Curiosità

Dove finiscono gli oggetti che la Posta non riesce a consegnare?

Inizia un percorso che, da Cadenazzo, in caso di ulteriori insuccessi si conclude in un negozietto di Wollishofen
©Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
13.10.2024 13:30

Il postino suona sempre due volte, magari anche tre o quattro. Ma capita che nonostante la sua caparbietà non riesca a consegnare un pacco. E allora cosa succede? Inizia un percorso che, in caso di ulteriori insuccessi, si conclude in un negozietto di Wollishofen. È lì che finiscono, ben disposti sugli scaffali, gli articoli di elettronica, i vestiti, le candele, i prodotti di bellezza e magari anche i giocattoli erotici i cui destinatari sono risultati introvabili.

«Conserviamo i contenuti dei pacchi che non riusciamo a recapitare per almeno tre mesi nella Centrale oggetti trovati di Cadenazzo - spiega Nathalie Dérobert Fellay, portavoce della Posta -. Dopodiché, se nessuno si fa vivo e se i nostri collaboratori non riescono a risalire al mittente o al destinatario, il contenuto dei pacchi viene venduto tramite un’azienda partner specializzata».

Dall’ombrello alla protesi mammaria

Si tratta dell’azienda «Fundsachenverkauf.ch», fondata da Roland Widmer con l’obiettivo di vendere gli oggetti che vengono trovati sui trasporti pubblici e mai reclamati. In primo luogo ombrelli, zaini, capi di abbigliamento, orologi e articoli di elettronica. Ma è già capitato che su treni e bus venissero dimenticati oggetti molto più particolari, come un’abito da sposa, un paracadute, una sedia a rotelle, il timone di un’antica nave, una gamba artificiale o una protesi mammaria.

Nel settembre 2019, quindi poco prima che scoppiassero la pandemia e la mania di acquistare tutto online, Widmer aprì a pochi metri di distanza dal suo negozio fisico di Wollishofen una seconda attività commerciale, «Fundpakete.ch», che si occupa di vendere merce nuova, mai utilizzata, poiché mai consegnata. Non per difetto della Posta o di altri servizi di spedizione, ma perché gli indirizzi sono incompleti, illeggibili o si sono staccati, oppure perché i destinatari sono introvabili o magari anche deceduti.

Quando il pacco si può aprire

Si tratta in ogni caso di una minima parte dei 185 milioni di pacchi che finiscono ogni anno nelle mani della Posta (dati del 2023). Perché prima di mandare la merce a Wollishofen, il gigante giallo fa di tutto per eseguire il proprio mandato.

«L’obiettivo principale della Posta - riprende la portavoce - è recapitare ai destinatari tutti gli invii che le vengono affidati in modo intatto, affidabile e sicuro. Questo obiettivo viene raggiunto nella maggior parte dei casi. Può tuttavia accadere che un pacco non possa venir recapitato. In un caso del genere, il pacco non recapitabile viene inviato internamente alla Centrale oggetti trovati di Cadenazzo. I collaboratori di Cadenazzo sono autorizzati ad aprire l’invio per scoprire maggiori informazioni sul mittente o sul destinatario».

Si tratta di un’eccezione, in quanto la Posta è soggetta al segreto postale e non può conoscere il contenuto degli invii che trasporta. «Anche il personale della Centrale oggetti trovati è quindi tenuto a rispettare la riservatezza per quanto riguarda il contenuto degli invii - precisa la portavoce -. Se i collaboratori riescono a risalire al mittente o al destinatario, si preoccupano di ritornare o di far proseguire l’invio. In caso contrario, la merce viene catalogata e conservata a Cadenazzo in caso in cui il mittente o il destinatario ne facciano richiesta al servizio clienti».

Dopo tre mesi sugli scaffali

Scaduto il termine di tre mesi, gli obblighi della Posta si esauriscono. «I collaboratori della Centrale degli oggetti trovati fanno un lavoro da detective - spiega Dérobert Fellay -. Sono appositamente formati e in moltissimi casi riescono a risalire al destinatario, o in alternativa al mittente. Se però gli sforzi rimangono infruttuosi, dopo tre mesi la merce viene trasferita all’azienda partner specializzata».

Qui, a Wollishofen, il contenuto dei pacchi non recapitabili viene venduto in parte nel negozio fisico, aperto solo dal giovedì al sabato, in parte online. Attualmente si trova merce di ogni tipo. Per esempio una bottiglia di Château Haut-Brion del 2009, che in commercio costerebbe almeno un bigliettone da mille ma qui è possibile portarsi via con 711,55 franchi. O un violino tedesco di marca sconosciuta a 1.757,50 franchi. O tanti altri oggetti di cui forse solo l’ignoto destinatario conoscerebbe l’utilità.

I proventi finiscono alla Posta, che però non si arricchisce con i pacchi perduti, tutt’altro. Il servizio effettuato dai «detective» di Cadenazzo sarebbe ben più oneroso, secondo il gigante giallo, dei guadagni conseguiti grazie alla vendita degli oggetti non consegnati. «Questi ricavi - conclude la portavoce - coprono solo in minima parte i maggiori costi sostenuti per la gestione degli invii non recapitabili»

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