«Chiesa ha trasformato la sua debolezza in un punto di forza»

Era dato per favorito già quattro anni fa, ma allora Marcel Dettling si chiamò fuori, ritenendo che la presidenza dell’UDC fosse inconciliabile con l’educazione di tre figli piccoli e il lavoro come contadino. Ora che i bambini sono cresciuti e gli possono dare una mano in fattoria, il consigliere nazionale svittese ha invece deciso di accogliere la sfida. Con ogni probabilità sarà lui il prossimo 23 marzo a essere eletto al posto del ticinese Marco Chiesa, che non si ripresenta.
Signor Dettling, come farà con la fattoria?
«Abbiamo preso un dipendente a tempo parziale che viene in fattoria quando io sono impegnato con la politica. Per il resto ci arrangiamo in famiglia, con mia moglie, i miei figli e mio fratello. Funziona abbastanza bene».
Quanti animali ci sono in fattoria?
«Abbiamo 17 mucche, alcuni vitelli e una cinquantina di pecore».
Guadagna di più con la fattoria o con la politica?
«(ride) Penso che la grande maggioranza dei parlamentari a Berna guadagni di più con la politica che con l’attività professionale».
Lei capisce la protesta dei contadini tedeschi?
«Capisco che se sono arrivati a scendere in strada significa che per loro la misura è davvero colma. La protesta non è dovuta alla nuova tassa, questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, i veri motivi arrivano da più lontano».


Quali sono?
«Lo Stato mette sempre più regole, introduce sempre più prescrizioni, sempre più oneri. Così la vita di chi lavora diventa impossibile. Vediamo bene che in piazza non ci sono solo contadini ma anche tanti artigiani o autisti».
Se lei fosse un contadino in Germania, scenderebbe in piazza?
«Probabilmente sì. Ma per fortuna sono contadino in Svizzera. Sono due situazioni che non si possono paragonare, sebbene anche qui ci sia la tendenza ad aumentare le prescrizioni, a ingabbiare chi lavora. Anche qui dobbiamo fare attenzione a salvaguardare la libertà imprenditoriale».
I contadini in Svizzera sono ancora troppo ricchi per scendere in piazza?
«Diciamo che in generale i tedeschi hanno una maggiore propensione a scendere in piazza. Poi vediamo che da noi certe proposte estreme - penso per esempio alle iniziative sui pesticidi - vengono respinte dalla popolazione. Questo ci conforta, come contadini, perché sentiamo il sostegno della gente».
Oltretutto le manifestazioni sono roba di sinistra.
«Sì, ma ci sono eccezioni, come abbiamo visto per esempio durante la pandemia, quando a manifestare non era solo gente di sinistra».
Quindi a volte è giusto manifestare?
«Se lo Stato diventa troppo potente e va nella direzione sbagliata, allora è normale ed è giusto che ci sia chi scende in piazza a protestare. Non è una prerogativa della sinistra».
Sa qual è l’unica tra le dieci principali città svizzere a non essere governata dalla sinistra?
«Certamente, è Lugano».


Pensa che Marco Chiesa abbia fatto bene a candidarsi per il Municipio di Lugano?
«Credo che Marco abbia tutte le competenze necessarie per guidare la città».
Cosa le è piaciuto di più e cosa di meno della presidenza di Chiesa?
«Marco è molto bravo a unire le persone. Sotto la sua presidenza non ci sono state divisioni, abbiamo lavorato tutti nella stessa squadra. In passato non è sempre stato così, c’erano l’ala zurighese, l’ala bernese... Con Marco siamo stati tutti insieme. Questa è stata la sua forza».
E il suo punto debole?
«Beh, sicuramente io non sarei capace di fare questa intervista in italiano. Marco Chiesa parla bene il tedesco ma non abbastanza per partecipare ai dibattiti più intensi. Questo è il suo punto debole ma lui ha saputo compensare con la forza del gruppo, mandando in televisione altre persone come Magdalena Martullo, Thomas Aeschi, Thomas Matter o me. È stato molto onesto, mi ha detto «io non so abbastanza bene il tedesco, per favore vacci tu». Così ha trasformato una debolezza in forza».
Alle ultime elezioni l’UDC ha colto un ottimo risultato. Pensa che il partito possa crescere ancora?
«Nel 2015 eravamo andati ancora meglio. C’è sicuramente ancora potenziale di crescita».
Paradossalmente potrebbero aiutarvi gli immigrati, se continueranno ad arrivare in massa.
«Se dovessi scegliere tra un calo dell’immigrazione e qualche punto percentuale in più per l’UDC, preferirei mille volte il calo dell’immigrazione».
Però se non ci fosse più immigrazione l’UDC perderebbe il suo tema principale.
«L’immigrazione ci sarà sempre, non è immaginabile azzerarla. Noi chiediamo però che ci siano dei limiti, chiediamo che le regole vengano rispettate, perché oggi non è così».
Cosa intende?
«Oggi è facilissimo entrare in Svizzera, non ci sono praticamente controlli. E chi entra sa che non verrà mai rimandato a casa. Persino coloro che si vedono respingere la domanda d’asilo possono comunque restare e alla fine vengono naturalizzati. Questo deve cambiare».


Come vorreste fermare l’immigrazione?
«Una delle tante possibilità è reintrodurre i controlli sistematici ai confini. Solo nel 2022 ci sono state 52.000 persone che sono entrate illegalmente in Svizzera. Questo non deve succedere. Per questo chiediamo al consigliere federale Beat Jans di reintrodurre i controlli sistematici. Se non darà seguito alla richiesta, lanceremo un’iniziativa popolare».
Nemmeno chi costruisce muri riesce a chiudere ermeticamente i confini.
«Ma noi non chiediamo mica di costruire muri o di circondare la Svizzera di filo spinato. Basterebbe tornare a fare quello che facevamo prima dell’entrata in vigore degli accordi di Schengen. D’altra parte vediamo che la Germania ha reintrodotto i controlli ai confini, la Francia pure, solo la Svizzera non lo fa. E questo rafforza l’attrattiva del nostro Paese».
Ci sono tanti stranieri a Oberiberg (SZ)?
«Nel mio Comune sono circa il 10%. Rispetto alla media sono pochi. Ma anche nel canton Svitto abbiamo Comuni con tanti stranieri, ci sono scuole dove più della metà degli allievi arriva dall’estero. Il problema è che spesso questi ragazzi non parlano nemmeno la lingua e il livello di istruzione ne risente. Alla fine tutta la classe viene trascinata verso il basso».
Un’ultima domanda. Christoph Blocher ha espresso «comprensione» per la proposta di una 13. mensilità dell’AVS? E lei?
«Anch’io capisco che ci sono pensionati che fanno molta fatica a far quadrare i conti. Per questo credo che sia necessario aiutare i pensionati in difficoltà piuttosto che spendere miliardi di franchi per garantire una rendita anche a chi non ne ha assolutamente bisogno».
E come vorrebbe aiutare chi fa fatica?
«Come UDC abbiamo sostenuto diverse proposte in Parlamento. Per esempio, chiediamo che le rendite minime vengano aumentate. Questa è la strada giusta. Dobbiamo aiutare chi è nel bisogno, non ha alcun senso garantire nuove entrate anche ai milionari».