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Con il vento in poppa

Da Lugano opera un armatore con navi sui mari di mezzo mondo
© EPA
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
16.07.2023 11:00

Una nave cargo immensa. Come la foto che la ritrae incorniciata appesa dietro la scrivania. Vincenzo Romeo, 41 anni, non ha bisogno di leggere il nome sullo scafo. Perché la nave è sua. O meglio della sua famiglia e di Bruno Bolfo, presidente della Duferco. Prima di arrivare nel suo ufficio, quello di CEO della Nova Marine Carriers, bisogna percorrere un grande openspace dove campeggiano decine e decine di schermi. Invece dello iodio qui si respira tecnologia. Anche se le navi della Nova Marine Carriers solcano i mari di mezzo mondo.

«Lugano luogo ideale, ma...»

Trasportando in lungo e in largo milioni di tonnellate di merci. «Siamo armatori», sintetizza con fin troppa modestia Romeo. Perché di modesto qui non c’è niente. A cominciare dalla storia della compagnia. E dalla sua ubicazione. Non Italia. Non in un Paese con sbocchi sul mare. Ma in Svizzera. A Lugano. Dove l’acqua è soltanto dolce e sulla sua superficie non si specchiano tramonti, ma montagne. «Siamo qui da più di 20 anni e questo è il luogo migliore del mondo per chi fa il nostro mestiere», dice Romeo. Prima di aggiungere. «Certo, se venisse introdotta al più presto l’imposta sul tonnellaggio, imposta che prevede di imporre l’utile proveniente dall’esercizio delle navi in modo forfettario in base alla capacità di carico della nave, la Svizzera diventerebbe davvero sul serio e senza ombra di dubbio il posto ideale per chi fa il nostro mestiere». Il motivo? «Arriverebbero nuove imprese, si creerebbero nuovi posti di lavoro e anche le casse dello Stato ne beneficerebbero». 

Lavoratori residenti

Oltre all’oro giallo la Svizzera dovrebbe insomma puntare anche su quello blu. Tanto più che il settore marittimo, stando bassi, fattura più di 2 miliardi di franchi ogni anno e dà lavoro a più di duemila persone. La sola Nova Marine Carriers impiega del resto 268 collaboratori sparsi in tutto il mondo. «Ma è chiaro che se la Svizzera diventasse ancora più attrattiva dal punto di vista fiscale per gli armatori, i dipendenti che oggi abbiamo ad esempio a Malta verrebbero spostati qui a Lugano». In pianta stabile. Come i loro colleghi che ci sono già. «Che hanno almeno 20 nazionalità diverse, sono tutti residenti e hanno qui anche le loro famiglie». Un insieme di professionisti e competenze «che abbiamo assunto da tutto il mondo, ma provenienti anche dall’Università della Svizzera italiana (USI), un’Università eccellente», sottolinea il CEO. Particolare non trascurabile, l’imposta sul tonnellaggio non sarebbe un unicum. Ma il contrario. Visto che è già in vigore in Italia e in Germania. 

«La finanza ci segua»

E se qualcuno avesse ancora dei dubbi nel puntare ancora di più sull’economia marittima in Svizzera, terra che in tutto il mondo è associata secondo gli stereotipi alle banche, agli orologi a cucù e alla cioccolata, Romeo risponde che bisognerebbe ripartire proprio dagli istituti finanziari. «Qui c’è una cultura bancaria che conosce bene l’imprenditore. Allora perché non facciamo evolvere la piazza finanziaria, piazza che oggi si ritrova in una fase di cambiamento incontestabile, su quei settori che ha sempre aiutato e supportato, come quello del trading? Non scordiamoci che qui a Lugano abbiamo uno dei più importanti settori del trading dell’acciaio e del carbone, mentre a Ginevra c’è il più grande trading al mondo del grano». 

Non è insomma un caso che il Consiglio federale abbia di recente aggiornato le linee strategiche che comprendono appunto il settore marittimo svizzero. Non si vuole perdere l’onda. Anche perché le sfide non mancano. A cominciare da quella abbracciata di recente dalla stessa Nova Marine Carriers. Che punta ad allungare la logistica. Dal mare alla terra. Se è vero come è vero che le navi della compagnia oggi solcano anche i fiumi. Come il Danubio. 

L’inizio e l’incontro con Bolfo

E pensare che nel 1981 era iniziato tutto con una sola nave. Acquistata dal padre di Vincenzo, Giovanni Romeo. Nave che non si spingeva più in là del Mediterraneo. Poi nel 1994 la svolta. «Mio papà conosce Bruno Bolfo, patron della Duferco - spiega Vincenzo -. Qualche anno dopo, io avevo 12 anni anni, mio padre mi porta per la prima volta a Lugano. Bolfo ci riceve non lontano da qui, da questi uffici, dove siamo oggi. Ci spiega che vuole due navi capaci di non temere il ghiaccio e in grado di caricare acciaio dal porto di Mariupol in Ucraina. Prima di salutarci mi sistema la cravatta, che prima di allora non avevo mai messo in vita mia. Pochi giorn dopo mio papà trova quella nave, torna a Lugano e inizia l’avventura». 

«Amo questa città, anche se...»

A cambiare rotta non è soltanto il futuro della Nova Marine Carriers, ma anche la vita di Vincenzo. Che poco dopo si trasferisce a Lugano, restandoci per 20 anni, fino a oggi. «Amo questa città - sottolinea - anche se d’inverno un po’ si spegne. Ai miei clienti faccio sempre fare un giro per il Parco Ciani. Rimangono estasiati. Qui la mia famiglia è al sicuro e ci sono strutture alberghiere e ricettive di ottimo livello. Lugano non ha insomma nulla da invidiare al resto del mondo. Ecco perché forse bisognerebbe investire di più nel marketing. La Svizzera non è solo terra di orologi e cioccolata. È un luogo meraviglioso per viverci e anche fare business». 

Insomma, è giunto il momento di spiegare la vele.

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