte dei pegni di Lugano

È l'unico attivo in Ticino, ed è «l'ultima spiaggia» per molte persone: «Le richieste aumentano, è un momento di crisi»
©Gabriele Putzu
Davide Illarietti
03.11.2024 06:00

«Sto valutando le condizioni, voglio solo informarmi». Chi ha portato l’orologio o i gioielli della mamma all’istituto dei pegni di Massagno - è comprensibile - tende a dissimulare. Ma non nega: «È un momentaccio».

Fuori dall’unico «monte di pietà» in Ticino la possibilità di incrociare chi l’orologio e i gioielli vorrebbe comprarli - magari a prezzo stracciato - è alta: e non sono incontri piacevoli. Il contrasto è più evidente quando, ogni tre mesi, gli oggetti non riscattati vanno all’asta.

Oggetti pronti per la prossima asta, all'istituto dei pegni di Massagno (Cdt-Putzu)
Oggetti pronti per la prossima asta, all'istituto dei pegni di Massagno (Cdt-Putzu)

All’ingresso di via Besso, dove dal 1997 i ticinesi in difficoltà impegnano i propri averi, le due categorie vengono subito separate. A destra gli aspiranti compratori si dirigono verso le teche, dove sono esposti molti dei 228 oggetti pronti per essere battuti. A sinistra, i debitori vanno allo sportello per riscattare i «gioielli di famiglia» o impegnarne di nuovi. Gli stati d’animo, va da sè, sono opposti.

Prestiti in crescita

«L’attività dello sportello non può mai fermarsi, giustamente chi vuole tornare in possesso dei propri beni deve poterlo fare in ogni momento» giustifica il direttore dell’istituto Belgeri. È chiaro che vedere in vetrina il Rolex ereditato o un vecchio quadro a cui si era affezionati, pronti per essere venduti, può dare malinconia o rabbia: ma capita di rado.

Solo un debitore su venti a Massagno finisce col pedere il bene impegnato. Negli ultimi anni l’attività dell’istituto - uno dei tre attivi in Svizzera e l’unico autorizzato a operare in Ticino dal Consiglio di Stato - è aumentata costantemente. «Contrariamente a quanto forse si pensa, però, la maggioranza dei nostri clienti affronta una crisi temporanea da cui in genere riesce a uscire» spiega il direttore.

Al monte dei pegni si svolgono tre aste all'anno (cdt-Putzu)
Al monte dei pegni si svolgono tre aste all'anno (cdt-Putzu)

La «minoranza» che non riesce a pagare gli interessi sono circa 200 persone all’anno, sulle 4mila in media che - attualmente - impegnano qualcosa a Massagno. «Parliamo del 4-5 per cento delle polizze e la percentuale è stabile negli anni» assicura Belgeri.I loro beni finiscono all’asta assieme ad altri provenienti da fallimenti e sequestri giudiziari e affidati all’istituto dal Cantone.

Quadri e un guinzaglio di diamanti

Un guinzaglio e una museruola di Prada tempestati di diamanti Swarovski, orologi di orni marca (fino a 26.mila franchi) quadri e mobili dipinti dal pittore ticinese Fiorello Fiorini, scomparso di recente, una Porsche Carrera (19mila) e via dicendo: nei magazzini dell’istituto è passato di tutto e i compratori arrivano anche da lontano.

In attesa di venire battuti (Cdt- Putzu)
In attesa di venire battuti (Cdt- Putzu)

«Ormai per me è un appuntamento fisso» confida un imprenditore edile della Brianza, venuto per accaparrarsi «soprattutto oro». Un giovane antiquario di Cuneo è arrivato con la fidanzata e spera di aggiudicarsi un cavalletto di Fiorini. «Ho raccolto anche richieste da alcuni amici che hanno «puntato» altri oggetti - dice - vediamo se riuscirò a portarli via». In breve la sala delle aste si riempie di persone di ogni età e provenienza, le signore ingioiellate sembrano leggermente prevalere («in genere sono le più agguerrite» sussurra l’impresario brianzolo) e le telecamere disseminate a ogni angolo monitorano la scena con attenzione.

«La speranza c’è sempre»

Le misure di sicurezza fuori e dentro l’istituto sono importanti, non a caso. Due auto e vari agenti della «security» sono arrivati già due giorni prima sul posto: sorvegliano gli avventori a cui è concesso visionare i lotti destinati all’asta, nelle 48 ore precedenti, e scoraggiano eventuali malintenzionati.

