L'inchiesta

Due valli che ripartono (dal basso)

Come il masterplan sta rilanciando Leventina e Valle di Blenio – «Da piccole idee nascono grandi cose»
© CdT / Chiara Zocchetti
Andrea Stern
Andrea Stern
10.09.2023 06:00

Masterplan è uno di quei termini astrusi che generano indifferenza se non ostilità. Finché non si scopre che dietro a quell’anglicismo si nascondono realtà concrete come l’ultima fiorista della Leventina, il nuovo forno a legna comune di Calonico, il campeggio di Chiggiogna, la casa della sostenibilità dell’USI ad Airolo o ancora, spostandosi in Valle di Blenio, il nuovo punto di incontro di Leontica, il rilancio dell’albergo Olivone & Posta o il nuovo Sun Village di Acquarossa.

«Il masterplan definisce la strategia di sviluppo a medio e lungo termine – spiega Loris Beretta, responsabile dell’antenna bleniese dell’Ente regionale per lo sviluppo Bellinzonese e Valli (ERS-BV) –. È un documento che stabilisce quali sono i settori che vengono considerati prioritari per l’economia e la società di una valle. Una volta definite queste linee guida si possono valutare i progetti uno per uno e decidere quali vanno sostenuti perché portano un valore aggiunto nel senso della strategia che si vuole perseguire».

Non tutte le idee sono buone

In parole semplici, se una valle decide di puntare sul turismo, allora sarà ben accolto e sostenuto chi proporrà di ristrutturare una vecchia casa disabitata per trasformarla in un B&B. Molto difficilmente, invece, troverà terreno fertile l’imprenditore che volesse realizzare un cementificio o anche solo una fabbrica di ghiaccioli. Si tratta di essere coerenti.

«In Svizzera c’è sempre stata una politica economica regionale – spiega Michele Guerra, responsabile dell’antenna leventinese dell’ERS-BV –. Però all’inizio degli anni 2000 c’è stato un sostanziale cambiamento. Prima la Confederazione distribuiva soldi ad annaffiatoio, dall’alto verso il basso. Poi invece si è deciso di invertire l’approccio. Per questo sono stati creati gli enti regionali di sviluppo e in seguito le antenne regionali, per avvicinarsi ancora di più al territorio».

Solo in una valle splende il sole

La Valle di Blenio e la Leventina sono due distretti che rientrano a pieno titolo nella politica regionale, sebbene negli ultimi anni abbiano conosciuto andamenti divergenti. La valle del sole è cresciuta, guadagnando circa 400 abitanti negli ultimi trent’anni. Numeri sicuramente modesti, nel confronto cantonale, ma pur sempre positivi. Perché dall’altra parte, ai piedi del San Gottardo, il declino sembra invece inesorabile. Dalla chiusura della Monteforno, nel 1995, la Leventina non è stata più in grado di risollevare la china. In trent’anni ha perso circa 1.500 abitanti.

E all’orizzonte non si intravvedono inversioni di tendenza, tanto più che lo stesso ente pubblico sembra essersi disimpegnato, privilegiando Locarno a Faido quale sede del Museo di storia naturale oppure Castione a Bodio per il nuovo stabilimento delle Officine FFS.

Le antenne intercettano

Che fare, quindi? L’unica soluzione è ripartire dal basso. Dalle piccole iniziative locali, che trovano nell’antenna la possibilità di essere intercettate, guidate e rafforzate fino alla loro concretizzazione.

L’esempio della Valle di Blenio è oltremodo positivo. «Qui l’antenna esiste dal 2015 ed è stata guidata da Dante Caprara prima che io riprendessi il lavoro da lui iniziato – afferma Loris Beretta –. In questo lasso di tempo ha potuto sostenere tutta una serie di progetti che possono sembrare piccoli ma portano un grande beneficio alla valle. Mi piace citare l’esempio del Larice, sulla piazza di Leontica, dove negli spazi dell’ex ristorante è stato creato un nuovo punto di incontro con una bottega del territorio, dove oggi lavorano quattro persone. È il tipico progetto che con il nostro aiuto può decollare, portando beneficio a tutta la valle. Si calcola che ogni franco investito dall’antenna genera un ritorno di 7 o 8 franchi».

Consulenza e sostegno finanziario

In Leventina l’antenna esiste solo dal 2022 ma anche qui ha già potuto favorire la concretizzazione di diverse iniziative. Alcune più semplici, come il salvataggio dell’unica bottega di Dalpe. Altre più innovative, come il progetto «Chiavi per la cultura», che permette di accedere agli edifici storici tramite un’app. Altre ancora più ambiziose, come la Casa della sostenibilità dell’USI ad Airolo, che dovrebbe essere inaugurata a breve.

