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È sempre più un «canton micino»

In Ticino vivono tra 80 e 100mila gatti – Negli ultimi anni sono aumentati molto – E anche le situazioni di degrado
©Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
09.02.2025 11:00

Non solo i cani sono fortemente aumentati negli ultimi anni in Ticino ma anche i gatti. Sarebbero addirittura triplicati in meno di dieci anni, secondo i calcoli della società specializzata Identitas, che in gennaio ha conteggiato 27.754 felini ticinesi a fronte degli 8.744 che rispondevano all’appello nel 2016.

«Nella statistica rientrano soltanto i gatti dotati di microchip - precisa Emanuele Besomi, presidente della Società protezione animali di Bellinzona (SPAB) -. Sicuramente negli ultimi anni si è rafforzata la tendenza a dotare gli animali di questo dispositivo, sebbene per i gatti sia facoltativo. Quindi l’aumento registrato da Identitas è in primo luogo un aumento di microchip. Però è altamente probabile che siano aumentati anche i gatti non dotati di microchip. Si stima che oggi, in totale, in Ticino vi siano tra 80.000 e 100.000 gatti».

L’impatto sull’ecosistema

Circa uno ogni quattro abitanti. Una presenza importante. Anche troppo, secondo taluni, come l’Associazione svizzera per la protezione del clima, che l’anno scorso ha lanciato l’allarme sul pesante impatto che i gatti avrebbero sulla biodiversità. Si stima che a livello nazionale mietano oltre 30 milioni di vittime all’anno, tra uccelli, rettili e anfibi. Da qui la proposta di limitarne la proliferazione attraverso una moratoria di 10 anni sull’importazione e l’allevamento di gatti.

«La moratoria è una misura semplicistica, che avrebbe ripercussioni non indifferenti - riprende Besomi -. È vero che oggi in Ticino e più in generale in Svizzera i gatti sono tanti. Ma è difficile dire se siano troppi. Bisogna considerare che molti di loro non escono nemmeno di casa, quindi non fanno alcuna pressione sull’ecosistema. E poi c’è anche il rovescio della medaglia. Nei centrocittà, per esempio a Bellinzona, abbiamo delle colonie feline gestite che contribuiscono a ripulire le strade dai topi. Questi gatti hanno una pressione anche sugli uccelli e altri piccoli mammiferi ma d’altra parte sono importanti per tenere sotto controllo la presenza di roditori».

Sotto il controllo dell’uomo

È quindi difficile dire se i gatti siano troppi per l’ecosistema. È però chiaro che il processo di domesticazione ha falsato i naturali ritmi di riproduzione. «Il gatto selvatico si regola in base alla popolazione delle prede - spiega il veterinario cantonale Luca Bacciarini -. Se diminuiscono le prede, rallenta anche il ritmo di riproduzione. La specie selvatica si regola da sola in base all’offerta di cibo che trova sul territorio. L’animale domestico invece non sottostà a questo tipo di regolamentazione, perché il cibo lo riceve a casa, sempre e comunque.Se poi esce e preda un uccello, non è per mangiarlo ma solo per soddisfare il proprio istinto di cacciatore».

La riproduzione dei gatti domestici è quindi un fenomeno pressoché interamente controllato dall’uomo. «Oggi i nostri gatti sono in maggioranza sterilizzati o castrati - riprende Besomi -. Chi cerca velocemente un nuovo gatto si rivolge generalmente all’estero. Da noi anche il fenomeno dei gatti di fattoria, semirandagi che si riproducono molto rapidamente, è ormai sempre più limitato. Anche i contadini li sterilizzano per non ritrovarsi con gattini a destra e a manca. È invece purtroppo in crescita il fenomeno di persone sole che si circondano di gatti e non controllano le nascite finché la situazione sfugge loro di mano. Come protezione animali ci capita sempre più spesso di intervenire in abitazioni che versano in condizioni disastrose, piene di spazzatura e di gatti che si accoppiano tra di loro. Sono situazioni di profondo disagio sociale, che mettono a dura prova anche i nostri volontari».

Disagio e accumulo di animali

Proprio l’altro giorno i media italiani hanno riferito del ritrovamento in un appartamento di Brescia di 83 gatti che venivano tenuti dalla loro padrona in condizioni di estremo degrado, tra escrementi e immondizia. Sono casi che, a quanto pare, si stanno moltiplicando anche da noi. Ed è anche per questo motivo che in Ticino si è deciso di andare nella direzione di un ente unico di soccorso animali, coordinato dall’ufficio del veterinario cantonale.

«Vent’anni fa erano episodi rarissimi - spiega Besomi -, oggi invece capita sei o sette volte all’anno di essere chiamati a intervenire in appartamenti dove in mezzo agli animali giace un cadavere. Vediamo situazioni raccapriccianti. Lo scorso 25 dicembre, giorno di Natale, abbiamo dovuto entrare in un appartamento dal quale i vicini lamentavano rumori di gatto. Dentro c’era una persona deceduta da parecchi giorni. E questo in un appartamento di un palazzo di sette piani, quindi non in mezzo al nulla. A volte non ce ne rendiamo conto, ma esiste un mondo parallelo di disagio sociale che è molto triste. Persone sole, emarginate, con problemi personali, che si attaccano agli animali ma poi perdono il controllo e li trascinano nel loro degrado».

Ovviamente la colpa non è degli animali domestici, che se possono essere un sintomo di disagio psichico sono anche una grande fonte di benessere. «Ci sono persone sole per le quali andare a comprare il cibo per il gatto o a passeggio con il cane è l’unico motivo per uscire di casa - conclude Besomi -. Queste persone mantengono dei contatti sociali o instaurano nuove relazioni grazie agli animali. Non è poco».

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