Turismo

«Dobbiamo smetterla di piangerci addosso»

Dopo una Pasqua deludente, il direttore Angelo Trotta fa il punto sul turismo in Ticino e sui motivi della crescita mancata
©Chiara Zocchetti
Andrea Stern
Andrea Stern
27.04.2025 06:00

La Pasqua bagnata non è stato il migliore degli inizi di stagione ma Angelo Trotta, direttore di Ticino Turismo, è ottimista per il prosieguo del 2025. «Quest’anno attendiamo una leggera crescita», dice.

Signor Trotta, è stato crudele vedere le belle giornate soleggiate che hanno seguito la Pasqua?
«Purtroppo la pioggia ha un po’ rovinato i piani e nei giorni precedenti la Pasqua ci sono state inevitabilmente numerose cancellazioni. Ma negli alberghi abbiamo comunque avuto un’occupazione media del 58,7%, migliore rispetto al 49,5% dell’anno scorso».

Nel 2024 i pernottamenti in Ticino sono stati sostanzialmente stabili. È un buon risultato, considerando che intorno a noi tutti crescono?
«È vero che a livello mondiale il 2024 è stato un anno molto forte. Ci sono destinazioni che hanno registrato crescite a due cifre. Anche a livello svizzero i pernottamenti sono cresciuti, mentre noi abbiamo perso l’1,5%. È chiaro che non è mai bello vedere un segno meno. Ma siamo pur sempre sopra i livelli pre-Covid».

Perché il Ticino non beneficia di questa crescita del turismo mondiale?
«In Ticino siamo frenati dalla forte dipendenza dal turismo nazionale e dal tasso di cambio, con un franco molto forte nei confronti di euro e dollaro. Poi bisogna dire che il 2024 non è stato un anno particolarmente fortunato, con l’alluvione in Vallemaggia e la chiusura per parecchi mesi del tunnel di base del Gottardo».

Non è che magari il Ticino si rinnova poco? Non è che magari lo svizzero tedesco trova ancora quello che trovava quando veniva in gita scolastica?
«No, secondo me non è tutto uguale. Nel bene o nel male sono cambiate tante cose. Per esempio, negli ultimi anni si è investito molto a livello di strutture alberghiere. Ci sono ancora strutture obsolete ma negli ultimi dieci anni, grazie anche al sostegno cantonale, sono stati fatti veramente tanti investimenti. E non solo nel ramo alberghiero ma anche nel settore turistico, con gli impianti di risalita, il LAC, il Termali Salini di Locarno...»

Lei vede fermento in Ticino?
«Sì, la prova è che stanno arrivando in Ticino grandi gruppi internazionali, come Novotel a Lugano e Hilton nel Locarnese. E si parla di altri gruppi importanti, come Marriott, che si preparano a insediarsi nel nostro cantone».

Quindi non siamo un cantone «vecchio»?
«No, secondo me non c’è un’obsolescenza dell’offerta turistica. E sarebbe bene anche non piangerci troppo addosso, perché le cose stanno andando meglio che nel decennio 2010-2020. È chiaro che sarebbe bello crescere sempre di più, ma le cose non vanno male».

D’altra parte se il turismo crescesse troppo rischierebbe di provocare l’ostilità dei residenti.
«A livello svizzero la Tourismusakzeptanz è diventata un tema molto sentito. Noi non siamo toccati dal sovraffollamento turistico, se non in occasioni puntuali, per cui l’accettazione da parte della popolazione è ancora buona. Ma potremmo iniziare a vedere un po’ di insoddisfazione se il fenomeno degli affitti a corta durata dovesse continuare a crescere, facendo aumentare le pigioni per i residenti.Per ora è un fenomeno contenuto, ma va tenuto sotto controllo».

Il Tourismus Monitor Schweiz (indagine tra i turisti) indica che tra i punti deboli del Ticino, a parte i prezzi, c’è il traffico. Cosa si potrebbe fare?
«Questo va oltre il nostro raggio di attività. Il problema è che in Ticino abbiamo un traffico interno, un traffico dei frontalieri, un traffico turistico e di merci sull’asse nord-sud... È chiaro che il turista ne soffre. Ma noi possiamo fare ben poco, se non orientare il turista verso il trasporto pubblico. Ogni anno emettiamo più di 600.000 Ticino Ticket».

Tra i punti forti del Ticino viene indicata l’acqua. Non trova però che i laghi siano poco accessibili?
«L’acqua è un valore su cui puntiamo molto, già solo a livello promozionale. Vogliamo dare visibilità anche alla qualità della nostra acqua, che non è una caratteristica solo ticinese bensì svizzera. Da noi si può fare il bagno in laghi e fiumi anche in città, ciò che è raramente il caso nel resto del mondo».