«Noi possiamo offrire un contributo finanziario alle iniziative che rientrano nelle linee guida del masterplan, tramite il fondo di promovimento regionale – osserva Guerra –, ma prima ancora siamo uno sportello locale che può fornire consulenze a chiunque abbia idee da realizzare sul territorio. Il nostro lavoro consiste nel far dialogare tutti gli enti presenti in valle affinché tutti possano essere informati e condividere la direzione nella quale si vuole andare. In una realtà come la nostra, è fondamentale fare squadra».

Non solo. Per migliorare le sinergie, la Valle di Blenio e la Leventina hanno pure raggruppato le loro antenne e collaborato nell’elaborazione dei rispettivi masterplan, i cui frutti dovrebbero concretizzarsi da qui al 2035. Vedremo. Quel che è certo è che la partenza è quella giusta. Perché solo uniti si può vincere.

© CdT/Chiara Zocchetti
© CdT/Chiara Zocchetti

«Ho ripreso l’ultimo negozio di fiori e ne è valsa la pena»

Anche l’ultimo negozio di fiori della Leventina avrebbe rischiato di chiudere definitivamente i battenti se non fosse stato per Simona Sanchez, la coraggiosa signora che a gennaio ha rilevato la Botega dal Fior di Airolo. «Non è stata una decisione facile - racconta -. Ma quando l’anno scorso la precedente titolare mi ha annunciato che voleva cessare l’attività per motivi personali ci ho pensato un po’ su e alla fine mi sono detta che avrei anche potuto provare ad andare avanti io». È stato così scongiurato il grigio scenario in cui i leventinesi avrebbero dovuto uscire dal distretto per poter decorare le chiese, i cimiteri, le sale delle feste o anche solo per offrire un mazzo di fiori alla propria dolce metà. Ora a tutto ciò provvede la nuova fiorista di Airolo, che ha allargato l’assortimento con candele e piccoli oggetti artigianali in legno.

Va detto che per Sanchez non è stato un salto nel buio. Conosceva già la Botega dal Fior, dove era impiegata al 40%. Tuttavia, togliersi di dosso le vesti della dipendente e indossare quelle dell’imprenditrice non è mai un passaggio scontato. «Ho prelevato il capitale della cassa pensioni e sono partita da zero -spiega la fiorista -. Ovviamente c’era qualche dubbio. Ma oggi posso dire di essere soddisfatta. Il negozio funziona bene e mi rende felice sentire gli apprezzamenti dalla gente».

Come altre attività ritenute importanti per la valle, anche la Botega dal Fior ha potuto beneficiare di un piccolo contributo dall’ente pubblico. «Sono stata indirizzata all’antenna leventinese dell’ente regionale di sviluppo - dice Sanchez -. Ho dovuto fornire una grande quantità di dati e informazioni ma alla fine ho ricevuto un contributo a fondo perso. Ne è valsa la pena».

Grazie a questo aiuto, Sanchez può guardare al prossimo futuro con una certa serenità. «Oggi ho una collaboratrice al 40% e una signora che mi aiuta con le fatturazioni», dice. Una bella squadra che contribuisce a colorare la Leventina.

La biglietteria dell’HCAP trasformata in un centro polifunzionale

Là dove c’erano la biglietteria e gli spazi amministrativi dell’Hockey Club Ambrì Piotta oggi c’è un centro polifunzionale dove si possono trovare prodotti per la casa e per il benessere, attività creative per bambini, un negozio di artigianato, un’associazione che ricicla mobili e oggetti usati, una piccola guest house. Tutto questo grazie all’intraprendenza di Claudia Ambrosetti. A breve Gianni Tadè aprirà una scuola guida ed un centro di formazione per autisti professionisti, sempre nei locali del Centro alla stazione di Ambrì.

«Ho iniziato un anno fa con le attività per bambini, che hanno avuto un bel successo - spiega Ambrosetti -. Poi piano piano abbiamo iniziato a implementare le altre attività, con l’idea di offrire servizi che in valle erano assenti. Per esempio nel negozio per la casa proponiamo girelli, stampelle, carrozzine ma anche trapunte o cuscini, tutti articoli per i quali in precedenza bisognava scendere fino a Biasca se non Bellinzona. Tre settimane fa ho ricevuto il via libera per affittare le stanze, che ospiteranno tifosi o turisti e che, tramite la nostra associazione, vorremmo anche mettere a disposizione di famiglie bisognose che non hanno la possibilità di permettersi una vacanza».

Una moltitudine di iniziative che hanno raccolto il convinto sostegno dell’antenna leventinese dell’Ente regionale per lo sviluppo Bellinzonese e Valli. «Abbiamo presentato il progetto - prosegue Ambrosetti - e loro hanno reagito con entusiasmo. Hanno apprezzato l’idea di dare visibilità all’artigianato locale e non, ma anche di garantire una serie di servizi utili alla popolazione. Così ci hanno accordato un aiuto, che è sicuramente prezioso per poter avviare un centro del genere».