In realtà pochi arrivano armati di buone intenzioni, all’Istituto di Massagno: quei pochi devono in genere lasciarle all’esterno. Fare «affari» sulla sfortuna altrui è l’obiettivo non confessato dei compratori o comunque il loro ruolo inevitabile. «Certo la speranza è sempr e di strappare un prezzo stracciato» ammette l’imprenditore brianzolo. È munito di una paletta che alza a ripetizione invitato dal battitore («cinquanta franchi e uno, cinquanta e due, sessanta, sessanta e uno») ma non ha molta fortuna. «Di solito i prezzi arrivano ai valori di mercato o anche sopra, per via dell’effetto competizione». A quel punto l’imprenditore abbassa la paletta e scuote la testa, sconfitto.

Due sedie più in là è seduta una donna di mezza età che conosceva il pittore Fiorini di persona («un uomo generosissimo»). Compra quattro sedie del maestro e alcuni dipinti, «più che altro per affetto» e non certo per fare affari. «Quando era in vita - ricorda - me li regalava addirittura».

La crescita dopo la pandemia

La differenza tra la base d’asta e il prezzo finale viene sempre restituita al debitore, precisa Belgeri. «Il nostro scopo non è speculare». Seduto nel suo ufficio sopra la sala delle aste il direttore mostra un quadretto che incornicia la prima autorizzazione rilasciata all’istituto nel 1997: è firmata dal consigliere di Stato Giuseppe Buffi e dal cancelliere Gianella. All’epoca il titolare dell’istituto era Gi ovanni Santoro, il «re» dei pegni di Lugano il cui ritratto ancora domina l’ufficio:le targhe commemorative («un marito, un padre, un maestro») sparse per l’istituto suggeriscono la venerazione che ancora gli tributano i collaboratori.

«Ha fondato un’istituto di successo ma anche dai solidi principi morali, che continuiamo a portare avanti»assicura il nuovo direttore. Di sicuro, il successo alla scomparsa di Santoro (2009) era appena iniziato. Dopo la crisi finanziaria globale il giro d’affari dell’istituto di Massagno è cresciuto con percentuali a doppie cifre (16 per cento nel 2009, 22 per cento nel 2011, 9 per cento nel 2015) e con un trend positivo costante. «Da una parte ci siamo fatti conoscere per serietà e affidabilità - precisa Belgeri - dall’altra è chiaro che nei periodi di difficoltà più persone si rivolgono a noi». Dopo la pandemia gli introiti dell’istituto sono aumentati ulteriormente (più 21 per cento solo nel 2022, più 5,6 per cento nei primi nove mesi di quest’anno) ma secondo il direttore ciò si spiega «anche con il fatto che le quotazioni dell’oro sono salite a dismisura».

Nel magazzino dell'istituto dei pegni, dettaglio (Cdt-Putzu)
Nel magazzino dell'istituto dei pegni, dettaglio (Cdt-Putzu)

L’oro e i «beni rifugio» in senso lato sono i pegni che più spesso e volentieri vengono presentati, valutati e presi in consegna allo sportello di Massagno. Qui le persone arrivano «generalmente quando non possono più chiedere prestiti a istituti di credito e nel loro ambito familiare o di amicizie» quindi certamente «per loro noi rappresentiamo l’ultima spiaggia» concede Belgeri. Tuttavia, va precisato, non si tratta di «poveri» in assoluto quanto piuttosto di persone (44 per cento svizzeri, 41 per cento italiani residenti in Ticino) che «affrontano un periodo di crisi e magari dei debiti contratti in precedenza, ma spesso provengono da una situazione originaria di benessere». La «lunga crisi» della piazza finanziaria luganese, con le sue tante storie di splendore e tracollo, è sullo sfondo dei grafici che il direttore dispiega sulla scrivania. Come anche la piaga del gioco d’azzardo («molti giocatori vengono da noi quando perdono al casinò, poi tornano se vincono») che è un po’ una metafora del mondo dei pegni: il «banco» vince sempre.

«In realtà - precisa Belgeri - il nostro interesse è nel custodire gli oggetti, non nel venderli». Al pianterreno l’ultima asta si è conclusa come sempre: gli incassi sono stati buoni, alcuni compratori se ne sono andati contenti (l’antiquario di Cuneo ha ottenuto il cavalletto) e altri meno : l’impresario brianzolo è uscito quasi «a mani vuote» e un po’ imbronciato. Nessuno ha voluto il guinzaglio di Gucci. «Non si vende mai tutto e la nostra attività del resto non è speculare ma aiutare la gente a superare momenti difficili» conclude il direttore con un sorriso. Allo sportello intanto è ripreso il via vai di persone e oggetti: qualcuno finirà - chissà - nella prossima asta.

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