Politica

Dall'ex hostess alla violoncellista: ecco le nuove facce a Berna

Una carrellata di profili che vale la pena tenere d'occhio al Consiglio nazionale
Andrea Stern
Andrea Stern
29.10.2023 06:00

Domenica scorsa il Consiglio nazionale si è rinnovato per circa un quarto, con una serie di profili molto diversi tra loro. Ci sono il disabile di origini kosovare, l’ex avvocato di Gheddafi, l’imprenditore farmaceutico, la giovane viticoltrice o ancora l’attivista LGBTQ, tanto per citare alcuni dei nuovi volti più curiosi. In totale sono 49 i consiglieri nazionale di fresca elezione, in attesa che i ballottaggi per il Consiglio degli Stati aprano le porte a qualche altro aspirante.

Dal Ticino è quasi certa l’entrata in parlamento di uno tra Alessandra Gianella, Giorgio Fonio o Beppe Savary, che andrà ad affiancarsi ai due neoeletti Simone Gianini e Paolo Pamini, a meno di inattesi cataclismi. Ma questa è musica per il prossimo 19 novembre. Intanto vi presentiamo alcuni neoeletti che sono già certi di poter partecipare alla seduta costitutiva del 4 dicembre e che molto probabilmente faranno parlare di sé nel prossimo quadriennio. 

Alijai durante un incontro pubblico
Alijai durante un incontro pubblico

Il disabile che ha superato handicap, cognome e origini

Islam Alijaj soffre di paralisi cerebrale dalla nascita ed è costretto in sedia a rotelle. Ciononostante - o forse proprio a causa di questa condizione - si batte a livello imprenditoriale e da qualche anno anche in politica a favore di una società più inclusiva. Già nel 2019 si era candidato per il Consiglio nazionale sulla lista del PS, senza successo. Nel frattempo nel 2022 è stato eletto in Consiglio comunale a Zurigo. E ora, grazie anche a un’intensa campagna elettorale che l’ha visto spendere quasi 200.000 franchi, è riuscito a coronare il suo sogno di accedere a Palazzo federale.

«Ho sempre pensato di avere tre grossi ostacoli sulla mia strada politica- ha detto Alijaj -. La mia disabilità fisica, le mie origini kosovare e il mio nome. Eppure sono stato eletto. Questo significa che gli elettori auspicano una nuova era, in cui ci sia spazio anche per politici che non necessariamente corrispondono alla norma».

L’associazione Pro Infirmis ha festeggiato l’elezione del 36.enne zurighese - padre di due figli - sottolineando che diventerà il terzo disabile in Parlamento, insieme ai centristi Christian Lohr e Philipp Kutter. Si tratta di un nuovo record storico. Tuttavia, Alijaj non vuole limitarsi a difendere i diritti delle persone con disabilità.

«Io faccio politica per tutte le persone, per quel 99% di persone che non conduce la vita di un uomo privilegiato, anziano e bianco che può permettersi tutto - ha dichiarato al portale Watson -. Faccio una classica politica socialdemocratica, ma dal punto di vista di una persona disabile».

Isabelle Chappuis
Isabelle Chappuis

La visionaria che usa l'IA contro i vandalismi

Gli uomini litigano, le donne ricostruiscono. Il Centro del canton Vaud è l’esempio di un partito che è stato lacerato e ridotto all’insignificanza dallo scontro tra due maschi alfa come Claude Beglé e Jacques Neyrinck - entrambi ex consiglieri nazionali - ma poi ripreso in mano e resuscitato da due donne. 

La prima è la 31.enne Valerie Dittli, che l’anno scorso è riuscita nell’exploit di conquistare un seggio nel Consiglio di Stato vodese. La seconda è Isabelle Chappuis, economista di 52 anni, madre di tre figli, che ha aderito al Centro appena un anno fa ma che già domenica scorsa ha permesso alpartito di riconquistare il seggio in Consiglio nazionale perso nel 2019. «Sono nuova in politica, mi rallegro di poter apprendere e magari anche essere un esempio», ha reagito alla RTS.

