L'analisi

Come si protegge un presidente in America?

La missione «impossibile» affidata al Secret Service, l’angelo custode di presidenti e personalità americane – Una difficoltà allungata nel tempo, nota prima ancora dell’attentato a Donald Trump
© Don Wright
Guido Olimpio
Guido Olimpio
21.07.2024 06:00

Mission impossible. La missione «impossibile» affidata al Secret Service, l’angelo custode di presidenti e personalità americane. Una difficoltà allungata nel tempo, nota prima ancora dell’attentato a Donald Trump.

Tra le mansioni contrastare i dollari falsi

L’agenzia ha compiti specifici. Oltre alla tutela del VIP deve contrastare le organizzazioni che stampano e diffondono dollari falsi. Una lotta importante contro network d’ogni tipo: da gang amatoriali a gruppi usati, in qualche caso, da Paesi ostili. In passato si è parlato della Nord Corea, degli iraniani e di varie mafie. Inoltre, gli agenti del Secret Service - precisiamolo: non è un’intelligence - hanno spesso inseguito ciberpirati. Sul sito fino a pochi giorni appariva come immagine principale l’offerta di una taglia su un hacker russo coinvolto in frodi e riciclaggio. Tutto questo riassume subito un punto chiaro, gli oltre 7 mila funzionari hanno troppi file sulle loro scrivanie, troppe porte dove andare a bussare, troppi appuntamenti da monitorare. Lo hanno detto spesso gli esperti, lo hanno ripetuto in queste ore: lascino perdere il resto e si concentrino sulla protezione al massimo livello.

Personale che regge lo stress

Con forze ridotte diventa complesso creare il setaccio, verificare al dettaglio un luogo di un evento, coordinarsi con le polizie locali. Specie in un paese dove i personaggi si immergono tra la folla, partecipano a comizi. Vanno in pubblico e sono, entro un certo limite, accessibili. Parliamo di una realtà aperta. In questa cornice è importante avere personale qualificato, addestrato e soprattutto capace di reggere periodi sotto stress. Nel 99 per cento dei casi uomini e donne hanno svolto bene il loro lavoro, però ci sono stati episodi di agenti coinvolti in risse, altri che avevano avuto rapporti con prostitute durante viaggi ufficiali, momenti dove la «tenuta» è parsa meno salda. Del resto, la stessa Casa Bianca è stata testimone di intrusioni, di violazioni ripetute della cancellata esterna, di atti dimostrativi. Situazioni non sempre gravi ma che hanno comunque tenuto sulla corda il «dipartimento». E alcune testimonianze emerse dall’interno hanno rivelato disagio, incomprensioni, nodi che hanno poi portato ad un dibattito nei corridoi della politica a Washington, al Congresso e nei palazzi del potere.

La nomina dettata dall’esperienza

Nel 2022 Joe Biden ha scelto Kimberley Cheatly come nuova direttrice del Secret Service. Una nomina basata sull’esperienza - lei ha trascorso oltre vent’anni nel servizio a parte un periodo alla Pepsi -, sulla conoscenza diretta in quanto aveva diretto la sua scorta, sul riconoscimento professionale. La Cheatly ha provato a invertire la spinta, ha promesso risposte ed ha allargato le quote rosa, una decisione quest’ultima diventata motivo di attacchi da parte dei conservatori. Aspetto riemerso dopo gli spari contro The Donald perché le donne che facevano da guardia del corpo - secondo le critiche - sono apparse a tratti meno agili. Ma quelle critiche erano in realtà solo una faccia della medaglia. Agli occhi dei repubblicani l’apparato non ha fatto abbastanza, ora qualcuno deve pagare e la rivoluzione inizia dalla testa. Con la richiesta di dimissioni per Kimberley Cheatly.

I pericoli

Le beghe sono niente rispetto alle minacce reali contro le quali l’agenzia è costretta a misurarsi. C’è il nemico esterno, un avversario legato ad uno Stato che può tentare di colpire il bersaglio grosso. Siamo in un’epoca di grandi sfide, l’eliminazione di un leader non è un tabù, numerose le aggressioni dall’Asia all’Europa. Altrettanto insidioso l’attentatore interno. Profilo multiplo. Ci può essere quello che è mosso dall’ideologia - e nell’America di oggi gli estremisti abbondano quanto le armi -, ma anche l’individuo che decide di diventare «famigerato» e famoso sparando su un target di alto valore. È questa, a mio modo di vedere, la forma di terrorismo che avanza, sospinta da cittadini in lotta con tutto, afflitti da ombre e demoni, in certe circostanze affetti da problemi mentali. È più facile scovare un jihadista che un lupo solitario, senza affiliazione precisa e innescato da questioni personali. Vere o presunte. L’azione di Thomas Crooks è una conferma di quanto avvenuto in passato e, allo stesso tempo, un monito di cosa aspetta molte società, a partire da quella statunitense esposta più di altre. Per questo il Secret Service ha la missione impossibile.