L'intervista

«Ci sono troppi cantieri di dubbia utilità»

Andrea Rigamonti si è dimesso dalla Commissione dei trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio – E si toglie qualche sassolino dalla scarpa
©Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
23.03.2025 09:01

Giovedì, due giorni dopo essere stato a Berna a consegnare il PAM5, Andrea Rigamonti ha annunciato le dimissioni dalla presidenza della Commissione regionale dei trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio (CRTM), carica che il deputato PLR e vicesindaco di Vacallo ha rivestito per otto anni, dopo un precedente quadriennio come membro. «Si chiude un ciclo», spiega Rigamonti, per il quale è giunta l’ora dei bilanci.

Signor Rigamonti, non deve essere stato facile occuparsi di trasporti in un territorio assediato dal traffico come il Mendrisiotto.
«Diciamo che ho vissuto un periodo d’oro della commissione, nel senso che di carne al fuoco ce n’è stata tanta. Siamo un fazzoletto di terra attraversato dal traffico autostradale nord-sud, dalle merci, dal frontalierato, al quale si aggiunge evidentemente la mobilità interna».

Intende dire che dobbiamo rassegnarci?
«No, questo no. Perché il trasporto pubblico sta dando delle risposte. È notizia di qualche giorno fa che nel 2024 l’utenza nel Mendrisiotto è ulteriormente cresciuta rispetto al 2023. I passeggeri son o aumentati del 5%, i passeggeri per chilometro del 3,7%».

Questa crescita del trasporto pubblico corrisponde a un calo del traffico individuale?
«Vari studi presentati nel tempo dall’USTRA indicano che il traffico individuale tende sempre leggermente ad aumentare, indipendentemente dall’offerta o meno del trasporto pubblico. Oltretutto noi siamo una regione al centro dell’Europa e quando ci sono i vacanzieri non possiamo fare molto».

Quindi il potenziamento del trasporto pubblico serve solo a compensare l’aumento del traffico?
«Sì, ma senza il potenziamento del trasporto pubblico la situazione sarebbe ben peggiore».

Un collegamento diretto del Mendrisiotto al resto della Svizzera sarebbe utile a tutto il Ticino

Tra i successi della CRTM si cita l’abolizione del divieto di cabotaggio. In pratica, cosa significa?
«Da aprile verrà a cadere il divieto di cabotaggio tra Svizzera e Italia, quindi si potranno finalmente implementare dei bus transfrontalieri. Noi come CRTM abbiamo giocato d’anticipo, insieme al Cantone e alla Regione Lombardia, avviando un progetto denominato «Smisto» che ha individuato i bacini di utenza potenzialmente interessati da linee transfrontaliere e ha definito gli ipotetici tracciati».

Quale di questi tracciati si concretizzerà a breve?
«Non ci sono date. Ci sono diversi aspetti tecnici che vanno ancora risolti, legati all’esercizio dei bus e ai finanziamenti. Noi abbiamo messo le basi, ora si tratta di costruirci sopra».

Però, mi scusi, non esistono già dei bus tra Chiasso e Como o tra Capolago e Porto Ceresio?
«Sì, ma questi non fanno un servizio di sali e scendi in Svizzera, rispettivamente in Italia. A Chiasso, rispettivamente Porto Ceresio, hanno solo il capolinea. Da aprile invece si potranno creare delle vere linee transfrontaliere».

Sempre in ambito di trasporti pubblici, a che punto siamo sul prolungamento di AlpTransit e la fermata degli Intercity nel Mendrisiotto?
«Sono entrambi temi molto sentiti dalla commissione. Come CRTM abbiamo contribuito in maniera attiva al successo della mozione di Marco Romano. In concreto abbiamo realizzato uno studio, a nostre spese, che verificasse se una fermata Intercity nel Mendrisiotto fosse giustificata dal punto di vista economico e sociale. Il risultato, positivo, ha contribuito a rafforzare la richiesta e farla approvare».

Perché allora dopo l’approvazione della mozione sembra che non si sia mosso più nulla?
«Un collegamento diretto del Mendrisiotto al resto della Svizzera sarebbe utile a tutto il Ticino. Abbiamo due scuole universitarie, abbiamo aziende di valenza mondiale, siamo a pochi minuti dal Lago di Como che è diventato un brand mondiale e non riesce più ad assorbire i volumi di visitatori, aprendo opportunità ancora inesplorate per la nostra regione. Il problema è che le FFS non ci sentono».

Non è che la rivalità tra Mendrisio e Chiasso possa avere giocato contro la richiesta?
«Non esiste alcuna rivalità. Io ho sempre detto che nella mia visione i treni concludono le loro corse a Chiasso, fermandosi a Mendrisio».

Quando accadrà?
«Al momento il Mendrisiotto è collegato al resto della Svizzera grazie agli Eurocity che fermano a Chiasso e a dei singoli Intercity al mattino e alla sera. Si sa già che gli Eurocity verranno eliminati tra una decina d’anni. Noi faremo quindi di tutto affinché le fermate degli Intercity vengano garantite entro il 2035».

