L'inchiesta

Cristina Fernandez Kirchner e l'ultimo tango a Caslano

Tre mesi fa Nestor Marcelo Ramos, «l’uomo svizzero» nello scandalo politico più importante dell’ultimo ventennio in Argentina, è deceduto in ospedale a seguito di una lunga malattia
© EPA/ENRIQUE GARCIA MEDINA
Davide Illarietti
11.12.2022 07:00

È arrivata martedì a Buenos Aires la condanna della vice-presidente Cristina Fernandez Kirchner: 6 anni per frode in pubblici appalti. Il ramo ticinese del «Kirchner-Gate», invece, si è concluso circa tre mesi prima, per cause naturali. Nestor Marcelo Ramos, il fiduciario di Caslano che per i magistrati argentini era «l’uomo svizzero» nello scandalo politico più importante dell’ultimo ventennio in Argentina, è deceduto in ospedale a seguito di una lunga malattia. La notizia non è comparsa sulla stampa sudamericana ed è passata inosservata anche in Ticino, dove Ramos non era un personaggio noto, anzi aveva sempre tenuto un profilo basso e assolutamente discreto.

Dall’Argentina al Ceresio

Di formazione avvocato, passaporto italo-argentino, Ramos era un intermediario finanziario come tanti sulla piazza luganese, finché nel 2013 è assurto alle cronache come presunto «riciclatore» in Svizzera del denaro di Lazaro Baez, un imprenditore originario della Patagonia vicino alla famiglia Kirchner. Baez (anch’egli condannato martedì a 6 anni di prigione) sarebbe stato per anni il prestanome dell’ex presidente argentino Nestor Kirchner e della consorte: avrebbe fatto transitare dal Ticino oltre 55 milioni attraverso una fiduciaria di Lugano. Soldi, per i giudici, sottratti ad appalti pubblici per conto del presidente e della first lady.

Il nome della società ticinese, Helvetic Services Group, rimbalzò d’un tratto su tutti i media argentini assieme a quelli dei titolari: Ramos e il suo socio bellinzonese, G.F.. Il Ministero pubblico della Confederazione aprì nei confronti di Ramos un’inchiesta con ipotesi di riciclaggio, i magistrati di Buenos Aires presentarono tre rogatorie per l’estradizione di Ramos, tutte respinte. L’ultima risale al 2019, quando il polverone mediatico in Argentina stava sfumando.

Fermato ma non estradato

Lontano dai riflettori, l’allora 57.enne è stato prelevato dalla polizia federale nella sua abitazione di Caslano e tenuto in stato di fermo alla Farera per una settimana. Appena tre giorni prima - a quanto si apprende - aveva ricevuto dai medici l’altra brutta notizia sulla malattia. Una volta rilasciato su cauzione l’indagato ha iniziato un percorso di cura che, secondo il suo legale, l’avvocato John Dell’Oro, non era compatibile con il carcere e tantomeno con le carceri argentine: la tesi è stata accolta a febbraio 2021 dal Tribunale Penale Federale, che ha negato l’estradizione.

Oggi l’avvocato Dell’Oro ripete quello che, in sede processuale, ha sempre sostenuto: Ramos «non conosceva Kirchner né Baez e non ha mai avuto a che fare con loro». I contatti del fiduciario «erano persone altolocate che gli hanno permesso di svolgere la sua attività negli anni - spiega Dell’Oro -. Erano persone importanti finché non è cambiato il clima politico. E poi sono finiti in galera. Purtroppo in Argentina la giustizia è molto politicizzata».

I guai di Ramos però non si limitavano all’Argentina. Un’informativa dell’agenzia contro i reati finanziari (FinCen) degli Stati Uniti, pubblicata nel 2014 dal consorzio internazionale di giornalisti investigativi ICJI, citava un’altra società di Ramos come veicolo attraverso cui una nota famiglia di imprenditori venezuelani, i Ceballos, avrebbero trasferito in Svizzera 262 milioni di dollari provenienti da un appalto pubblico. L’operazione e i suoi artefici erano definiti come «sospetti» dall’agenzia statunitense. La società aveva sede a Panama ma azionisti in Svizzera: tra questi l’ex socio bellinzonese e il nipote di Ramos.

Quest’ultimo - ora messosi in proprio come intermediario a Lugano - non risulta oggetto di indagini, e non è stato raggiungibile per un commento. Al telefono risponde invece l’ex socio G. F.. «Non conosco la sentenza argentina e non so nulla di fondi venezuelani», spiega. «Non parlo lo spagnolo e per questo motivo non mi sono mai occupato della clientela sudamericana. La seguiva Marcelo (Ramos, n.d.r.)». Anche G.F. non è oggetto di procedimenti in Svizzera e, quanto ai processi in Argentina, è convinto che «la giustizia e i media di quel Paese abbiano distorto parecchio le cose. Il mio ex socio era una persona per bene, scrupolosa, ed è stato distrutto da questa vicenda sul piano psicologico e fisico».

L’interrogatorio finale

L’ultimo contatto di Ramos con la giustizia argentina risale a luglio del 2021. In un interrogatorio di due ore in video-chiamata con il magistrato di Buenos Aires, dalla sede dell’MPC di Lugano, avrebbe «sostanzialmente ascoltato le accuse rivolte contro di lui» avvalendosi, «in un paio di occasioni», della facoltà di non rispondere, ricorda il suo avvocato. Se nella vicenda rimangono ancora dei punti interrogativi - a cominciare da che fine hanno fatto i milioni occultati - in futuro è probabile che rimarranno senza risposta.

Storia finita, dunque? In realtà a Ramos è sopravvissuta la Helvetic Services. In liquidazione, la procedura di fallimento è stata sospesa dalla Pretura di Lugano a luglio 2021. Se entro un anno non verrà presentata un’opposizione, la società verrà cancellata d’ufficio.