Così ho capito che il significato di comunità può trascendere i confini geografici
Non so se anche per voi i viaggi abbiano il potere di risolvere i problemi. Per me è sempre stato così: ogni volta che mi sento bloccata, giù di morale o semplicemente annoiata, la possibilità di salire su un aereo e dirigermi verso una nuova destinazione mi offre l’opportunità di vedere le cose da una prospettiva diversa, sia in senso letterale che figurato.
Eppure, la mia identità di cittadina globale ha un prezzo. Studi condotti su ampi gruppi di persone giunte al termine della propria esistenza hanno dimostrato come un profondo senso di appartenenza sia ciò di cui l’essere umano ha davvero bisogno per una vita più felice e completa. Essere costantemente in movimento, attraversando paesi e continenti, tende a indebolire il mio legame con un luogo specifico, rendendo difficile relazionarmi con una comunità a me familiare. Diciamo che era più semplice essere di Lugano, piuttosto che del mondo intero.
Almeno, questo era il mio pensiero, finché non ho avuto il privilegio di partecipare a un esclusivo raduno di imprenditori, «healers» ed artisti ad Ibiza. Ed è stato lì che ho incontrato un individuo straordinario che ha per sempre alterato la mia percezione di comunità.
Un ex imprenditore che si è privato di (quasi) tutte le sue possessioni, ad eccezione di alcune opere d’arte che tiene in un deposito. Lui e sua moglie si sono imbarcati in un viaggio da nomadi in giro per il mondo, senza una residenza permanente. Con pochissimi vestiti - pantaloni, biancheria intima, magliette e scarpe. Incuriosita, gli ho chiesto riguardo ad indumenti per il freddo, ed egli mi ha risposto con un sorriso, spiegandomi che acquistano giacche a seconda del clima del posto in cui si trovavano, per poi donarle in beneficenza prima di ripartire. Nonostante non abbiano una dimora fissa, durante tutto l’anno riescono a rincontrare volti familiari ad eventi mirati, conferenze ed esperienze immersive. Ed è proprio così, con uno sforzo conscio, che hanno costruito una comunità internazionale con interessi a loro affini.
Avendo un background molto vario - con radici in Russia e Ucraina, un’infanzia e adolescenza a Lugano, ed un’età adulta trascorsa a Londra - ho spesso lottato con la nozione di appartenenza e comunità. A volte mi sento incompresa nella mia stessa identità internazionale, un sentimento che credo derivi da preconcetti e pregiudizi sul significato di comunità, radicato unicamente nella vicinanza fisica delle persone in un solo posto.
Eppure anche in una metropoli come Londra, senza fare uno sforzo conscio, ho trovato molto difficile estendere la mia comunità oltre i confini di una chat di gruppo whatsapp dei miei vicini di casa. I miei amici d’infanzia e di scuola sono sparsi in tutto il mondo, con alcuni che risiedono in Ticino ed Italia, ed altri dispersi in vari angoli del globo.
L’incontro con questi imprenditori nomadi mi ha completamente stravolto la comprensione del significato di comunità, che può trascendere i confini geografici. Può essere coltivata e nutrita attraverso le relazioni che ho già stabilito durante i miei viaggi, attraverso gli incontri con persone che condividono modi di pensare simili. Ho capito che la vera comunità non dev’essere necessariamente confinata ad una località specifica, bensì può fondarsi su valori, attitudini ed esperienze condivise, in maniera mirata e conscia. Sono le relazioni che creiamo con individui che risuonano con le nostre aspirazioni, credenze e passioni, indipendentemente dal posto che chiamiamo «casa».