Società

Cronaca di una serata per cuori solitari

Lo speed-dating funziona ancora? Abbiamo partecipato a un incontro in un bar di Lugano, per capire cosa si perde il popolo di Tinder
La sala del bar Amor Fati a Lugano, durante un incontro di speed-dating. © Ti-Press / Maria Linda Clericetti
Davide Illarietti
21.07.2024 06:00

Quattro uomini e sei donne, abiti casual, età tra 49 e 64 anni, aspettano il segnale seduti in due file parallele ai tavolini del bar. Spizzicano l’aperitivo, si scrutano curiosi. L’anima gemella sarà venuta, questa sera?

La giostra del corteggiamento sta per iniziare. In teoria dovrebbero essere gli uomini - cavalieri - ad alzarsi al suono della campanella, per cambiare di posto. In pratica questa volta, siccome le donne sono in maggioranza, le parti sono invertite. Non è una cosa insolita: le signore sono sempre più numerose nelle serate dedicate al pubblico «senior», spiegano i veterani. In quelle under-50 invece è il contrario.

Cuori controcorrente

Ai tempi di Tinder lo speed-dating sembra una cosa antiquata. In realtà, le statistiche dicono che in Ticino solo una minima parte delle scintille scoccano su internet. Da un anno a questa parte gli eventi «reali» per la ricerca di un partner hanno ripreso piede: a Lugano, Sementina, Losone, diversi locali pubblici hanno iniziato a ospitare serate tramite un portale appositamente dedicato (Speeddating-Ticino.ch).

Tania Oktay e Nicole Van Gogh. © Tipress
Tania Oktay e Nicole Van Gogh. © Tipress

Alle ore 18.30, nella saletta sopra il bar Amor Fati di Lugano (nome di buon auspicio) i posti a sedere sono esauriti. C’è chi è arrivato anche dall’Italia, e ne ha approfittato per fare un giro turistico sul Ceresio. «Per me è la terza volta» racconta Giovanni, 52.enne di Bellinzona. È un po’ demoralizzato, ma non getta la spugna. «Non ho ancora avuto il colpo di fulmine ma prima o poi arriverà quella giusta»

Potrebbe essere Magda, chissà, che sta seduta al tavolo a fianco. Anche lei del Bellinzonese, è emozionata ma al tempo stesso dice di non sperarci troppo. «Mi ha iscritto mio genero, lui è francese e là queste cose pare che funzionino». A 63 anni - vedova, una relazione finita alle spalle - ha però un’esigenza che Giovanni non può soddisfare: l’età. «Non prendo in considerazione uomini più giovani di me - confida - non ci capiremmo».

L’anima gemella

L’aria è tesa. Davanti a sé ogni coppia ha una scatola piena di bigliettini con domande rompi-ghiaccio, come «quale è il tuo profumo preferito» o «preferisci il caffè o il tè». Tania Oktay e Nicole Van Gogh fanno il giro dei tavoli e consegnano a ognuno una spilletta con il nome (niente cognomi) da esibire come un tesserino identificativo. I dettagli sono predisposti con cura. Forse non è un caso che siano state due donne a organizzare l’evento: rappresentano - statisticamente - la categoria di utenza minoritaria e meno soddisfatta delle app d’incontri oggi predominanti nel mondo virtuale.

«La realtà è spesso diversa da come vogliamo presentarla sui social» spiegano Tania e Nicole. Colleghe di lavoro, hanno anche un’altra cosa in comune: la delusione rispetto alla tecnologia amorosa. «Ci è capitato più volte, in passato, di confrontarci sulle rispettive disavventure» racconta Tania. «Ci siamo chieste se non ci fosse altra gente nella nostra stessa situazione. E così abbiamo pensato di organizzare una serata».

Le regole del gioco

Iniziano le danze. Nicole attira l’attenzione dei partecipanti con una campanella, cala il silenzio: è il momento di spiegare come funziona. «Avete sette minuti per conoscervi e decidere se il partner vi interessa. Quando sentite il suono della campanella - dlin, dlin - dovete alzarvi e cambiare posto».

Tania consulta un indirizzario con i nomi e i contatti dei partecipanti, email e numeri di telefono. Uno degli iscritti si è ritirato all’ultimo (di qui la disparità tra uomini e donne) ma si procede comunque. «Se un partner vi piace segnate il suo nome su questi fogli di carta. Alla fine della serata, se ci sarà stato un match - la coincidenza di due preferenze, come su Tinder, ndr. - invieremo i rispettivi contatti ai due interessati, perché possano organizzare il loro primo appuntamento».

Se son rose...

L’eventualità non è così comune. Ma capita. «Noi diciamo sempre a chi partecipa: rilassatevi, non dovete trovare per forza una persona da sposare!» sorride Nicole. «L’idea deve essere conoscere persone nuove, poi se sono rose fioriranno». Da quando le due amiche hanno iniziato a organizzare serate di speed-dating in Ticino, un anno fa, i «match» sono stati diversi e alcuni si sono trasformati in relazioni stabili: dal primo evento nel giugno 2023 è nata una coppia che esiste ancora adesso ed è l’orgoglio di Tania e Nicole. Ma nella girandola dei tavolini possono formarsi anche amicizie o collaborazioni lavorative, ad esempio tra partecipanti attivi nello stesso settore professionale. «È capitato anche che si incontrassero dei vicini di casa, che prima non si rivolgevano parola e ora portano tutti i giorni il cane a spasso insieme» racconta Tania, mentre dai tavolini arriva un brusio crescente: segno che i partecipanti hanno rotto il ghiaccio.

Vincere l’imbarazzo

Anche Magda sembra sciogliersi un pochino. Sorride mentre racconta le sue esperienze precedenti: un ottimo argomento, dopotutto, per entrare in confidenza. «Ho usato anche io una di quelle app» confida. «Non ricordo il nome». E come è andata? Alza gli occhi al cielo, poi ammette che «è stata un’esperienza simpatica» ma purtroppo non ha funzionato. «Via chat può andare tutto bene ma poi, quando ci si incontra, deve scattare qualcosa. E a me non è scattato».

Nei tavolini a fianco qualcosa invece sta scattando. O sta per scattare. Alla fine della serata Tania e Nicole fanno lo spoglio delle preferenze e registrano ben due «match». Due coppie hanno espresso le stesse preferenze e vogliono rivedersi. «È un buon risultato» si congratulano le organizzatrici. Non sanno come andrà a finire: il giorno dopo gli interessati riceveranno i rispettivi numeri di telefono via e-mail. «Il primo approccio è fatto» chiosano le due Cupide. «Il prossimo passo tocca a loro».

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