Una di quelle iniziative che contribuiscono a creare vitalità in valle. E allo stesso tempo a impedire che quegli spazi cari a tanti tifosi dell’HCAP restino desolatamente vuoti.

«È sbagliato concentrare tutte le attività nei centri urbani»

Come appassionato di curling ma anche solo come leventinese, Daniele Zanzi ha fatto fatica a digerire che la Federazione curling Ticino si sia rifiutata di sostenere la creazione di una halle a Faido. «Avevamo presentato il progetto nell’ambito della copertura della pista di ghiaccio - ricorda Zanzi -. Avevamo già i finanziamenti, bastava che la federazione desse il suo benestare. Ma loro hanno ritenuto che Faido fosse troppo lontano. Così, quattro anni dopo, il Ticino non ha ancora una halle, quando qui ci sarebbe stato un progetto perfetto e vicino al resto della Svizzera».

Questo è solo un esempio, dice Zanzi, di come spesso a livello cantonale manchi la giusta sensibilità verso le zone periferiche. Senza contare che in fin dei conti la Leventina non è nemmeno una zona periferica visto che è comodamente servita dai principali assi di transito. «Questa è una realtà che andrebbe valorizzata, invece di concentrare sempre tutte le attività nei centri urbani», sostiene. Zanzi parla con cognizione di causa. Cresciuto a Lugano, si è laureato in biologia marina e ha vissuto in varie città attraverso il mondo. Ha conosciuto sua moglie emiliana mentre lavorava come responsabile della biodiversità all’acquario di Genova. Ma alla fine l’attrazione della valle di cui è originario è stata più forte di tutto e l’ha spinto a risalire la corrente fino a Faido, dove oggi riveste il ruolo di animatore culturale, sportivo e turistico. «Mi occupo di promuovere le attività sul territorio, in collaborazione con gli enti e le associazioni locali - spiega -. Le iniziative sono tante e il turismo sta crescendo. Faido ha incrementato i pernottamenti passando dai 13.905 del 2015 ai 29.286 del 2022 e attestandosi come primo comune per quanto riguarda i contributi all’Organizzazione Turistica Regionale Bellinzona e Valli. Resta il problema del riuscire a trattenere i nostri giovani in valle. Ancora tanti partono in Svizzera interna e non tornano più. Ci vogliono opportunità e queste possiamo crearle solo collaborando tutti insieme».

L’irresistibile attrazione della valle si materializza in un BB

Sara Della Bruna e suo marito Andrea Laffranchini sono due bleniesi «per amore». Entrambi si sono innamorati della valle a tal punto da decidere prima di ristrutturare una stalla a Campo Blenio per farne il loro campo base, poi di rilevare l’ex casa di vacanza delle suore di Menzingen, a Olivone, per ricavarne un B&B.

«Questa valle è conosciuta per i suoi luoghi energetici molto forti osserva Della Bruna -. È un contesto ideale per immergersi nella natura. Quando arrivi in un posto come la sorgente del Brenno, ti viene spontaneo meditare anche se non sai cos’è la meditazione».

C’è questo di irrimediabile attrazione che ha colpito i due coniugi provenienti dalla bassa Mesolcina e che continua a colpire tutti i turisti che hanno l’occasione di trascorrere qualche giorno nella valle del sole. «È molto bello parlare con gli ospiti della nostra pensione - dice Della Bruna -, sentire i loro racconti, vedere come si lasciano conquistare da questa valle ancora un po’ selvaggia e poco conosciuta».

Non sembra vero neanche a Della Bruna di essere lì, a Olivone, ad accogliere ospiti provenienti da ogni dove. «Mio marito e io venivamo spesso in valle di Blenio e ci dicevamo che una volta in pensione sarebbe stato bello aprire qui una pensione - racconta -. Ma avevamo entrambi un altro lavoro e quindi lo tenevamo come un sogno nel cassetto. Poi nel 2015 è success o che le suore di Menzingen hanno messo in vendita la loro casa di vacanza e per noi è stato come un colpo di fulmine. Non abbiamo resistito».

Inizialmente i coniugi si sono avvalsi dell’aiuto di un’amica, che gestiva il B& B da giugno ad agosto. «Ma ci siamo resi conto che c’era potenziale per aprire anche fuori stagione - dice -. Così l’anno scorso ho lasciato il mio lavoro e adesso teniamo aperto tutto l’anno. È una sfida ma vediamo che i turisti arrivano. In particolare persone che fanno yoga o meditazione, ma non solo. La valle di Bleni può incantare chiunque».

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