Come è facile perdersi a Gandria
«Perdersi a Gandria è molto facile». Francesca Solari è seduta fuori dalla Bottega con il lago di spalle. Un cormorano si è appena tuffato in profondità per riemergere poco lontano, in direzione delle Cantine. Francesca è, con Giorgio Bellini, una delle fondatrici della Bottega, che è una cooperativa ma soprattutto un negozio, un infopoint, un bar e un luogo di aggregazione ed eventi. In realtà è anche un luogo magico che si affaccia sul lago e l’imbarcadero.
L’acqua è lì a pochi centimetri. La senti e la vedi. Ma è anche dentro alla Bottega, con le fotografie artistiche di Chiara Arturo appese alle pareti, e con l’andare e venire delle persone, che assomiglia allo sciabordare tranquillo delle onde del Ceresio. C’è la mamma con due bambini piccoli. La coppia di giovani. Il rappresentante di bibite. L’anziano con il sigaro. Il turista zaino in spalla che ha appena sceso gli scalini e chiede informazioni. Tutti vanno e vengono. Si fermano. Parlano. Sorridono e salutano.
«Siamo un crogiolo, un luogo in cui le funzioni di bar-negozio-infopoint-eventi si combinano e si stimolano», precisa Francesca, che dopo una vita tra Francia, Italia e Svizzera ha deciso di mettere radici qui, a bordo del lago. «Abbiamo tanti progetti in mente: eventi gastronomici, esposizioni artistiche, concerti...». Eventi aperti a tutti. Nel segno dell’accoglienza. Perché dopo essersi persi per Gandria, tra i suoi saliscendi e i portici ombrosi, è come se ci fosse anche bisogno di un approdo sicuro. Un luogo dove ritrovarsi e ricaricare le energie. Tra la gente, ma anche approfittando dei tanti prodotti nostrani in vetrina. Dall’olio al miele, dal vino ai formaggi, dal salame alle torte fatte in casa.
La Chiocciola
Anche per questo La Bottega di Gandria è stata premiata da Slow Food Ticino con la Chiocciola 2023. Un riconoscimento che sottolinea l’impegno e la bontà dei progetti della cooperativa. Ma anche uno sprone ad andare avanti così. Che la strada imboccata è quella giusta. «Con Slow Food Ticino si potrebbero unire ancora di più le forze - spiega Francesca - magari sviluppando dei repertori e dei materiali informativi su prodotti e produttori locali. Magari collaborando per sviluppare un progetto di vigneto più eventualmente un frutteto sui terrazzamenti di Gandria sulla scia del Piano Direttore di Lugano, oggi in fase di elaborazione».
Le idee
Le idee non sembrano davvero mancare qui, dove tutti sembrano voler dare una mano per mantenere e rilanciare un villaggio considerato a ragione un bene patrimoniale di importanza nazionale. Mantenere e rilanciare perché dopo le schiere di turisti che negli anni ‘60 e ‘70 affollavano il paese e avevano fatto nascere alberghi, ristoranti e negozi, oggi Gandria piano piano sta rinascendo sotto un’altra veste. «Dal 2000 la maggior parte dei residenti è cosmopolita e ha un approccio slow alla vita - riprende Francesca - ci conosciamo quasi tutti e tutti sappiamo che c’è ancora tanto da fare per Gandria».
E le difficoltà
A iniziare dai trasporti, «che sono antiquati, i turisti chiedono più passaggi diretti dei battelli. Una volta c’era una navetta Lugano-Gandria ogni ora...». Da migliorare sarebbe anche «l’unica spiaggetta che c’è che oggi è chiusa dalle rotaie delle barche...». A mancare è «insomma una visione, una visione di sviluppo del paese». Francesca è convinta. Gandria può dare ancora molto. Se solo non ci si perdesse. E questa volta le stradine del paese non c’entrano.