Dresda, la città dell'Araba fenice

Ce ne accorgiamo non appena oltrepassiamo l’enorme portone della Frauenkirche. Il colore scuro di alcune pietre incastonate nelle mura dell’imponente chiesa luterana contrasta con il grigio chiaro del resto dell’edificio. Non è un caso. Il gioiello architettonico simbolo di Dresda che ci appare davanti agli occhi non è la costruzione originale concepita in epoca barocca, bensì una sua copia perfetta. Tra febbraio e aprile del 1945 la cittadina tedesca situata nel cuore della Sassonia venne rasa al suolo dai bombardamenti angloamericani e quelle pietre scure sono ciò che rimase della chiesa originale.In quei giorni drammatici piovvero dal cielo più di seimila tonnellate di bombe che trasformarono la cittadina sul fiume Elba in un inferno di fuoco. Il calore raggiunto dall’immenso rogo causato dai bombardamenti fu tale da sciogliere non solo il bronzo delle cupole e dei campanili, ma anche i corpi della povera gente. L’operazione avvenuta a guerra quasi ultimata (tant’è vero che gli storici si interrogano se fu necessaria e legittima) causò la morte di centinaia di migliaia di civili, la maggior parte dei quali mai identificati. La ricostruzione della Frauenkirche, lasciata in macerie fino al 1991, fu terminata nel 2005 e quelle pietre annerite dal fuoco incassate nelle nuove mura sono un monito per non dimenticare gli orrori della guerra. Mentre percorriamo la Brülsche Terrasse, la splendida terrazza che si affaccia sull’Elba, ci rendiamo conto di trovarci nella città dell’araba fenice.
La Frauenkirche non è l’unico edificio risorto dalle ceneri, ma molto di ciò che ci sta attorno gode di nuova vita. Grazie all’orgoglio degli abitanti e al loro attaccamento alla città, oggi l'Altmarkt, il centro storico, si presenta esattamente come appariva prima della guerra: un trionfo di barocco dalla bellezza sorprendente. Non per nulla nel Settecento Dresda veniva chiamata la Firenze della Germania.«Siamo riusciti a ricostruire fedelmente ciò che venne annientato dalle bombe anche grazie alle vedute della città dipinte da Bernardo Bellotto» spiega la guida. Il pittore italiano, che non è altri che il Canaletto, visse a Dresda a metà del 1700 ed era conosciuto per la minuziosità quasi fotografica dei suoi dipinti. Anche lo Zwinger, l’incantevole residenza dei re sassoni, è stato ricostruito da zero. Un tempo l’imponente edificio era una fortezza, ma Augusto il Forte lo trasformò in una piccola Versailles, con tanto di parco punteggiato da innumerevoli fontane.
Oggi lo Zwinger ospita una delle più importanti collezioni d'arte europee. Al suo interno scopriamo capolavori di Mantegna Tintoretto Velàzquez Dürer Rembrabdt Van Dyck van Eyck Rubens. Ci sono Adamo ed Eva di Cranach e la Madonna Sistina di Raffaello, l’opera famosa per il particolare dei due angioletti dall’espressione annoiata alla base della tela. Nella Grünes Gewölbe, La Volta Verde, situata nel Castello Residenziale di Dresda, troviamo il museo che raccoglie tutti i tesori dei re di Sassonia: è la più grande collezione di gioielli antichi d’Europa. Un tesoro che nel 2019 venne clamorosamente saccheggiato.
Lo scorso anno gran parte del bottino (più di quattromila diamanti rubati) venne ritrovato a Berlino. Mentre ciondoliamo nelle vie della città, incappiamo nel Fürstenzug, il più grande murales in porcellana della storia. Più di cento metri di piccole piastrelle raffiguranti la processione dei regnanti di Sassonia accompagnati dai loro amici: artisti, scienziati, soldati, artigiani e contadini. Molti dei quali a cavallo. La Dresda più moderna la si incontra non appena si oltrepassa la sponda destra del fiume Elba. Ad ogni angolo della Neustadt spuntano casette e palazzi dalle mura variopinte, negozietti e boutiques, ristoranti etnici, cortili e piccoli parchi. Un paradiso per artisti e giovani alternativi.