In Parlamento Chappuis potrà sicuramente fornire un prezioso contributo sul tema del lavoro, lei che dirige Futures Lab, un’unità di ricerca dell’Università di Losanna che studia l’evoluzione dei mestieri e l’aggiornamento delle competenze professionali. Sua figlia la chiama una «futurista», lei si autodefinisce «specialista nel futuro del lavoro».

Durante questa campagna elettorale, è successo che una notte qualcuno strappasse tutti i manifesti elettorali che Chappuis aveva affisso nella sua regione. Lei come ha reagito? Con un video realizzato con l’Intelligenza artificiale (IA), pubblicato su Linkedin dove ha ottenuto una visibilità clamorosa, ben maggiore a quella dei manifesti. «Mi piace questa idea di essere visionaria e di cercare di anticipare il futuro per meglio coglierne le opportunità», dice di se stessa.

La ex hostess figlia d'arte

Suo padre è il falco, lei la colomba. «Abbiamo due stili molto diversi», risponde la neoeletta consigliera nazionale UDC Nina Fehr Dusel quando le si chiede un raffronto con papà Hans Fehr, per vent’anni rappresentante nel Parlamento federale dell’ala più intransigente del partito.

Nina Fehr Dusel è cresciuta tra gli animali della fattori a dei nonni. All’età di 14 anni ha lanciato una raccolta firme per chiedere di vietare gli spettacoli con i delfini in Svizzera. Da quando siede nel Gran Consiglio zurighese ha presentato iniziative per vietare l’importazione di pellicce, per introdurre restrizioni doganali e un obbligo di dichiarazione della carne di animali che hanno subito lunghi trasporti, per un deposito sulle lattine, causa di lesioni interne alle mucche.

Ma prima di lanciarsi in politica ha seguito un percorso atipico. Ha lavorato come modella, come hostess di Swissair, proprio nel periodo del grounding, poi ha studiato diritto ed è diventata giurista. «Girando il mondo ho imparato ad apprezzare ancora di più il nostro Paese - ha detto a 20 Minuten -. Soprattutto nell’UE, molte persone mi dicono che noi svizzeri dovremmo essere un po’ più orgogliosi di quello che abbiamo».

Sposata e madre di due figli, quadro dirigente di SwissLife e granconsigliera, la 43.enne Nina Fehr Dusel ha ottenuto una brillante elezione in Consiglio nazionale a scapito di candidati più quotati, come il presidente cantonale e il capogruppo in Gran Consiglio dell’UDC. «Probabilmente la gente apprezza la mia politica dei fatti», ha commentato alla Zürichsee-Zeitung.

Simon Michel
Simon Michel

L'imprenditore che vuole cambiare l'immigrazione

Toh, un imprenditore. L’elezione di Simon Michel fa notizia già solo perché i profili come il suo sono diventati una rarità, in politica. Dal 2014 il bernese trapiantato a Soletta conduce la Ypsomed, azienda fondata una decina d’anni prima dal padre Willy. Specializzata in soluzioni di automedicazione per il diabete, la Ypsomed impiega oltre 2.000 collaboratori, di cui circa 1.500 in Svizzera. Con questi numeri, il neoeletto consigliere nazionale PLR diventa il secondo imprenditore più potente in Parlamento, dietro a Magdalena Martullo-Blocher.

«La forte crescita della mia azienda mi ha aiutato a livello elettorale - ha detto alla NZZ -. Ma inSvizzera è quasi obbligatorio avere esperienza politica prima di entrare in Parlamento». Infatti il 46.enne Michel ha fatto la gavetta per sei anni in Gran Consiglio, dove ha contribuito a forgiare la riforma fiscale. A Berna intende adoperarsi affinché le aziende possano continuare a reclutare manodopera qualificata all’estero.