Il consigliere federale Albert Rösti, qualche settimana fa con il lancio del progetto Transport 45, non ha fatto altro che dire che i progetti infrastrutturali di ferrovia e autostrada devono essere coordinati e integrati

L’altro giorno lei snocciolava le cifre del bike sharing. Alla stazione di Chiasso, dove passano 10.000 persone al giorno, vengono prese 1,3 bici al giorno.
«Il bike sharing è un tassello della mobilità a tutto tondo di cui si occupa la commissione. Non nascondo che questo progetto ha vissuto un periodo difficile. La commissione e i Comuni hanno messo alle strette l’azienda, con l’obiettivo di migliorare. Abbiamo ottenuto delle nuove condizioni, delle nuove misure volte a incoraggiarne l’utilizzo da parte dei giovani».

Poi c’è il grande tema del PAM5, che lei definisce un programma d’agglomerato «di rottura».
«Sì, perché privilegia la mobilità lenta e soprattutto tematizza a livello di scenari futuri alcune visioni territoriali come la copertura autostradale della trincea di Mendrisio-Coldrerio o il parco urbano del Breggia, oltre ad accennare a progetti quali la passeggiata a lago tra Melano e Capolago e la copertura autostradale del Basso Mendrisiotto».

Quando vedremo realizzati questi progetti?
«Il PAM5 prevede 58 milioni di franchi di progetti, che dovrebbero essere realizzati fra il 2028 e il 2035. I cantieri che si vedono oggi nel Mendrisiotto sono ancora legati al PAM3».

La votazione sulle autostrade ha avuto qualche conseguenza sui progetti, in particolare PoLuMe?
«Qui vorrei fare una considerazione. Quando nel 2018 partecipai alla prima riunione del gruppo di accompagnamento politico del PoLuMe e chiesi se non fosse possibile coordinare le infrastrutture stradali e ferroviarie presenti sul nostro territorio. La risposta fu che non era previsto uno scenario del genere. Questo per dire che il consigliere federale Albert Rösti, qualche settimana fa con il lancio del progetto Transport 45, non ha fatto altro che dire che i progetti infrastrutturali di ferrovia e autostrada devono essere coordinati e integrati».

Nel caso di PoLuMe cosa significa?
«Intendo dire che se non si cambia approccio, il rischio è che al prossimo referendum la popolazione voti ancora contro questo tipo di progetto».

Non ha già votato contro?
«No, questo non mi sento di dirlo, perché la votazione non verteva sul progetto PoLuMe».

Oggi vedo cantieri di risanamento autostradale mastodontici, che alla fine non creano nessun valore aggiunto

Quindi il PoLuMe si farà lo stesso?
«Il Consiglio federale ha già votato il progetto generale nel 2022. Ora attendiamo le valutazioni del Politecnico di Zurigo, che deve stabilire l’ordine di priorità dei progetti. È chiaro che se il PoLuMe dovesse essere posticipato, allora si aprirebbero le porte per ripensare seriamente il progetto, tenendo conto di quelle che sono le esigenze del territorio».

Quali sono queste esigenze?
«Il fatto è che bisogna avere una visione complessiva, bisogna pianificare il territorio da Bissone a Chiasso tenendo conto di AlpTransit, dell’autostrada, della Stabio-Gaggiolo... Quando si è pianificato il tutto, si può iniziare a realizzare. A questo punto non sarebbe nemmeno fantapolitica immaginare una galleria tra Bissone e Mendrisio oppure ipotizzare la copertura nelBasso Mendrisiotto».

Intende dire che oggi si pianifica male?
«No, ma che si procede un po’ troppo a compartimenti stagni, a spezzatino».

I progetti da lei citati richiederebbero tempi biblici.
«Preferisco attendere dieci anni in più ma sapere che poi il tracciato autostradale finisce in galleria. Mentre oggi vedo cantieri di risanamento autostradale mastodontici, che alla fine non creano nessun valore aggiunto».

Sono cantieri inutili?
«A mo' di battuta, a una riunione con l’USTRA ho detto che secondo me si tira su asfalto, per mettere giù asfalto. Se io penso ai 250 milioni di franchi, che è una montagna di denaro, per risanare il tratto tra Lugano Nord e Gentilino, per allineare le due carreggiate... Mi domando se questi soldi sono spesi bene».

In effetti a volte l’USTRA chiude un cantiere, per poi riaprirne subito dopo un altro.
«Esatto. Ho l’impressione che a volte manchino delle visioni più ampie, che si proceda per seguire delle procedure, che vengano spese montagne di denaro senza creare un vero valore aggiunto. Perché il paesaggio è sfregiato e alla fine l’autostrada si sente comunque».

Centinaia di milioni per qualche decibel di meno.
«Sì, se si spostasse l’autostrada in galleria, il problema sarebbe veramente risolto. Così no. Secondo me bisogna unire questi grossi progetti di manutenzione promossi dall’USTRA a riqualifiche territoriali vere e proprie, come succede ad Airolo e come mi auguro possa succedere nella piana del Vedeggio».

Ultima domanda: dopo essersi occupato così a lungo di trasporti, lei oggi come si sposta?
«In maniera mista. Con la mia attività familiare, professionale e politica ho giornate piuttosto cariche. A dipendenza della giornata cerco di programmare gli spostamenti. Può capitare che vada in ufficio in bicicletta, può capitare che prenda il treno per andare ad appuntamenti in giro nel Cantone, può capitare che prenda l’auto. Credo che ognuno debba poter avere la libertà di scegliere come spostarsi».

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