Chi vuol fare l'americano, a Collina d'oro
C'è chi a casa ci va in aereo. E non di linea. Il venerdì un jet privato carica ad Agno lo studente e lo porta nel Paese d’origine, per il weekend. «Ma non succede tutti i fine settimana», assicura il ragazzo in divisa in mezzo a un gruppo di coetanei, ugualmente eleganti. «Cerco di limitarmi, so che non è una cosa molto green». Un’amica interviene: «Qui sappiamo bene che l’ambiente è una cosa importante. E mica tutti abbiamo il jet privato».
Di sicuro l’«ambiente» alla scuola americana di Montagnola è importante in senso non solo climatico. Dal 1956 le elites di mezzo mondo mandano i propri figli nell’istituto, uno dei più prestigiosi in Svizzera, dove le rette arrivano a 95 mila franchi l’anno e gli ingressi sono regolati dal numero chiuso: in cambio ricevono un’educazione di altissimo livello, con regole ferree - non solo nel vestire - e accesso a un’offerta formativa che, da statuto, mira a farne i «leader di domani». E nonostante la congiuntura internazionale le iscrizioni sono in aumento. Quest’anno hanno raggiunto un massimo storico.
Bene rifugio
Bill Eichner si aggira soddisfatto nella pace degli edifici simil-neoclassici, tra gli allievi che camminano con ordine sui viali alberati. Il direttore dell’istituto (director of institutional advancement, in inglese) ha sotto braccio numeri freschi e positivi: 767 iscrizioni a settembre, in aumento rispetto all’anno prima (754) e a quelli precedenti (684 nel 2021, 663 nel 2020). Raggiunto il suo ufficio in una villa del 1600 vista lago apre il computer su un grafico più dettagliato. La maggior parte degli allievi vengono dall’Italia (189), seguiti da Stati Uniti (164), Svizzera (105), Russia (71) e Brasile (41). «La richiesta non è mai stata così alta», spiega Eichner. Alle pareti dipinti di fondatori e benefattori sembrano anch’essi soddisfatti.
Il risultato non riguarda solo la Tasis del resto. Come altri più classici «beni-rifugio», le scuole private svizzere stanno in qualche modo beneficiando della congiuntura globale. In Ticino gli iscritti ai vari istituti - dall’infanzia alle medie-superiori - sono aumentati da 3.486 a 3.634 l’anno scorso, fa sapere il DECS. Ma il trend è iniziato con la pandemia, quando le differenze con il resto del sistema scolastico - all’estero soprattutto - sono balzate all’occhio. I collegi privati organizzavano settimane bianche in pieno lockdown, prenotavano interi ristoranti per evitare i contagi, attirando l’attenzione dei media e non solo. Eichner ha osservato che «l’interesse nei confronti della formazione d’eccellenza è aumentato» di pari passo con gli investimenti (oltre 1 milione dalla Tasis) per ottenere servizi a prova di Covid. «È stato un grande sforzo, ma ne è valsa la pena».
Lugano bella
Ma c’è anche un’altra spiegazione per il successo. Molti nuovi studenti sono residenti a Lugano: 505 su 754. «Si trasferiscono con la famiglia perché scelgono il Ceresio come meta sicura e con una serie di vantaggi», osserva Eichner: «Nei momenti di incertezza si cerca un bel posto dove far crescere i figli in una buona scuola». In effetti a girare con Eichner tra le aulee modernissime, gli scaffali della biblioteca vittoriana, i chiostri all’italiana, si ha l’impressione di una realtà lontano dai problemi del mondo. «Non siamo in una campana di vetro», tiene a precisare però il direttore, mentre mostra il sito dove a breve - Comune permettendo - dovrebbero sorgere quattro nuovi edifici.
Chi prende il bus?
Divise impeccabili, camicie e gonne a quadri per le ragazze, sorrisi e galateo rigorosamente in lingua inglese. Oltre i cancelli sorvegliati dalla security è un normale giorno di scuola, ma sembra un galà da grande occasione. Dopo la campanella ai cancelli sfilano i «macchinoni»: sono le madri che vengono a prendere gli allievi, girano nel piazzale e avanzano una a una. Mercedes, Bentley, Ferrari: gli agenti di sicurezza - sette, otto nell’ora di punta - le scortano a gesti verso appositi rettangoli disegnati per terra, come fosse davvero la pista di un aeroporto.
La fermata dell’autobus è a pochi passi. Ma alcuni studenti non ne hanno mai approfittato. «C’è chi non è mai salito su un bus in vita sua», racconta un po’ stranito un 17.enne del Luganese. È uno dei 99 allievi ticinesi iscritti all’istituto: nel 2013 erano meno della metà. Segno che il richiamo dell’allure è cresciuto anche a corto raggio. Come pure la fama dell’offerta formativa , «anni avanti rispetto alla scuola pubblica». I genitori del 17.enne hanno pagato la retta d’iscrizione grazie a dei prestiti e lui si definisce «un ragazzo normalissimo come ce ne sono tanti qui».
Il college ha fatto molto per lasciarsi alle spalle la fama di «scuola degli oligarchi», con uno sforzo di apertura iniziato ben prima della guerra in Ucraina. Oggi i cittadini svizzeri sono più di quelli russi, contando anche i doppi e tripli passaporti. «Se è vero che fino a poco tempo fa eravamo percepiti come una realtà distante, con il tempo tanti ticinesi si sono avvicinati a osservare più attentamente la nostra offerta», constata Eichner.
Ad attirare non è solo il prestigio o il «fascino della divisa» ma un’offerta didattica che apre la strada alle grandi università americane, e va al di là degli invidiabili extra - laboratori super-moderni, corsi di equitazione - o delle immancabili gite da sogno. Gli studenti dell’ultimo anno, ad esempio, partecipano a un «servizio globale» in Paesi del Sud del mondo, dove vengono coinvolti in progetti di sviluppo sociale ed economico. «In questo modo riportano a casa una sensibilità che potranno applicare alle loro attività e nelle loro carriere», conclude Eichner.
Il tour finisce dove sorgerà uno dei nuovi edifici del campus: la casa della Musica. Ora è solo un giardino con belle aiuole. I leader di domani si avviano all’uscita. In un futuro tutto da costruire - ci arrivino in bus o in aereo - chissà se si ricorderanno la lezione.