«Mi rendo conto che l’immigrazione non può continuare su questi ritmi - ha sostenuto -, gli elettori sono stati chiari. La Svizzera dovrebbe quindi sperimentare nuovi approcci, prendendo esempi da Paesi come Canada e Australia. Occorre prestare maggiore attenzione alle qualifiche dei singoli immigrati. E magari limitare il ricongiungimento familiare, sebbene possa essere doloroso per le persone colpite. Ma se non facciamo nulla per limitare gli afflussi, il rischio è che il popolo adotti iniziative molto più drastiche. E a quel punto la probabilità di siglare un accordo quadro con l’UE scenderebbe a zero».

Charles Poncet
Charles Poncet

L'ex avvocato di Gheddafi

Avvocato di grande fama, difensore della famiglia Gheddafi quando nel 2008 il figlio Hannibal venne arrestato a Ginevra, il 76.enne Charles Poncet è il più anziano tra i neoeletti consiglieri nazionali. A differenza di altri, non è però un neofita di Palazzo federale, dove ha già trascorso una legislatura tra il 1991 e il 1995, tra le fila del Partito liberale.

Il passaggio all’UDC è storia recente. Nel 2022 ha partecipato alla stesura di un’iniziativa democentrista per una migliore protezione penale dei poliziotti e nella scorsa primavera è stato eletto in Gran Consiglio. «Sono molto preoccupato dalle questioni di sicurezza, in particolare dalla delinquenza che viene definita banale ma che è violenta - ha dichiarato Poncet alla Tribune de Genève per spiegare il cambio di casacca -. L’UDC è l’unico partito che ha una linea coerente in quest’ambito».

Poncet ha citato le aggressioni subite da due suoi familiari e «lo scempio di tre anni di procedimento penale a carico di un agente di polizia in un caso che avrebbe dovuto essere archiviato di punto in bianco». A Berna intende adoperarsi per la protezione sistematica dei poliziotti e per pene non riducibili in caso di crimini violenti, in particolare contro le donne. «Rivendico la repressione», ha detto l’avvocato a Le Temps.

Da notare che Poncet ha visto nascere la sua presidente sezionale e futura collega di Parlamento Céline Amaudruz. Due giorni prima, nello stesso reparto maternità dello stesso ospedale ginevrino, è infatti venuta al mondo sua figlia Flavie.

La violoncellista che ha scoperto la politica con la pandemia

Prima della pandemia, Estelle Revaz non sapeva nemmeno che il Parlamento fosse diviso in due Camere. Ma quando nel 2020 il Consiglio federale ha imposto lo stop agli eventi culturali senza prevedere indennizzi, la 34.enne violoncellista vallesana trapiantata a Ginevra si è sentita in dovere di difendere sé stessa e i suoi colleghi. «Ho chiamato Pascal Couchepin, che è amico di mio nonno - ha raccontato a Le Matin Dimanche -. Lui mi ha risposto che invece di lamentarmi avrei dovuto agire. Mi ha suggerito di contattare l’Ufficio federale della cultura e l’Ufficio federale della sanità pubblica. Io ho fatto di più. Uno a uno, ho contattato tutti i parlamentari».

Estelle Ravaz
Estelle Ravaz

Uno sforzo che è stato premiato. Grazie alla battaglia della giovane violoncellista, il Consiglio federale ha infine accordato un sostegno a 300.000 operatori culturali. «Questa esperienza mi ha mostrato che è possibile smuovere le acque - afferma Revaz -. In me si è accesa una fiammella che mi ha motivato a proseguire il mio impegno politico».

