Chi gira il Mendrisiotto senza biglietto

«Aspetta, c’è il controllore. Ti richiamo». Stefania smette un attimo di parlare al telefono e inizia a snocciolare due o tre scuse - «non ho fatto in tempo, la macchinetta non funzionava» - prima ancora di capire che non è incappata in un vero controllo, ma in un servizio giornalistico.
C’è una bella differenza, Stefania lo sa e tira un sospiro: era già pronta a vedersi consegnare una sanzione, che nel suo caso si sarebbe tramutata in una denuncia penale in quanto pluri-recidiva. Il mese scorso ha ricevuto un’ingiunzione di pagamento da 220 franchi dal Ministero Pubblico per lo stesso motivo: non sa con che soldi pagarla. Un’altra multa sarebbe stato un bel problema.alla

Eppure Stefania continua a sfidare la sorte e a viaggiare senza biglietto: è una dei cinque passeggeri su cento - 12.mila in totale - che in Ticino hanno ricevuto una «sovrattassa» per mancanza di biglietto l’anno scorso, ma ha contribuito alla statistica anche l’anno prima, e quello prima ancora. Oggi sul bus che da Chiasso Stazione porta a Mendrisio è l’unica passeggera su dodici a non essere in regola: la Domenica ha chiesto il biglietto a tutti. Stefania è scampata alla multa questa volta, ma prova comunque un certo imbarazzo.
Chiasso-Mendrisio
Il bus attraversa il centro di Chiasso e si inerpica sulla collina di Balerna. Salgono studenti del liceo, due turisti cinesi diretti al FoxTown, un’anziana a cui è stata ritirata la patente dell’auto per limiti di età. «Il biglietto lo faccio, ma costa troppo - lamenta l’82.enne -. Cinque franchi per andare d aBalerna a Mendrisio è un furto». Stefania annuisce: fino a tre anni fa, quando lavorava, anche lei faceva «sempre il biglietto» assicura. Adesso è in assistenza, le bollette e gli alimenti hanno la priorità sul resto. «I soldi non mi avanzano, ma se avanzassero non li spenderei per il bus».
È il problema dei biglietti: l’idea che in qualche modo possano essere opzionali. Non è così o non più: dal 2021 una convenzione tra le aziende di trasporto pubblico locale in Ticino ha dato mandato ad Autopostale di eseguire controlli sistematici sui passeggeri. Da allora le sanzioni sono diventate più frequenti e il numero complessivo è esploso in un primo momento, per poi scendere l’anno scorso.
Mendrisio-Capolago
Stefania si è ritirata in fondo al torpedone e ha ripreso a parlare al telefono. Nel viaggio attraverso il Mendrisiotto non è l’unica «furbetta» che incontriamo. Nel distretto il tasso di abusivismo è molto maggiore rispetto al resto del Ticino, secondo quanto finora appurato da Autopostale (vedi articolo a fianco). Le statistiche trovano conferma una volta giunti alla prima tappa, la stazione di Mendrisio. Sulla pensilina si incrociano i passeggeri diretti all’Ospedale Psichiatrico (corsa 523) tra cui alcuni pazienti delle strutture aperte - «ormai molti li conosciamo di vista, sul biglietto non facciamo domande» confida un conducente - e avventori più o meno sprovveduti e sprovvisti di biglietto. Un giovane diretto a Muggio (corse 513-515) tenta invano di comprarne uno alla macchinetta - «ho solo banconote, non le accetta» - e alla fine decide di partire senza.
La speranza di evitare controlli è l’ultima a morire e sulla tratta per Capolago (corsa 531) si avvera. Non salgono controllori, ma neanche un passeggero. Superato il confine con il Basso Ceresio conviene proseguire in treno: il tempo di percorrenza per Paradiso cala di molto (in bus ci vorrebbero 59 minuti, passando da Arogno) e anche la probabilità, in teoria, di incorrere in eventuali sanzioni.
Capolago-Paradiso
In realtà le FFS hanno un’organizzazione a sé stante per il contrasto all’abusivismo: funziona «a campione» e può dare alle prime un’impressione di impunità. Sul TiLo S10 - anche qui, nessun controllo - ci sono diverse prove del fatto che le cose non stanno così. Tutti i passeggeri almeno sulla carrozza di punta «controllata» dalla Domenica sono abbonati o provvisti di biglietto. Anche due studenti, che si lamentano di essere stati multati in passato in prima classe. «Ero in piedi e il resto del treno era strapieno. Non hanno voluto sentire ragioni» racconta un 20.enne iscritto all’USI . «Adesso in prima classe non ci passo neanche per sbaglio».
La severità dei controlli, ancorché occasionali, sembra essere un deterrente efficace. «Con i controllori in Svizzera non si può discutere, l’ho scoperto a mie spese un paio di anni fa» racconta una giovane impiegata frontaliera diretta a Lugano. «Da allora non ho più sgarrato una volta». Sul treno è facile raccogliere storie di biciclette multate - «non lo trovo giusto e per questo tutt’oggi continuo a non adeguarmi» dice un giovane con una grossa mountain-bike priva di biglietto - e persino di animali sanzionati. Una donna trasporta un chihuahua in un’apposita borsa: in passato è stata «richiamata sul bus e multata sul treno» perché il cane al guinzaglio - pochi lo sanno - dovrebbe avere il biglietto. «Se invece viaggia in una borsa non c’è bisogno» informa la proprietaria.
Paradiso-Lugano
In stazione a Paradiso, un déjà vu. Una giovane inserisce cinque franchi nella macchinetta, che li risputa fuori. Dopo due tentativi rinuncia: «Ci ho provato». È fortunata perché sul bus della TPL «i controllori sono appena scesi» racconta un’altra passeggera. Anche qui non mancano i racconti su una presunta intransigenza diffusa - «una volta ho fatto il biglietto sullo smartphone dopo essere salita e mi hanno multata lo stesso» - ma si accompagnano a una stragrande maggioranza di passeggeri in regola: segno che forse l’intransigenza funziona.
«Agli inizi, appena arrivato in Ticino, per circa un mese ho girato senza biglietto» confessa un operaio brasiliano seduto in ultima fila. «Mi è sempre andata bene. Ma quando ho trovato lavoro ho subito fatto l’abbonamento». Il campione non è significativo ma l’impressione finale, mentre l’autobus si avvicina alla stazione di Lugano, è che la soluzione all’abusivismo dopotutto siano il lavoro e il benessere. «Credo che nessuno, potendo, voglia viaggiare con la paura di essere beccato» riflette il conducente che si dice «ben contento» di non doversi occupare di biglietti e tanto meno di controlli. «Capita di assistere a brutte scene».
In fondo alla questione c’è comunque un bivio morale. Il simbolo lo si incontra, infine, alla fermata della funicolare che porta in centro: il tornello gira per tutti, con o senza biglietto. Nella mischia di abbonati e turisti (regolarizzati in automatico dal Ticino Ticket) che affollano la cabina, c’è solo un passeggero senza biglietto. È diretto al Parco Ciani, attirato dalla «scena aperta» degli stupefacenti. Con lui c’è un amico che si presenta come un «frequentatore storico della scena aperta» e abbozza un breve discorso - tempo di una discesa - sull’importanza del decoro anche nelle situazioni difficili. Lui il biglietto l’ha fatto, e lo mostra. E se lo fa lui sostiene - ed è difficile contraddirlo - vuol dire che non ci sono scuse.