Ma non mancano punti di accesso all’acqua?
«No, non credo. I fiumi sono largamente accessibili e sui laghi ci sono tanti lidi. Potremmo però sviluppare i pontili, per sfruttare meglio il potenziale della navigazione privata».

Un dato interessante è che i turisti provenienti da altri continenti tendono maggiormente ad alloggiare negli alberghi a 4 e 5 stelle. Sono turisti che lasciano di più sul territorio?
«Sì, in parte sì. Tra i turisti mediorientali la spesa media pro capite è di oltre 350 franchi al giorno. Anche tra gli americani è ben al di sopra della media. Poi non è per tutti così ma in generale sì, sono turisti che spendono sul territorio, non solo in alberghi ma anche ristoranti, trasporti, shopping... in tutta la filiera».

Il bello è che fuori dall’Europa vivono miliardi di persone. Un potenziale quasi infinito.
«Assolutamente. La crescita del turismo in Svizzera è proprio dovuta a questi ospiti in arrivo da altri continenti. Qualcuno vede questo sviluppo in maniera critica, in relazione alle emissioni di CO2. Bisogna dire però che una volta in Europa questi turisti girano spesso con i trasporti pubblici. Noi ci stiamo aprendo a questi mercati, in particolare abbiamo iniziato a investire sull’Arabia Saudita, un mercato molto interessante, che prima era molto chiuso e adesso si è aperto».

Il divieto del burqa non è un problema?
«No, c’erano tante paure ma alla fine non mi sembra che il divieto del burqa sia un problema. Negli ultimi anni i turisti arabi sono cresciuti. Da noi vanno soprattutto a Lugano».

Gli indiani vanno invece soprattutto a Mendrisio. Perché?
«Ci sono strutture che hanno fatto degli accordi per ospitare gli indiani in transito. Offrono loro anche la gastronomia indiana. Sono accordi positivi, perché questi turisti non si fermano solo a dormire ma magari vanno anche a fare shopping o visitare la Swissminiatur».

Certi cambiamenti, come il Monte Lema che diventa Lema Mountain, sono pensati per attirare questi turisti internazionali?
«Questo è stato un caso di rebranding, lodevole per carità, ma sinceramente penso che il nome e i loghi siano abbastanza irrilevanti .Non attiriamo più turisti a livello internazionale solo perché cambiamo un nome».

Lugano Lake può strizzare l’occhio a Como Lake.
«Sì, quello sì. Lugano si posiziona giustamente come destinazione molto più internazionale.Su certi mercati il brand Lugano è addirittura più conosciuto del brand Ticino. Se si va a vedere il singolo attrattore però penso che l’impatto del nome sia abbastanza irrilevante. Cioè, è carino che il Lema Mountain si chiami così, ma non penso che i turisti ci vadano di più solo perché il nome è scritto in inglese».

Non sono aumentati gli americani sul Lema?
«Non saprei. Però diciamo che per attirare gli americani ci vuole altro. È un grande mercato che richiede grandi investimenti. Noi ci lavoriamo da anni e grazie anche alla collaborazione con Svizzera Turismo stiamo riuscendo a captare dei flussi turistici. L’anno scorso a Zurigo gli americani hanno fatto un milione di pernottamenti, superando i tedeschi. E in Ticino ne hanno fatti circa 100.000».

Non è male.
«Sì, adesso vediamo cosa succede con gli USA. Ma è un mercato sul quale lavoriamo bene».

Qui forse pesa il fatto di non avere un aeroporto.
«Assolutamente. Non a caso le destinazioni che crescono di più in Svizzera sonoGinevra e Zurigo, le due città che hanno un aeroporto. Il lato positivo è che siamo abbastanza vicini a Malpensa, sebbene ci voglia più di un’ora».

Mancano le navette di una volta?
«Forse sì. Resta comunque valida l’opzione del treno».

Un ultimo aspetto: non le sembra che dopo una certa ora in Ticino sia difficile trovare dove mangiare?
«Guardi, io ho vissuto parecchi anni in Spagna, lì è abbastanza comune andare a cenare a mezzanotte o pranzare la domenica alle tre.Qui abbiamo un’altra cultura. Rispetto alla media svizzera siamo messi ancora benino, però sono d’accordo che almeno in estate si potrebbe tenere aperto un po’ di più».

Il turista svizzero tedesco è abituato a mangiare presto, altri potrebbero trovarsi spiazzati.
«Sono d’accordo. Però questo non dipende da noi. Come ente turistico la nostra missione è fare arrivare più turisti possibile».

Trovano una buona offerta?
«Io sono convinto di sì. Noi abbiamo un grado di soddisfazione elevatissimo, oltre il 90%. Abbiamo vinto per il quarto anno consecutivo il «Most Trusted Award» del turismo del Reader’s Digest. E abbiamo un’alta quota di turisti che ritornano. Significa che il turista che viene da noi si trova bene».

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