La violoncellista ginevrina - che in un libro autobiografico ha rivelato di essere stata vittima di stupro durante il periodo degli studi a Parigi - si è quindi battuta a favore del principio «solo sì è sì» in materia di reati sessuali. Quale naturale evoluzione del suo impegno politico è giunta la candidatura al Consiglio nazionale per il Partito socialista, «il partito che difende i più svantaggiati, le donne, gli indipendenti». Una scelta premiata con il secondo posto sulla lista. «Sono orgogliosa di incarnare questa speranza in base alla quale ogni cittadino può sognare di accedere alla Camera del popolo».

La più giovane vuole continuare a lavorare in vigna

Domenica sera Katja Riem ha potuto festeggiare sorseggiando un bicchiere del suo vino. A soli 26 anni, la viticoltrice e agronoma di Kiesen (BE) è diventata la più giovane rappresentante del nuovo Parlamento federale. Un risultato che suggella una strepitosa ascesa politica.

Tutto è iniziato all’età di 14 anni, quando nell’ambito di un lavoro scolastico Katja Riem partecipa insieme a una compagna a un’assemblea dei delegati dell’UDC bernese. L’evento la «ispira», come spiega lei stessa a Bern-Ost.ch. Subito dopo aderisce ai giovani UDC e assume la carica di segretaria della sezione locale.

A livello formativo svolge il tirocinio come viticoltrice, poi si iscrive al liceo per poter in seguito fare un bachelor come agronoma. Il periodo del liceo a Berna ha ulteriormente rafforzato le sue convinzioni politiche, come ha spiegato al Tages Anzeiger. «Io vengo dalla campagna, sono abituata che senza lavoro non ci sono soldi - ha detto -. Al liceo mi sono accorta che diversi giovani non ne sono consapevoli».

La prima carica politica giunge nel 2021, come subentrante in Gran Consiglio. L’anno dopo viene rieletta con il miglior risultato assoluto. Domenica scorsa, con 101.345 voti, è stata catapultata nella Berna federale. Lei intende comunque proseguire la sua attività come agronoma, con un occhio particolare allo sviluppo dell’agrifotovoltaico, e come viticoltrice nell’azienda di famiglia. «Non diventerò mai una politica di professione - ha detto -.Voglio e devo continuare a lavorare con le mie mani. È ciò che mi rende più felice!».

L'attivista LGBTQ che ha dovuto dormirci sopra

Il giorno dopo la sua inattesa elezione in Consiglio nazionale, Anna Rosenwasser non sapeva ancora se accettare la carica. «In questo momento mi sento come quando svanisce l’effetto di una canna», ha detto al Tages Anzeiger la più importante influencer e attivista LGBTQ della Svizzera. Finalmente martedì sera la 33.enne zurighese ha detto sì. «L’elezione è stata una sorpresa, ho avuto bisogno di due notti per dormirci sopra e per parlarne con i miei cari - ha detto al portale Tsüri -. Ma già domenica sera i miei colleghi di partito mi hanno fatto sentire che non sono sola. M i rallegro di ricoprire questa carica, è un privilegio».

Anna Rosenwasser
Anna Rosenwasser

Il Parlamento si arricchisce così di un personaggio sicuramente variopinto. Di origini ebraiche, bisessuale dichiarata, laureata in giornalismo e scienze politiche, Anna Rosenwasser è stata segretaria generale dell’Organizzazione svizzera delle lesbiche, ha scritto un libro di «testi queer», è autrice di una colonna suRepublik, è moderatrice e influencer LGBTQ con oltre 35.000 seguaci su Instagram.

Aveva già tentato invano la scalata a Palazzo federale nel 2019, con i Giovani socialisti. Quest’anno si è messa in lista con il partito maggiore pensando di fare da riempitivo. Invece ha superato molti candidati più quotati di lei, a partire dal presidente nazionale della GISO. «Si parla della mia elezione come se non avessi mai fatto politica - ha osservato Rosenwasser -.In realtà è da parecchi anni che sono impegnata in politica, solo che non avevo un mandato. La mia prospettiva da attivista farà sicuramente bene al Parlamento».

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